CRONACA
La drammatica storia di Alice, morta di tumore, e il calvario e i dubbi dei suoi genitori
Marco e Francesca Di Lorenzo hanno deciso di parlare: la diagnosi tradiva e quella comunicazione dei medici davanti alla piccola. Poi, il ricovero d'urgenza al Kinderspital di Zurigo

BELLINZONA - La storia di Alice Di Lorenzo, che laRegione racconta oggi dedicandole una pagina, ha commosso l’intero Bellinzonese e attorno ai suoi genitori, Marco e Francesca, e alla sorellina Sofia, si è creato un cordone di solidarietà. La piccola è morta di tumore al cervello il 28 maggio. a soli 7 anni.

Marco e Francesca hanno voluto raccontare la loro storia, alla Regione e al portale Ticinonline, perché alcuni intoppi potevano, secondo loro essere evitati: i tempi lunghi per la diagnosi e una comunicazione poco delicata in ospedale fatta davanti alla figlia.

Al Kinderspital di Zurigo i controlli evidenziano una situazione disperata: i tumori erano due. “Siamo rimasti paralizzati, c’erano poche speranze, i medici volevano iniziare subito le cure. Non è stato subito possibile, perché Alice ha avuto un’emorragia cerebrale, l’hanno operata d’urgenza”, spiega Marco al giornale. Poi c’è stata la terapia oncologica, e sono iniziati i disturbi neurologici. “Ha sopportato il primo ciclo di raggi, ce l’ha messa tutta, poi è peggiorata. È stata cosciente fino all’ultimo. C’era una psicologa ad aiutarci. Alla fine il primario mi teneva la mano, piangeva con noi, perché Alice stava morendo".

Dopo sette mesi, scrive laRegione, ai genitori, oltre al dolore, resta qualche dubbio e vorrebbero evitare che altri vivessero la loro esperienza. Racconta la madre: “Mia figlia ha iniziato a stare male a Pasqua, vomitava al mattino, aveva mal di testa, era apatica, stava sul divano con il dito in bocca poi sono iniziate le vertigini, perdeva l’equilibrio. Per settimane la diagnosi è stata gastroenterite. L’abbiamo spinta a reagire, ad andare a scuola, come ci consigliava il medico”.
Poi c’è il problema dell’informazione: “All’ospedale San Giovanni, quando hanno parlato, per la prima volta, di tumore, c’era anche Alice, avrebbero dovuto avere più tatto”, dicono i genitori.

LaRegione ha intervistato su questo aspetto il dottor Pierluigi Brazzola caposervizio in pediatria oncologica all’ospedale San Giovanni.

“Adeguando il discorso all’età cerchiamo di spiegare che c’è un problema e come andrà affrontato – dice il medico -. Per farlo usiamo anche il supporto di libri e storie. Di regola, ci sediamo attorno ad un tavolo, decidiamo con i genitori come procedere: se lo comunicano loro, se iniziano loro e poi interviene il medico, se farlo insieme, se lo fa un parente con cui il minore ha un buon rapporto… Insomma ci sono molte possibilità. Ma a volte tutto precipita, c’è l’urgenza di portare il paziente a Zurigo, non si ha il tempo materiale di pianificare una buona comunicazione. E può scappare, anche involontariamente, una parola di troppo davanti al piccolo paziente. Come è successo ad Alice”.

 

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