CRONACA
Contrordine compagni! Il Giornale del Popolo uscirà anche sabato, e forse nei giorni a venire. Lo annuncia il sindacato OCST, che non risparmia critiche al Vescovo: "Sorpresi per la posizione dell’Editore lo richiamiamo al dovere della responsabilità soci
È stata la classica palla al balzo. Sicuramente per mancanza di soldi, nessuno lo dubita: il vescovo Lezzeri ha dichiarato che la Curia ha dovuto rinunciare a un piano sociale per la trentina di dipendenti del Giornale del Popolo perché altrimenti avrebbe dovuto portare i bilanci in Pretura. Quelli della Curia, non quelli del Giornale! Ma forse la decisione comunicata oggi, il fallimento del quotidiano, è anche frutto di una mancanza di forza, o di forza di volontà
Nella foto, di Gabriele Putzu, Alessandra Zumthor direttrice del GdP e i sindacalisti al termine dell'incontro con il Vescovo Lazzeri
LUGANO - È stata la classica palla al balzo. Colta al volo per sbarazzarsi di un problema che stava diventando troppo pesante. Sicuramente per mancanza di soldi, nessuno lo dubita: il vescovo Valerio Lezzeri ha dichiarato alla RSI che la Curia ha dovuto rinunciare a un piano sociale per la trentina di dipendenti del Giornale del Popolo perché altrimenti avrebbe dovuto portare i bilanci in Pretura. Quelli della Curia, non quelli del Giornale!

Ma forse la decisione comunicata oggi, il fallimento del quotidiano, è anche frutto di una mancanza di forza, o di forza di volontà. Nel senso che si sarebbe dovuto pensarci prima e adottare scelte editoriali diverse (un giornale in formato tabloid, con meno pagine, o un settimanale di area cattolica, con meno notizie di flusso e più approfondimenti e opinioni), se si voleva percorrere senza troppi rischi la via solitaria.

Quei circa 400'000 franchi di crediti che il Giornale del Popolo vanta (e che non recupererà mai) nei confronti di Publicitas, che ha dichiarato fallimento, hanno pesato non poco sulle già fragili finanze del quotidiano, che da gennaio, vale a dire da quando ha imboccato ufficialmente la via solitaria, separandosi dal Corriere del Ticino dopo quasi 14 anni di collaborazione, non ha più incassato un solo franco dal colosso svizzero della raccolta pubblicitaria.

E il GdP è solo la prima vittima illustre di un effetto domino che potrebbe creare un terremoto nello scenario editoriale svizzero.

L’annuncio di questa mattina era chiaro: domani, venerdì 18 maggio, uscirà l’ultimo numero del Giornale che per 92 anni ha portato nelle case dei ticinesi la voce della Chiesa cattolica, resistendo a crisi e scossoni, iniziando la sua storia sotto la guida di monsignor Alfredo Leber, che lo diresse dal 1926 al 1893, anno della sua morte.

Ma in serata è arrivato un annuncio che lascia ben sperare. Anche se la situazione è oggettivamente molto difficile. Un comunicato dell’Organizzazione cristiano sociale. Che non risparmia critiche all’editore, il vescovo, appunto, e annuncia un ‘contrordine compagni’. Quello di domani non sarà l’ultimo numero. Il Gdp uscirà anche sabato, e forse anche martedì prossimo (lunedì è festa) e nei giorni a seguire.

“Alla luce degli ultimi avvenimenti che vedono giornalisti, personale amministrativo e tecnico del Giornale del Popolo impegnati a tenere in vita fin quando possibile il giornale – si legge nella nota dell’OCST - sindacati e organizzazioni professionali sostengono vivamente questo tentativo e invitano coloro che hanno a cuore il pluralismo della stampa e le sorti del GdP a schierarsi in loro favore.

Sorpresi per la posizione dell’Editore, che, nonostante il nostro tentativo di cercare un’alternativa, ha dichiarato di non vedere altre soluzioni rispetto alla chiusura immediata, auspichiamo che il generoso sforzo deciso oggi dall’assemblea del personale possa invogliare l’Editore a individuare una via di uscita dalla crisi e aprire un dialogo.

Richiamiamo l’Editore al dovere della responsabilità sociale e quindi riteniamo indispensabile negoziare un serio piano sociale nel caso in cui il giornale dovesse effettivamente chiudere. Lo richiedono l’impegno e i sacrifici profusi dal personale durante tanti anni per garantire l’uscita e la qualità della pubblicazione”.

red
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