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Cronaca
27.04.2018 - 08:210
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Avicii, spunta l'ipotesi suicidio. La famiglia rompe il silenzio: "Non era fatto per quella macchina da business nella quale si è ritrovato. Non ne poteva più, voleva solo trovare pace"

"Il nostro amato Tim – si legge nella lettera dei genitori – era un cercatore, una fragile anima artistica che cercava risposte a domande esistenziali. Un perfezionista di successo che ha viaggiato e lavorato duramente a un ritmo che lo ha portato a uno stress estremo"

STOCCOLMA – Emergono nuovi dettagli sulla morte di Avicii, all’anagrafe Tim Bergling, deceduto a 28 anni nella sua stanza d'albergo in Oman, la scorsa settimana.

Il noto dj svedese si è suicidato. È quanto lasciato intendere dalla famiglia attraverso un comunicato pubblicato su Variety. "Il nostro amato Tim – si legge – era un cercatore, una fragile anima artistica che cercava risposte a domande esistenziali. Un perfezionista di successo che ha viaggiato e lavorato duramente a un ritmo che lo ha portato a uno stress estremo. Quando ha finito di andare in tour, voleva trovare un equilibrio nella vita per essere felice e in grado di fare quello che amava di più – la musica". 

E ancora: "Ha davvero lottato – scrivono i genitori – con pensieri sul significato, la vita, la felicità. Non poteva più andare avanti. Voleva trovare pace. Tim non era fatto per quella macchina da business nella quale si è trovato coinvolto; era un ragazzo sensibile che amava i suoi fan ma evitava la ribalta.Tim, ti ameremo per sempre e ci mancherai. La persona che eri e la tua musica terranno viva la nostra memoria. Ti amiamo”.

Il successo, i primi soldi, le serate, la stanchezza e la decisione di dare un taglio alle esibizioni dal vivo. Tutto questo è presente in "Avicii: True Stories", un documentario dello scorso anno che racconta gli ultimi anni del 28enne.

Il dj svedese, come si racconta nel documentario, faticava a sostenere i ritmi dei tour. "Non potrò più suonare, sto per morire. Non voglio fare i conti con il pensiero di fare un altro concerto".

Per togliere quel velo d'imbarazzo e timidezza durante i concerti, Tim consumava alcool per prendere fiducia. "Viaggi e vivi con la valigia in mano. Ovunque – disse in un’intervista – c’è alcool gratis ed è strano se non bevi. Ero nervoso e ormai avevo preso l’abitudine: l’alcool riusciva a darmi fiducia".
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