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La "grande muraglia" del Pizzo Bombögn: una scala di pietra lunga 600 metri che sale verso il cielo, fino a 2'300 metri di quota. Una delle meraviglie delle nostre valli. Ecco a cosa serviva quest'opera monumentale
Liberatv propone durante il mese di agosto alcune idee per escursioni alla scoperta delle bellezze delle montagne ticinesi. La prima è dedicata al Pizzo Bombögn, che sovrasta Campo Vallemaggia
CAMPO VALLEMAGGIA – Liberatv propone durante il mese di agosto alcune idee per escursioni alla scoperta delle bellezze delle montagne ticinesi. La prima è dedicata al Pizzo Bombögn, che sovrasta Campo Vallemaggia. Lassù, a 2'331 metri di quota, c’è una meraviglia che vale la pena di vedere.

È una sorta di “grande muraglia”, lunga circa 600 metri e alta tra i due e i tre metri. Le pietre furono ricavate dalle rocce della montagna e lavorate a mano, una per una, da una schiera di operai assunti appositamente per quel progetto. La “grande muraglia” del Bombögn inizia in località Piagnin, a 2'000 metri di quota, e sale fino al pizzo, che si trova a quota 2'331, e dal quale si domina, sul versante opposto l’abitato di Bosco Gurin.

Di fronte a quest’opera monumentale ci si chiede da cosa dovevano proteggersi gli uomini che nel 1948 la realizzarono. La risposta è sorprendente: non da invasioni nemiche ma semplicemente dalla voracità delle capre. Nel senso che quel grande muro di pietra a secco fu costruito per impedire che le capre di Cerentino e Bosco Gurin raggiungessero le piantagioni che erano state realizzate nel 1930 sul pendio sopra Campo e Cimalmotto nell’ambito di un progetto di risanamento forestale.

Gli ultimi trecento metri di quota per raggiungere il pizzo si possono percorrere camminando sulla sommità del muro come su una grande scala, anche se è un po’ rischioso e negli anni non sono stati rari gli incidenti. Meglio quindi salire il ripido pendio costeggiando la muraglia. L’escursione, che parte dall’abitato di Campo Vallemaggia, è abbastanza impegnativa: la salita dura circa tre ore e il dislivello è di oltre mille metri.

Marco Bazzi

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