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Cronaca
30.11.2018 - 15:160
Aggiornamento: 03.12.2018 - 16:05

L'appassionata lettera di una lettrice a difesa delle forze dell'ordine. Ma non solo: "Basta denigrare queste persone!"

“Sempre più spesso leggo articoli sulla Polizia che vengono condivisi sui social e a cui seguono commenti a dir poco incivili, che tendono a denigrare, offendere o a puntare il dito ingiustamente…”

 Sempre più spesso leggo articoli inerenti il Corpo di Polizia ed alcuni dei compiti di loro competenza.

Articoli che vengono condivisi sui social e a cui seguono commenti a dir poco incivili, che tendono a denigrare, offendere o a puntare il dito ingiustamente.

 Rubo questo spazio per raccontare una storia… Ho vissuto la mia infanzia con un papà sergente delle Guardie di Confine; fin da piccola mi è stato insegnato il rispetto per l’uniforme. Ricordo che passavo molto tempo ad aspettare il suo rientro a casa. La sua divisa era sempre impeccabile, ai tempi metteva la cravatta e quando varcava la soglia mi sorrideva, mi metteva il suo cappello enorme in testa ed io mi infilavo nei suoi scarponi… Ricordo la pistola, che portava al fianco e che tanto mi affascinava… Finché non ho compreso il vero peso e la responsabilità profonda che quell’arma aveva, così ho cominciato a pregare che non dovesse mai estrarla dalla custodia…

 Solo crescendo ho notato che per lui non c’era sabato o domenica, Natale o Pasqua e mentre io dormivo serenamente lui era fuori a svolgere il suo lavoro.

 Attraverso lui si è radicato in me un profondo rispetto e una forma di gratidutine per le uniformi. Poco importa che siano della Polizia, delle Guardie di Confine, dei Pompieri, dei Soccorritori delle Ambulanze o dei Militari, perché dietro ad esse ci sono degli esseri umani che rinunciano a molto della loro vita privata… E lo fanno per scelta.

 Questi esseri umani mettono a rischio la propria vita per quella del prossimo: sto esagerando? NO!

 Si pensi ad un palazzo in fiamme, ad un incidente grave se non mortale, ad una violenza domestica, ad un omicidio, ad un furto, ad un allagamento, ad una rapina, ad un sequestro, ad un rapimento, ad un malessere fisico…

 Si pensi a qualsiasi tipo di emergenza che la vita può mettere davanti… Perché nessuno è esentato da nulla… Chi viene chiamato? Chi interviene in modo rapido e professionale?

 Gli esseri umani che tanto vengono denigrati, che magari hanno paura, ma che la attraversano per arrivare a prendere la mano tesa di chiunque ha bisogno di aiuto ed è in un momento di forte fragilità…

 Invece di puntare il dito e sentenziare, io preferisco fermarmi e riflettere…

 Cristina Poncini

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