CRONACA
"La follia della folla. Il saccheggio ai danni dell’istallazione in Piazza Grande a Locarno di Oppy De Bernardo, ripropone il tema della massa che si muove con le sue leggi, le sue regole e la sua irruenza"
La giornalista Nicoletta Barazzoni: "È la dimostrazione di come si debba riempire qualche cosa con qualche cosa d'altro, che però non aggiunge nulla al nostro stato d'animo, se non l'effimera certezza di avere un salvagente gonfiabile in più da portare in spiaggia, insieme al carrello che straripa di giochi"
di Nicoletta Barazzoni*

 

Leggendo i vari commenti sul saccheggio avvenuto a Locarno, ai danni dell’istallazione in Piazza Grande di Oppy De Bernardo, ripercorro alcune caratteristiche che fanno della folla un microcosmo, o macrocosmo che si muove con le sue leggi e le sue regole.

 

Il contagio da fenicottero gonfiabile, dai colori sgargianti, in bella mostra in Piazza Grande, non poteva che esaltare il desiderio sfrenato di chi ha voluto prendersi un salvagente da regalare ai propri bambini. Anche per ricordare, ed essere partecipi di un momento artistico, che ha creato delle aspettative.

 

Dando a Piazza Grande e a Locarno, il suo momento di gloria, o di decadenza, a seconda dei punti di vista. La forza della folla, la sua irruenza, il modo con cui scavalca qualsiasi cosa, pur di raggiungere il suo scopo, nasce proprio dal fatto di costituirsi in quanto folla, formata da individui tra loro sconosciuti, che sono guidati da sentimenti che ricordano molto le nostre origini animali.

 

Konrad Lorenz nel suo libro “Il declino dell’uomo” ha ripercorso le minacce, rappresentate dal graduale declino di tutte le peculiarità, che fanno dell’uomo un essere umano. E sto parlando di un saggio scritto nel 1983. Sul comportamento della folla si è scritto parecchio nei secoli, perché la folla, in quanto insieme di individui prima atomizzati, e poi riuniti in un’unica realtà eterogenea, e momentanea, reagisce in maniera diversa dal singolo.

 

Si parla spesso del branco per descriverne l'origine. Gustave Le Bon viene considerato tra i più autorevoli studiosi della folla. Egli ha approfondito, con il suo trattato "La psicologia della folla", l’impulsività, la mutevolezza e l’irritabilità della folla, stabilendo come essa sia guidata, quasi esclusivamente, dall’inconscio, tanto che i suoi atti nascono dall’influenza del midollo spinale più che dall’influenza del cervello. E quindi le sue azioni dipendono dai moti casuali dell’eccitazione e dalla pulsione, direbbe Freud.

 

La folla non riesce a controllare i suoi riflessi e quindi diventa irrazionale, spinta da un moto incontrollato. È capace di linciare qualcuno, calpestarlo, e ucciderlo. E come nel caso dei fenicotteri plastificati, l'azione dell’impossessarsi, senza rispetto alcuno e senza attenersi alle disposizioni, si autolegittima proprio perché viene compiuta da un insieme di persone che, a loro volta, non sono identificabili in quanto singoli individui.

 

Le folle, storicamente parlando, sono capaci di ogni azione. Come il selvaggio, ci fa notare Le Bon, la folla non è soltanto impulsiva e mutevole, ma come il selvaggio non ammette ostacoli tra un desiderio e la sua realizzazione, così che per l’individuo nella folla la nozione di impossibilità scompare.

 

Se tutto questo lo trasponiamo al potere del consumismo, che si fonda sul bisogno di accumulare più cose possibili. Se lo si analizza pensando a chi crede che siano i beni materiali a generare la felicità e il benessere, e che avere e possedere oggetti sia l'unico modo per stare bene (come dice Aristotele la felicità non è nei beni fuori di noi), si può comprendere ma non legittimare quanto si è verificato a Locarno.

 

Una dimostrazione di come si debba riempire qualche cosa con qualche cosa d'altro, che però non aggiunge nulla al nostro stato d'animo, se non l'effimera certezza di avere un salvagente gonfiabile in più da portare in spiaggia, insieme al carrello che straripa di giochi.

 

*giornalista

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