CRONACA
Il Processo è finito: è morto Aldo Biscardi. Con la sua trasmissione cambiò il racconto del calcio in Tv. L'ultima intervista: "La VAR la mia vittoria"
Il giornalista si è spento questa mattina all'età di 86 anni. La sua è stata una trasmissione controversa a cui, tuttavia, nei lunghissimi anni in cui è andata in onda, hanno partecipato un po’ tutti: da Silvio Berlusconi a Carmelo Bene. Il declino con Calciopoli....
ROMA - È morto Aldo Biscardi. Il giornalista si è spento questa mattina all'età di 86 anni.

 

Volto notissimo al grande pubblico, ha segnato la storia del calcio in tv con l’ideazione e la conduzione del “Processo del Lunedì”.

 

Una trasmissione controversa a cui, tuttavia, nei lunghissimi anni in cui è andata in onda, hanno partecipato un po’ tutti: da Silvio Berlusconi a Carmelo Bene.

 

Il programma venne emarginato dalle reti nazionali, pur continuando ad andare in onda sulle emittenti locali, dopo lo scandalo di Calciopoli, nel 2006. Dall’inchiesta giudiziaria emerse come Luciano Moggi si servisse del Processo come arma mediatica.

 

In una delle ultime interviste, Biscardi aveva celebrato l’introduzione della VAR come risposta ad una delle storiche battaglie sue e della trasmissione: la moviola in campo contro gli errori arbitrali. “È la vittoria della trasparenza, perché finalmente si potrà fare luce sugli episodi più controversi. Finalmente il calcio ha capito verso quale direzione bisognava andare”.

 

E a proposito del suo programma diceva, nella stessa intervista concessa a Libero: “Il "Processo" è un marchio di fabbrica che non morirà mai, è una trasmissione che fa parte della storia della tv, che ha rivoluzionato il modo di parlare di calcio davanti alle telecamere. Ciò che importa è che il "Processo di Biscardi" ci sia e che continui a incarnare l' originalità e i valori che ho sempre voluto trasmettere, senza dimenticare i tanti volti che sono venuti fuori dalla mia trasmissione e che poi hanno avuto una carriera brillantissima. Il "Processo" è senza tempo, ha attraversato almeno tre generazioni calcistiche. Ma è anche una realtà proiettata verso il futuro, perché moderna e sempre attuale. Ricordo sempre la persona che ho incontrato e mi ha detto di aver seguito la trasmissione da figlio, padre e nonno”.

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