CRONACA
"Addio Lugano bella! La festa è finita...". Il panico degli italiani in fuga dalle banche raccontato in un reportage di Repubblica
Il quotidiano italiano manda un inviato a Lugano dopo la decisione di abolire il segreto bancario. Paolo Bernasconi: "Fuggifuggi di soldi tricolori ma arrivano i grandi capitali dei BRICS"

LUGANO – Il titolo è “Addio Lugano bella, la festa è finita”. Il pezzo è firmato dall’inviato di Repubblica Ettore Livini. E inizia così: “Il caveau dove Gianstefano Frigerio nascondeva oltreconfine le mazzette dell'Expo, i presunti magheggi elvetici di Giancarlo Galan con i soldi del Mose e le "ragazze" – alias i conti cifrati sul Ceresio – di Giovanni Berneschi (ex numero uno Carige), sono gli ultimi colpi di coda di un mondo che non ci sarà più. Europa e America hanno alzato il tiro sui 2mila miliardi di euro parcheggiati dagli stranieri nelle banche rossocrociate. E Berna ha alzato bandiera bianca: il segreto bancario - l'ombrello sotto cui oligarchi, emiri, dittatori, trafficanti d'armi ed evasori di tutti i continenti hanno nascosto i loro sudati risparmi – salterà nel 2017”.

Il conto alla rovescia, mille giorni passano velocemente, è iniziato, prosegue l’inviato, che cita anche una frase dell’avvocato Paolo Bernasconi: “L'era del "nero" italiano nascosto in Svizzera è finita”.
“E il cerino, in attesa del D-Day, è rimasto in mano alle migliaia di nostri compatrioti che nell'ultimo mezzo secolo hanno accumulato una fortuna, si dice fino a 150 miliardi, nelle casseforti della Confederazione (…). E i protagonisti della grande fuga (di capitali) – terrorizzati all'idea della glasnost rossocrociata – non sanno bene che pesci pigliare”. 
Altra citazione di Bernasconi: “Qui da noi è scattata da mesi l'operazione fuggifuggi dei soldi tricolori”.

“Il percorso è a ostacoli – scrive ancora l’inviato di Repubblica -: le banche elvetiche, reinventatesi obtorto collo vestali dell'anti-riciclaggio, fanno resistenza al saldo dei conti in contanti. Le tariffe degli spalloni si sono moltiplicate per cinque. E il governo italiano sta mettendo a punto un decreto per il rimpatrio volontario che – allo stato – non pare proprio un tappeto rosso ai "migranti" fiscali di ritorno. Risultato: ai margini dei circuiti tradizionali della paludata finanza elvetica ha cominciato a muoversi un ‘sottobosco di apprendisti stregoni - copyright di Bernasconi - che ti propongono di spostare i soldi in Israele, spallonarli in Bulgaria o parcheggiarli alle Seychelles. Con il rischio concreto di mettere a repentaglio tutto il patrimonio solo per evitare una tassa”.

Poi l’inviato racconta le vicenda di un certo Carlo, “professore universitario di oncologia, descritto nero su bianco in una recentissima sentenza del Tribunale di Lugano. Qualche tempo fa, sentendo puzza di bruciato, il medico si è presentato allo sportello della sua banca (pure lei anonima) chiedendo di chiudere il conto – il saldo ammontava a 827.059 euro – e di essere liquidato in contanti. Risposta: No. Il motivo? La necessità – recita la sentenza – di tracciare la transazione con un bonifico per la legislazione contro il riciclaggio di denaro sporco”.

Cita quindi le parole di anonimo operatore finanziario di Lugano: “Decine di clienti mi hanno lasciato i loro bancomat per prelievi giornalieri di piccole somme. Appena si raggiunge una cifra accettabile, li si trasporta, 100mila euro alla volta, attraverso i valichi di frontiera”.

“A Brogeda confermano il fenomeno: ‘Il mondo si è capovolto – racconta il finanziere di servizio –. Una volta il nero viaggiava dall'Italia alla Svizzera. Oggi va in direzione opposta’. Uno stillicidio goccia a goccia a botte di mazzette di banconote da 500 euro: ‘Qualche giorno fa abbiamo trovato 61.785 euro sotto il tappetino di un auto - ridono in Dogana -. Poco prima 74mila nascosti nel bagagliaio e nel seggiolino del bambino e 25mila infilati nella tasca della giacca del guidatore’.

L’articolo riporta anche l’opinione di Franco Citterio, direttore dell'Associazione bancaria: “L'addio al segreto bancario è un segno della nostra volontà di seguire i trend internazionali – dice –. Stiamo governano la transizione. I conti cifrati mancheranno a chi è venuto qui per frodare il fisco. Ma tanti italiani hanno scelto la Svizzera per la professionalità e i servizi delle nostre banche. La prova? Due terzi dei capitali "legalizzati" con gli ultimi scudi fiscali (un tesoretto di quasi 140 miliardi, ndr.) sono rimasti legalmente qui".

“L'addio al segreto, comunque, è un altro dei sintomi di una Svizzera che – accerchiata sul fronte della fiscalità – prova a cambiar pelle senza snaturare il suo appeal finanziario”, conclude l’inviato, e cita ancora Paolo Bernasconi.

“Pessimista? Tutt'altro. Le ricchezze dei Brics (acronimo che sta per Brasile, Russia, India, Cina, ndr), stanno arrivando tutte qui. Come i soldi degli emiri. E i fondi sovrani, cinesi compresi, hanno scelto Berna e Zurigo come snodo dei loro affari”. 

Insomma, “Tramonta l'Italia, salgono Pechino, India e Brasile. Ma il centro di gravità, segreto o non segreto, restano sempre i silenziosi caveau delle banche rossocrociate”.

red

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