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Cronaca
18.01.2019 - 11:100
Aggiornamento: 21.01.2019 - 10:37

Targhe clonate, ci risiamo. La testimonianza di una lettrice: "Vi racconto la mia odissea con la Prefettura di Roma. Qualcuno mi dia una mano"

Morena Ferrari ha deciso di rendere pubblico il suo caso: "È ora che la giustizia abbia la meglio" E la memoria torna al caso dell'Audi gialla: "Ho i brividi solo a pensarci"

TICINO/ROMA – Targhe ticinesi clonate, ci risiamo. Dopo l’articolo de La Regione dell'altro ieri in cui due donne del sopraceneri segnalavano di “essere perseguitate dalle società di incasso” per delle multe di parcheggio non pagate in Serbia, ecco un altro caso di una donna che vive la stessa situazione, questa volta però per una multa (mai presa) a Roma.

“Il tutto – racconta a Liberatv Morena Ferrari – ha inizio quasi tre anni. Ricevo per posta un’intimidazione dalla Città di Roma per una contravvenzione di un parcheggio non pagata. Sul loro rapporto, oltre al nome dell’agente, è presente un link dove è possibile leggere il verbale completo. E fin lì tutto bene. Peccato che io a Roma non ci sono mai stata in tutta la mia vita, non mi sono mai spinta più in giù di Firenze”.

Ma oltre all’assurda località della multa, la signora Ferrari nota un altro aspetto contraddittorio nel verbale. “A loro risultava che la mia targa, che appartiene alla mia famiglia da quasi 50 anni, fosse immatricolata su un Dodge, senza specificare né il colore né il modello. Peccato che io possiedo una Subaru...”.

“La prima multa l’ho ricevuta nel mese di settembre 2016. L’infrazione ( per così dire), invece, risaliva invece a gennaio. Col passare dei mesi, l’importo iniziale di 40 euro è lievitato a 70 e così via fino a quadruplicarsi. Stufa dei continui reclami della società di riscossione olandese con sede in Germania, ho fatto intervenire la mia assicurazione di protezione giuridica e, con la collaborazione della Sezione della Circolazione di Camorino, abbiamo spedito il ricorso a Roma. Il mio avvocato mi disse che se non ricevevo nessuna risposta entro 4-6 mesi, allora, era tutto a posto. Trascorsi i sei mesi in cui nessuno si è fatto vivo, ho ripreso a circolare normalmente con la mia Subaru”.

L’ennesimo sfiancante capitolo

A settembre 2018 ecco il nuovo capitolo. “Dopo due anni arriva un’altra intimidazione dove c’è scritto che se dovessi passare la dogana potrei incorrere in ulteriori sanzioni come sequestro della macchina e altre misure penali. A quel punto non ci ho più visto e di nuovo via con tutto la trafila burocratica con avvocato e via dicendo”.

“Non ho – prosegue la nostra interlocutrice – intenzione di pagare e nemmeno di cambiare targa. Non vedo perché debba essere io a dovermi adattare, mentre in giro c’è qualcuno che utilizza una copia della mia targa. Quello che sto vivendo è un incubo. Non posso nemmeno muovermi liberamente con la mia macchina”.

Una questione irrisolta

Morena controlla regolarmente la bucalettere, ma da Roma tutto tace. “È da settembre che aspettiamo una risposta, ma non arriva mai. Però a pretendere i soldi poi sono tempestivi. Una volta che tutto questo sarà finito chiederò certamente il risarcimento per tutto quello che mi stanno facendo passare”.

Timori e inquietudine

La donna combatte “la guerra delle targhe clonate” con spirito battagliero. “Non voglio arrendermi. Spero che il mio caso, unito a quello delle due donne emerso sui media, possa dare una sveglia anche al mondo politico. Qualcuno ci deve aiutare, perché sono sicura che non sono l’unica a vivere una situazione del genere”.

La memoria torna al caso dell’Audi gialla immatricolata in Ticino e il cui rapinatore fu protagonista di furti e sparatorie in più parti dell’Italia. “È inquietante sapere cosa può succedere. Pensare che potrei ritrovarmi in gabole fuori di testa mi mette i brividi. Ed è ora che la giustizia abbia la meglio...”.

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