CRONACA
Salari sempre più giù: aumenta il divario tra il Ticino e il resto della Svizzera. Delcò e Fonio: “Tendenza in atto anche nei settori strategici”
In vista dei lavori voluti dal DFE per individuare gli assi dello sviluppo economico futuro del Cantone, i due deputati chiedono al Governo di approfondire l’analisi della tendenza in atto dal 2008

BELLINZONA – Il divario tra i salari ticinesi e nazionali ha continuato a crescere incessantemente tra il 2008 e il 2014. Una tendenza che si registra anche in quei settori ritenuti di punta per l’economia cantonale e che va quindi analizzata a fondo. Soprattutto nel momento in cui si stanno per determinare gli assi dello sviluppo economico futuro del Ticino.

A sottolinearlo sono i deputati Michela Delcò Petralli (Verdi) e Giorgio Fonio (PPD) in una interrogazione in cui chiedono al Governo “di incaricare l’Ufficio cantonale di statistica di approfondire gli aspetti legati alla diminuzione generale dei salari mediani proprio in quei settori ritenuti strategici e promettenti per l'economia ticinese come le "life-sciences", la moda, la meccanica ed elettronica e le tecnologie dell'informazione-comunicazione”.

I due deputati fanno notare che il divario salariale con la Confederazione continua ad aumentare costantemente. "In alcuni rami economici – scrivono – le retribuzioni ticinesi sono praticamente la metà rispetto a quelle svizzere”. Mentre per il salario mediano, se nel 2004 la differenza era del 13.8%, questa è cresciuta fino a raggiungere, nel 2014, il 17.2%. Una differenza “in alcun modo giustificabile con un minor costo della vita”, commentano.

Nel documento inoltrato al Consiglio di Stato vengono quindi snocciolati puntualmente i dati relativi a diversi settori (farmaceutica, terziario, elettronica, informazione, …), evidenziando come non sfuggano alla tendenza al ribasso anche quei settori in cui sono richieste qualifiche e formazioni più elevate.

"Molti di questi rami economici – concludono i due deputati – fanno parte di quelli che vengono definiti settori chiave della competitività dell’economia ticinese. Sono settori dove già oggi la percentuale di manodopera frontalieri è elevata o sta rapidamente crescendo. Senza disporre di informazioni più approfondite in quest’ambito, si rischia di indirizzare lo sviluppo economico del cantone verso settori che offrono salari inadeguati per i residenti a fronte delle qualifiche richieste e che non faranno che aggravare il problema della sostituzione della manodopera indigena con quella d’oltreconfine”.

Delcò Petralli e Fonio chiedono dunque al Consiglio di Stato se intende incaricare l’Ufficio cantonale di statistica dell’approfondimento di questi aspetti e ciò anche in previsione delle riunioni del gruppo “tavolo di lavoro sull'economia ticinese” costituito dal Dipartimento dell’economia e della finanze, che dovrà scegliere gli assi dello sviluppo economico futuro. In particolare, aggiungono, “sarà necessario esaminare i livelli salariali, l’evoluzione dei salari mediani fra il 2008 e il 2014 nei vari rami economici, specialmente quelli definiti “promettenti”, la presenza di manodopera frontaliera, determinare se esiste una diversa evoluzione dei salari alti, medi e bassi e se il divario fra le retribuzioni alte e basse è aumentato”.

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