Riflettori accesi su Paolo, figlio del costruttore Salvatore Ligresti, sfuggito alla cattura grazie alla cittadinanza elvetica ottenuta da poche settimane. La Procura ticinese sta verificando eventuali ipotesi di reato
COLLINA D’ORO – Che Gioacchino Paolo Ligresti, 44 anni, vivesse da anni a Montagnola, ora frazione di Collina d’Oro, lo si sapeva. Che fosse in procinto di ottenere la naturalizzazione, pure. Che l’avesse ottenuta, no. Tant’è che fino a qualche giorno fa, sul sistema “movimento della popolazione” risultava ancora cittadino italiano. Ma ora è cittadino svizzero, con decisione che risale a poche settimane fa e, grazie al passaporto rosso, può sfuggire al mandato di cattura europeo che i giudici di Torino spiccherebbero volentieri nei suoi confronti.
Due giorni fa la sua famiglia, il padre Salvatore, costruttore arcinoto alla giustizia italiana, e le sue figlie, Jonella e Giulia Maria, sono finiti agli arresti domiciliari. Tra i destinatari del provvedimento c’era anche lui. Ma è “latitante”.
La società ticinese di Ligresti
Non si esclude però che, se vi fosse il sospetto di riciclaggio di denaro legato ai reati sui quali indaga la Procura di Torino, Ligresti potrebbe finire sotto inchiesta in Ticino. Oggi il procuratore generale John Noseda ha preso contatto con i colleghi italiani per capirne di più sulla posizione di Paolo Ligresti, che potrebbe essere sentito a giorni. Tra l’altro, il 44enne (sotto il nome di Gioacchino e non di Paolo) risulta amministratore unico della Eleven Stars Consulting, con sede ad Agno. Una società fondata qualche mese fa che ha una miriade di scopi: “l’acquisto, la vendita, l'amministrazione, la gestione e la locazione di immobili, l'intermediazione e la consulenza nel campo immobiliare, operazioni di carattere pubblicitario e promozionale, servizi amministrativi, l'esecuzione di contratti di management, nonché ogni operazione connessa a tale attività. L'assunzione e l'esecuzione di contratti generali di appalto nel campo dell'edilizia, la consulenza, la progettazione e la direzione lavori edili in genere e di tutte le operazioni artigianali e specialistiche afferenti le costruzioni. L'esercizio, la conduzione, l'organizzazione e la gestione, anche per conto di terzi, di alberghi, ristoranti, villaggi turistici”, e via discorrendo.
Ma veniamo all’inchiesta italiana. “Terremoto nel capitalismo familiare italiano. Il costruttore Salvatore Ligresti, i suoi figli e tre manager che hanno ricoperto posizioni di vertice in Fondiaria-Sai (ora passata sotto il controllo di Unipol) sono destinatari da questa mattina all'alba di un provvedimento di arresto, eseguito da 60 uomini della Guardia di finanza, su richiesta della procura di Torino, nell'ambito dell'inchiesta su falso in bilancio aggravato e manipolazione di mercato sviluppatasi in parallello a quella di Milano”, scrivevano i giornali italiani.
E a Montagnola sono arrivati i cronisti di diverse testate per cercare il “rifugio” di Gioacchino Paolo.
La Procura: non vuole tornare in Italia. I suoi legali: confermiamo
"Non vuole tornare in Italia - ha detto il procuratore aggiunto di Torino Vittorio Nessi -. Ma esistono convenzioni internazionali e le possibilità di soluzioni ragionevoli''.
“Il signor Paolo Ligresti risiede in Svizzera dal 1996 ed è cittadino svizzero e non ha nessuna intenzione di lasciare il territorio svizzero dove ha il centro dei propri interessi e dove risiede da anni con la famiglia”. “Il signor Ligresti prenderà posizione nelle opportune sedi”, ha replicato ieri lo studio legale Marcellini-Galliani, che cura i suoi interessi.
Le ipotesi di reato punto per punto
I provvedimenti giudiziari – scrive il portale Quotiano.net – “sono scattati per le ipotesi di reato di falso in bilancio aggravato e di manipolazione di mercato. I fatti contestati si riferiscono all'occultamento al mercato di un "buco" nella riserva sinistri di circa 600 milioni di euro.
L'inchiesta della procura di Torino su Fonsai era stata aperta nell'estate 2012 sulla scia di quella milanese su Premafin, società del gruppo Ligresti.
Secondo gli inquirenti, grazie alla costante sottovalutazione della riserva sinistri all'interno di Fonsai sono stati distribuiti, negli anni, 253 milioni di euro alla Premafin, la holding della famiglia Ligresti. Secondo gli investigatori, invece, laddove vi sono stati degli utili sarebbero dovute esserci delle perdite. La famiglia Ligresti si sarebbe invece assicurata un costante flusso di dividendi illeciti e anche il via libera a numerose operazioni immobiliari che permettevano di fare uscire del denaro dalle casse di Fonsai a favore di altre società del gruppo, tutte riconducibili alla famiglia Ligresti. Tra le operazioni più eclatanti l'acquisizione dell'intero pacchetto azionario della società alberghiera Atahotel, che sarebbe stata pagata un prezzo superiore ai valori di mercato nonostante fosse strutturalmente in perdita”.
Salvatore: i miei figli non c'entrano
‘’I miei figli non c’entrano. In ogni caso non abbiamo commesso reati e proveremo la nostra innocenza’’, ha fatto sapere da parte sua Salvatore Ligresti.
emmebi