Il pediatra Paolo Peduzzi: "Ci sono problemi che diventano un tabù come la depressione post parto. È fondamentale riconoscerli e parlarne"
BELLINZONA - Nell'immaginario collettivo la nascita di un figlio non può che rimandare all'immagine dell'amore puro, innocente, primordiale. Quell'amore che si materializza innanzitutto nel rapporto della madre con il figlio. Un legame unico, fatto di piccoli gesti, che inizia con il contatto fisico subito dopo il parto, continuazione di una relazione nata nel ventre della madre. Ecco perché una notizia come quella della madre che a Besso ha abbandonato suo figlio appena nato urta, rimane incomprensibile oltre ogni logica.
Eppure, se nella maggior parte dei casi una nuova vita porta con sé la felicità unica della maternità, esiste anche un lato più oscuro. Un aspetto quasi inaccettabile perché se emerge si ha paura della condanna sociale, della stigmatizzazione. Non è ancora chiaro il contesto nel quale è maturato il dramma di Besso. La madre ora è in carcere. Suo figlio si sta riprendendo. Ma al di la del puro fatto di cronaca abbiamo contattato il pediatra Paolo Peduzzi e con lui abbiamo affrontato il lato oscuro della maternità che spesso si chiama depressione post parto.
"La depressione post parto è un problema serio, pesante, che la madre per prima fa fatica ad accettare perché è considerata un tabù. Recentemente mi è capitato un caso di una madre che ne ha sofferto. È un problema che può colpire tutte, indipendentemente dal contesto sociale, dall'età, e tocca madri che magari hanno già altri figli. Trovo sia fondamentale quindi parlarne, saperlo riconoscere. Non conosco le statistiche, ma si può dire che è un problema più comune di quanto si possa pensare".
Come si affronta la depressione post parto?
"Il primo passo è parlarne senza timore. Senza quella paura di essere giudicate madri non all'altezza. Di solito è bene lasciare gli spazi alla madre. Personalmente durante a visita cerco di non avere fretta, adotto un approccio votato all'ascolto. Poi è utile cercare di attivare una prima rete di aiuto fatta dai familiari che possano aiutare sia la mamma sia il neonato. Esistono anche delle strutture che aiutano nel prendersi cura dei bambini e danno una mano alle neomamme, ci sono gli asili nido, e lo Stato aiuta anche chi non ce la fa economicamente".
Ma una depressione può portare all'abbandono?
"So del caso di una madre, in gamba, con nessun apparente disturbo, che invece era in depressione post parto. Questa donna un giorno ha lasciato il suo bambino nel lettino e scesa in strada è ha chiamato la polizia per andare a recuperare il piccolo. In questo caso la madre, pur avendo abbandonato il figlio, ha comunque chiesto aiuto. Nel caso della madre di Besso forse ci sono anche altri aspetti perchè qui siamo di fronte a un abbandono che potenzialmente poteva uccidere il neonato. Oltre alla depressione post parto, bisogna considerare il vissuto. L'esperienza genitoriale può essere trasmessa dai nostri genitori. Ma a volte subentra la paura di non essere in grado di occuparsi di un bambino, si sente il peso della responsabilità che diventa insostenibile. Oppure ci sono altri aspetti ma questi riguardano altri campi della medicina".
ItaCa