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Cronaca
23.06.2016 - 12:380
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Il pasticciaccio delle nomine all'Ente turistico di Lugano. Albergatori-ristoratori: 4 a 0. Alla faccia della legge cantonale sul turismo. I mea culpa e gli errori. Il presidente di GastroTicino, Massimo Suter: "Se abbiamo una colpa, vi dico qual è..."

Assemblee delicate e difficili come quella di martedì vanno preparate prima se non si vuole andare allo sbaraglio. Come hanno fatto a Locarno. E se qualcuno facesse ricorso?

di Marco Bazzi

Quello che è successo martedì sera a Lugano all’assemblea dell’Organizzazione turistica è senza dubbio un pasticciaccio. Che rischia tra l’altro di avvelenare il clima e i rapporti tra categorie che oggi più che mai dovrebbero essere unite nella promozione e nel sostegno al turismo.

All’assemblea c’erano 14 candidati per 11 posti nel Consiglio di amministrazione. Primo errore: le assemblee si preparano, e non si va allo sbaraglio, se si vogliono evitare lotte fratricide e guerre intestine.

Gli esercenti hanno presentato due candidati: il presidente cantonale, Massimo Suter, e il presidente regionale, Daniele Meni, che era uscente. Nessuno dei due è stato eletto. Gli albergatori hanno presentato invece cinque candidati facendone eleggere quattro.

La mancata nomina nel Consiglio di amministrazione dell’Ente presieduto dall'ex deputato Bruno Lepori di un rappresentante di GastroTicino, dunque dei ristoratori, è assurda e paradossale. Per due motivi.

Primo: l’articolo 5 della Legge cantonale sul turismo stabilisce che “la composizione del consiglio di amministrazione (delle organizzazioni turistiche regionali, ndr) deve tener conto, oltre che delle competenze specifiche delle persone proposte, di un’equa rappresentanza delle diverse componenti territoriali e delle associazioni di categoria del settore turistico”.

Ora, non v’è dubbio che gli esercenti siano un’associazione di categoria del settore turistico e che GastroTicino, nelle sue diverse organizzazioni regionali, ne siano l’associazione mantello. E su questo punto della legge qualcuno potrebbe anche pensare di presentare ricorso contro le nomine assembleari.

Secondo punto: gli esercenti finanziano direttamente gli enti turistici, versando di tasca propria un contributo per ogni sedia di cui dispone il loro locale. Contribuiscono, dunque, al finanziamento degli enti esattamente come gli albergatori (che riversano la tassa di soggiorno fatturata ai clienti) e i comuni. Anche se in misura minore. Ne discende che, come gli albergatori e i comuni, hanno diritto ad essere rappresentati nell’organo decisionale dell’Organizzazione turistica.

Di chi è la colpa di quanto è successo? Le tesi sono diverse. Suter l’ha attribuita ieri a un “sistema malato”. Malato come “tutto quanto ruota attorno al turismo”. E ha tuonato: “È scandaloso il fatto che (nel Cda dell’Ente, ndr) vi siano persone che non hanno mai venduto una caramella in vita loro, settori che non finanziano l’ente turistico o addirittura 4 albergatori a fronte di 0 ristoratori”.

Oggi sul Corriere del Ticino, il collega di Suter, Meni, fa però autocritica: “Dobbiamo fare mea culpa, la presentazione di due candidati è stata una scelta strategica sbagliata. Su mio consiglio Suter aveva ritirato la candidatura, ma poi il comitato di GastroLugano ha deciso all’ultimo di presentare due nomi per compensare i cinque candidati degli albergatori”.

Non era importante chi fosse eletto – conclude Meni -, ma il fatto che la categoria fosse rappresentata nei vertici dell’Ente, “perché siamo principalmente noi, insieme agli alberghi, quelli attivi sul territorio”.

Ma l’estromissione dei ristoratori è davvero colpa della doppia candidatura Suter-Meni (che avrebbe indebolito entrambi i candidati disperdendo voti invece di concentrarli su un solo nome)?

Secondo Suter no. “Se come esercenti dobbiamo fare un mea culpa – dice a liberatv – sta nel fatto che non siamo in grado di convincere la maggioranza dei nostri associati a pagare 100 franchi annui di tassa sociale all’Ente turistico, condizione che permette di partecipare all’assemblea e di far valere i propri voti… Quindi non lamentiamoci se gli albergatori che sono numericamente nettamente inferiori a noi ottengono quattro posti. È quel 4 a 0 uscito dall’assemblea di martedì che mi dà fastidio. Oltre a una sovra rappresentanza dei comuni. Anche perché GastroTicino è azionista di TicinoTurismo e non è ammissibile che non sia rappresentata nell’ente turistico di Lugano”.

Dicevamo degli errori: quello indicato da Suter nel suo mea culpa è il secondo da correggere al più presto. Ma torniamo al primo: assemblee del genere si preparano, se non si vuole andare allo sbaraglio del voto assembleare, con le conseguenze negative del caso.

Prendiamo l’esempio di Locarno, dove le ultime nomine del Consiglio di amministrazione dell’Organizzazione turistica regionale, presieduta da Aldo Merlini, sono state, di fatto, tacite. Ogni categoria ha i suoi rappresentanti, come dev’essere, e nessuno (per ora) si lamenta. A parte la Città di Locarno, che vorrebbe avere un proprio rappresentante 'attivo', visto che nel Cda figura ancora l’ex sindaco, Carla Speziali.

Chiudiamo con le considerazioni sull’accaduto postate su Facebook dal municipale luganese Lorenzo Quadri: “Da ormai ex membro del CdA di Lugano Turismo, nonché ex capodicastero turismo della città di Lugano, esprimo anch'io, come altri, la mia perplessità per l'esclusione dei ristoratori dal nuovo consiglio d'amministrazione dell'ente. È chiaro che così manca la rappresentanza di una categoria importante. Certo non è la prima volta che qualcuno resta fuori. Per un certo periodo, ad esempio, non c'erano i commercianti. E non è neppure negativo che sia entrato un rappresentante delle aziende di trasporto (che un ruolo turistico ce l'hanno). Questo per dire che la rappresentatività del CdA dell'Ente non è mai stata completa.

Con la nuova legge sul turismo si è però voluto mettere l'accento sulla necessità di una gestione del settore più aziendale e meno politico-campanilistica-orticellistica. L'elezione di martedì non va in questa direzione, se ci sono categorie che hanno zero rappresentanti ed altre che ne hanno quattro. Lo spirito della nuova legge cantonale, per cui a Lugano ci siamo battuti, era che gli imput per le scelte di politica turistica dovessero venire dal basso (il famoso "bottom up"), da chi le difficoltà del turismo le vive nella sua attività quotidiana. Se mancano "pezzi" la visione rischia di essere incompleta. E chi è rimasto fuori avrà gioco facile nel cannoneggiare. D'altra parte non è poi così sorprendente che, se ci si presenta divisi ad elezioni notoriamente difficili, il rischio di restare tagliati fuori è grande”.





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