LUGANO – Un promotore immobiliare ci scrive, proponendo una interessante analisi sul mercato ticinese e sul ruolo giocato dalle banche. In particolare, mette l’accento sulla crescente difficoltà da parte del ceto medio ad accedere a crediti per acquistare case o appartamenti, nonostante i tassi di interessi non siano mai stati così bassi, anche se fissati a lungo termine. Il professionista, noto alla redazione, prevede una seria crisi all’orizzonte. Ecco la sua analisi.
“Si parla sempre più spesso di crisi del settore immobiliare, di bolle, di prezzi eccessivi, ma io credo che i problemi siano ben altri. Il mattone è da sempre un bene rifugio. E in un Paese come la Svizzera, dove la qualità della vita è molto alta, soprattutto in termini di sicurezza, gli investimenti nell’immobiliare hanno ancora maggior valore.
Ma le banche, che governano da sempre il mercato finanziario svizzero, hanno deciso di fissare l’asticella dell’accesso ai crediti sempre più in alto. Fino a un paio d’anni fa bastava il 20% di capitale proprio per accedere all’acquisto basato sul prezzo di vendita. Oggi invece, in moltissimi casi le banche chiedono il 33%, basandosi il più delle volte su perizie poco coerenti, magari affidate a esperti di oltre Gottardo, che poco sanno della reale evoluzione dei prezzi medi di mercato.
Se poi andiamo sulle operazioni a reddito la questione non cambia: il problema è sempre quello di trovare un credito accettabile. In questo caso le banche chiedono una reddittività nel caso di operazioni residenziali del 5%: calcolando affitti di 200 franchi al metro quadrato, significa produrre operazioni immobiliari, comprese di terreno e onorari, che non devono superare i 4’500 franchi al metro. Si tratta di un parametro che nella grande maggioranza dei casi è irraggiungibile, in quanto il costo medio dei terreni, senza parlare di Lugano dove i prezzi sono improponibili (2'000 franchi al metro), non deve superare i 1’000 franchi e i lavori non possono costare più di 3’200 franchi.