Riflessioni a ruota libera sul caso del rapporto segreto e sulle conseguenze per il Movimento di via Monte Boglia
di Andrea Leoni
L’interpellanza dell’MPS sul caso Alberti è un minestrone avvelenato. Tra gli ingredienti ci sono fatti, ipotesi, dicerie, provocazioni. Le innumerevoli persone citate - politici, magistrati, privati cittadini - hanno un grado di coinvolgimento vario nell’intricata vicenda, sia per responsabilità, sia per interesse pubblico, sia dal profilo penale (al momento il solo Alberti). Di fatto nella zuppa ci finiscono i tre poteri dello Stato. Il merito di Sergi e Pronzini è stato quello di scoperchiare il pentolone, il demerito quello di aver servito all’opinione pubblica una pietanza dove è quasi impossibile distinguere i sapori, la sostanza dal superfluo. Il risultato è disgustoso e il rischio è il solito: tutti colpevoli, nessun colpevole.
Per evitare questo pericolo, tutti gli attori che saranno chiamati ad occuparsene, dovranno analizzare il testo dell’MPS con estrema cura, senza sconti sui fatti rilevanti e accertati, ma neppure cedendo a un diabolico giustizialismo, dove il semplice sospetto diventa germoglio di verità e l’indice puntato una mezza condanna.
Il fatto che sia stata proprio la Lega la prima a cedere alla chiamata alla forca, convocando in fretta e furia l’assemblea delle ramazze per espellere Eolo Alberti e la dimissionaria Sabrina Aldi, evidenzia tutta la debolezza del Movimento di via Monte Boglia. Il tentativo maldestro di rifarsi una verginità, impiccando i morti, politicamente parlando. Scorciatoie che di solito conducono solo a nuovi precipizi.
Ancora una volta, come nel caso dell’arrocco, manca sincerità nell’azione politica leghista. Elementi noti da mesi, diventano sentenze per direttissima, solo per proteggere altri altolocati, presi con le mani nella marmellata, dalla tempesta. Quanta ipocrisia. Quanta ipocrisia nel commissionare quel famoso rapporto, segreto o no, che per metodo e contenuti rappresenta una brutta pagina per le nostre istituzioni. Se la Lega avesse dovuto utilizzare lo stesso modus operandi negli ultimi anni, avrebbe dovuto aprire un ufficio indagini in servizio permanente. Per fortuna non lo ha fatto.
E che dire della celeberrima combine descritta da Norman Gobbi al procuratore generale Andrea Pagani? (leggi articolo correlato). Il ministro dovrà spiegare sulla base di quali elementi - nel rapporto segreto non ve ne è traccia - ha formulato una dichiarazione di tale gravità davanti al PG, non al bar, e il motivo per il quale non ha immediatamente agito a tutela delle istituzioni che dirige.
Se vi fosse davvero stato uno scambio di posti pubblici e privati, decisi a tavolino, sarebbe un fatto molto grave. Nel caso, che Sabrina Aldi ed Eolo Alberto lo abbiano realizzato da soli, portandosi a spasso partito e parlamento, appare inverosimile. O forse, più che di combine, bisognerebbe parlare di una vicenda inciuciosa, come ce ne sono state altre in Lega e negli altri partiti. Una vicenda inciuciosa segnata da una certa spregiudicatezza e sfacciataggine, questo sì, ma nei contenuti non dissimile da altre per cui le ramazze sono rimaste ben sigillate nel ripostiglio. Altra ipocrisia.
Personalmente continuo a credere nella buonafede e nella genuinità di Daniele Piccaluga: agisce con l'obbiettivo di fare il bene della Lega. Il coordinatore sta gestendo come può patate bollenti che scotterebbero le mani ai più esperti cuochi della politica. Un po’ per inesperienza, un po’ perché se le va a cercare, un po’ per l’oggettiva difficoltà di difendersi dal fuoco di fila degli avversarsi, il Picca appare frastornato. I capi intorno a lui non lo stanno aiutando, strattonandolo da una parte e dell’altra e forse imponendogli soluzioni precipitose e raffazzonate.
Tiri un bel respiro, si isoli, analizzi la situazione complessiva della Lega senza fare sconti a nessuno, neppure a sé stesso, e decida con la propria testa. Giochi la partita con le sue idee, se può farlo. Se vincerà o perderà sarà merito o colpa sua. Molto meglio che sfumare dalle cronache come un leader di cartapesta o l’ennesimo soldato sacrificato.