CRONACA
Le api stanno meglio ma non bisogna abbassare la guardia
Davide Conconi, presidente della Società Apicoltori: “Ci sono segnali di speranza, ma la salute delle api è ancora in pericolo.”

LUGANO – Le api sono fondamentali per la nostra vita. Dalla loro esistenza e infaticabile opera dipende la sopravvivenza dell'ecosistema e, dunque, anche dell'essere umano. Facile capire allora perché della loro salute ci si preoccupi molto. Soprattutto dopo la grave moria che le ha colpite nell’inverno 2011/2012 e che ha causato preoccupazione non solo fra gli esperti e chi con loro lavora. Ma come stanno ora le api in Ticino?

Risponde Davide Conconi, presidente della Società Ticinese Apicoltori: “Il peso delle morie degli anni scorsi, soprattutto quella dell’inverno 2011, si sente ancora. Gli effettivi delle api non si sono ancora ristabiliti. Alcune arnie rimangono vuote dalle grandi perdite degli anni passati e gli apicoltori fanno fatica a riempirle. È una cosa che comunque richiede tempo, energie e soldi. Bisogna rinnovare il materiale ed è un investimento.”

Ma ci sono state ancora grandi perdite?
“No, quest’anno da questo punto di vista è andata meglio. Non ho ricevuto grandi echi negativi. La stagione è stata turbata soprattutto dal freddo primaverile, ma poi ha proseguito normalmente. La situazione quindi si è stabilizzata al momento. Però il numero di colonie, come dicevo, non è stato ancora recuperato integralmente. Per questo bisogna stare sempre un po’ sul chi vive. È vero che ci sono segnali di speranza, ma non bisogna abbassare la guardia perché le minacce per la salute delle api ci sono tuttora.”

Quali sono queste minacce?
“Innanzitutto la varroa che è sempre presente. Questo parassita è il nemico numero uno e probabilmente una delle principali cause della moria delle api. Purtroppo non esiste un metodo per debellarlo in maniera definitiva. Perciò l’apicoltore ha sviluppato la capacità di convivere con questo acaro. Però negli ultimi anni questo equilibrio si è rotto, la varroa è diventata più virulenta o forse le api si sono indebolite, non si sa bene. Sta di fatto che ha causato imponenti perdite, come quelle del 2011 appunto. Ma per ora sembra che la situazione sia sotto controllo. Ci sono poi i pesticidi e ho già avuto qualche segnalazione di alcuni avvelenamenti in svizzera. Ma purtroppo sono nella norma. In realtà quello che preoccupa di più è l’avvelenamento latente. Perché non uccide l’ape o la colonia, ma indebolisce gli insetti e sregola alcuni meccanismi della colonia.”

Come avviene? 
“Bisogna sapere che una colonia in marzo contiene sessantamila api. La metà ogni giorno esce e visita anche una decina di milioni di fiori. Oltre al nettare, le api raccolgono il polline, l’acqua, i sali minerali e il propoli. Questo vuol dire che le api fanno milioni di prelievi ogni giorno nell’ambiente circostante e portano tutto nell’arnia. Dunque ci si ritrovano in percentuali bassissime, che per la salute umana non pongono nessun problema, tracce di tutto quello che l’uomo disperde nell’ambiente: pesticidi, insetticidi, eccetera. Le ricerche stanno dimostrando che l’insieme di questi prodotti è tossico per le api. Non le uccide direttamente, ma piano piano la colonia si indebolisce e le api sono meno forti. Ad esempio, certe sostanze agiscono sul sistema immunitario dell’ape rendendola più sensibile non solo alla varroa, ma anche a virus e batteri. Questa è una delle teorie sollevate dagli esperti sulla causa della moria delle api e sembra aver sempre più credito. È questo che mi preoccupa un po’ dei pesticidi, anche perché se ne stanno buttano sempre più dappertutto. Banalmente, anche lo spruzzino nel giardino del privato diventa una grande minaccia. Non bisogna pensare solo al trattamento dei campi industriali, che da noi non è così frequente oltretutto. Nei giardini privati si fa un grande uso di pesticidi che sono in normale commercio ma molto aggressivi.”

Quindi è anche il privato che può fare molto per preservare la salute delle api?
“Certo. Spesso consiglio alle persone di guardare cosa contengono i pesticidi e soprattutto gli insetticidi perché la dicitura “pericoloso per le api” è annotata. Poi se proprio non si può farne a meno, bisogna almeno osservare le condizioni di utilizzo. Se si rispettano è più difficile che ci sia l’incontro-scontro fra l’ape e la sostanza. Questa è sicuramente una cosa che possiamo fare tutti. L’altra cosa che il cittadino può fare è evitare di avere nel suo giardino il praticello all’inglese con solo l’erba verde. Ma arricchirlo con una flora indigena che fiorisca. Questo aiuta le api, ma anche altri insetti e pure belli da vedere come le farfalle.”

Infine, qual è la situazione per gli apicoltori?
“Gli apicoltori hanno iniziato la stagione con il morale alto perché uscendo dall’inverno le perdite di api non sono state così gravi come l’anno scorso. Però poi hanno dovuto affrontare una primavera pessima: ha piovuto e fatto freddo fino a praticamente il mese di luglio. Dunque la raccolta del miele di acacia, il nome commerciale del miele di robinia, è stata praticamente nulla. Sarà una rarità quest’anno sugli scaffali. Invece il millefiori sta dando abbastanza soddisfazione a livello di quantità. Il caldo e l’umidità persistente hanno fatto sì che ci fosse un buon flusso di nettare e dunque anche un raccolto abbondante di questo miele estivo. Diciamo che alla fine il miracolo come sempre si compie e la natura ricompensa degli forzi fatti.”

 

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