In settimana il Corriere della Sera ha pubblicato il racconto di una donna che fa il mestiere più vecchio del mondo nel nostro Cantone, da frontaliera. “Scelta mia, stufa dei mille euro da impiegata”
COMO/LUGANO - Un giorno in Italia, necessario per beneficiare dello status di frontaliera, e sei spesi in Svizzera a prostituirsi. È questo il nuovo piano di lavoro di una donna di Oltreconfine che si è raccontata sulle pagine delle Corriere della Sera, in un articolo della giornalista Chiara Maffioletti apparso sul famoso quotidiano italiano la scorsa settimana.
Stella, nome di fantasia di una giovane ragazza di 25 anni, ha voluto raccontare la sua storia anche per sfatare alcuni luoghi comuni e perché, come ha sottolineato, “Non voglio che si pensi alla solita storia di degrado. Io ho iniziato – spiega – perché ero affascinata dai guadagni facili: non ho pudicizia o remore morali, ho un bell’aspetto e credo che i soldi facciano la felicità. Non ho iniziato per fame, piuttosto ero affamata di denaro.”
Ed è proprio partendo dalla sua precedente esperienza e dalla sua storia che Stella contestualizza la sua scelta, rivendicandone l’autonomia e la volontà propria: “In famiglia, la classica del Nord Italia, non sono mai girati tantissimi soldi, ma non mi è nemmeno mai mancato niente. Dopo le superiori ho trovato un lavoro come impiegata: i famosi mille euro al mese con cui riesci a vivere a stento. Come molti della mia età, mi sentivo senza prospettive. Una volta, un uomo molto più grande di me che ho frequentato quando avevo 20 anni, senza un perché, mi ha pagata. Da lì ho capito che potevo guadagnare con qualcosa che mi piaceva e ho cominciato a lavorare sporadicamente come escort.”
E da questa esperienza Stella cerca di trarne il massimo, motivo per cui qualche mese fa ha deciso di intraprendere l’attività in Ticino, come frontaliera: “Ho un appartamento e lavoro come massaggiatrice: significa che scelgo io con chi arrivare fino in fondo. Qui mi sento tutelata: pago le tasse, la burocrazia non è lenta e sibillina come da noi, le cose funzionano e quando chiedi un permesso, che ti serva per lavorare come cameriera o come prostituta, per loro non fa nessuna differenza. Non mi sono mai sentita giudicata ma, anzi, protetta. La polizia sa dove esercito, fanno dei controlli. Ogni tanto penso alle ragazze che in Italia lavorano per strada: se una di loro sparisce chi se ne accorge?”
“Vedo questa mia nuova vita – continua la giovane donna – come una rivincita. Una rivincita rispetto al precariato, rispetto al non avere nemmeno 20 euro in tasca da spendere come mi pare. Io oggi guadagno come un magistrato. Anzi, forse a un magistrato potrei anche offrire qualcosa da bere.”
Un altro aspetto della sua nuova vita sottolineato da Stella riguarda la privacy, anche vista la tipologia di clientela che incontra nel nostro Cantone: “La privacy per chi fa il mio mestiere è fondamentale. Anche i miei clienti hanno tutto l’interesse nel mantenerla: da me vengono persone importanti, imprenditori, politici, autorità. Sta più a cuore a loro che non si sappia nulla”
Una privacy che la frontaliera del sesso mantiene anche con i propri affetti, come racconta: “È impensabile dirlo a mia madre, non capirebbe. Anche le altre ragazze italiane che conosco alle famiglie dicono di lavorare in un ristorante o in un bar. Nessuna dice la verità».
E anche quando la giornalista del quotidiano italiano tocca il tasto dello sfruttamento del corpo e dell’oggettificazione della donna Stella sembra avere le idee più che chiare: “Il mio corpo è la mia azienda, tutto qui. Se c’è qualcuno sfruttato quello è il cliente che deve pagare per avere l’illusione di stare con me. Io gli vendo fumo, fumo rosa. E in più ho una sensazione di potere. Certo, ho anche un ego spropositato.”
“Non ho mai dormito sonni tanto tranquilli come da quando ho preso in mano così la mia vita” conclude la giovane donna.
red