CRONACA
Malore al Comitato del PLR. A due passi dall'ospedale. Igor Canepa assiste e racconta un ricovero rocambolesco: "L'Ente si faccia un esame di coscienza"
"Palese il fatto che il controllo di qualità in ospedale è inesistente, che il personale è mal gestito e sotto pressione, che il clima di lavoro è pericoloso"
TiPress/Samuel Golay

LUGANO - Martedì sera ero al Comitato cantonale del PLR. Mi si era chiesto di moderare un faccia a faccia sul referendum contro il finanziamento dell’aeroporto di Lugano tra Karin Valenzano Rossi e Anna Biscossa. A un certo punto, mentre il presidente Bixio Caprara parlava del futuro del Partito, noto una certa agitazione in sala. E Caprara dice al microfono: “C’è un medico in sala?”.

 Mi volto e mi accorgo che la persona che fino a pochi minuti prima era seduta accanto a me giace a terra. Un malore. Quanto sia grave non si sa. Me ne sto al mio posto, per evitare di intralciare chi gli sta prestando i primi soccorsi. Un medico in sala c’era, quindi, penso che la situazione sia sotto controllo. Anche perché siamo a pochi metri dal Pronto Soccorso dell’Ospedale Italiano di Lugano, nella sala multiuso dell'Ospedale stesso.

 Alla fine, terminato il dibattito, chiedo notizie. Mi si dice che non sarebbe nulla di grave, che il paziente è sotto osservazione in ospedale. Tra coloro che si sono prodigati per assistere la vittima del malore c’è Igor Canepa, che ieri ha raccontato così, sul suo sito web, l’accaduto.

 

di Igor Canepa

 

CON IL GENTILE CONSENSO DEL DIRETTO INTERESSATO, CHE ORA FORTUNATAMENTE STA BENE

 

Ore 21:00 circa, evento, persone, chiuso, caldo, aria stantia, indigestione, freddo, collasso con svenimento!

 

Confusione, aiuto spontaneo, attendere il soccorso pre-ospedaliero, viaggio in ambulanza, pronto soccorso. È una sequenza che tutti noi abbiamo già purtroppo vissuto direttamente o indirettamente.

 

LA FOLLIA

 

Cassa malati? Etichette! Pressione, elettrodi, presa del sangue, saturazione ossigeno, vestaglia. Passa il tempo. Migliorano le condizioni. Intanto casino nel corridoio, 3 box più in là un medico si azzuffa con un paziente, gli da del bugiardo perché evidentemente non si intendono sulla descrizione dei sintomi.

 

Qui accanto, l’infermiera cerca disperatamente di trovare camere ai piani per piazzare alcuni pazienti che devono essere ricoverati. A sentire queste telefonate, perché la privacy è solo un miraggio mezzo metro dietro ad una tendina, sembrerebbe che il prossimo letto libero si trovi chissà dove, ma non qualche piano sopra appena.

 

È MEZZANOTTE, E NON TUTTO VA BENE…

 

È oramai mezzanotte passata, arrivano le prime analisi. Le altre dovrebbero arrivare verso mezzanotte e mezza, poi si deciderà il da farsi. Il tempo scorre inesorabile, nessuno si sbilancia sulle tempistiche. Tornata la calma, il personale fa a gara a muoversi furtivamente nel corridoio, evita di incrociare gli sguardi, caso mai serva una qualche risposta.

 

L’assistente di cura presente entra ed esce a testa bassa almeno 50 volte dai box, senza proferire parola, anche nel nostro occupato dal paziente, per portare non si capisce bene quali ricambi. Il personale presente continua a fare lavori in doppia e tripla esecuzione, oppure a non farli quando è il momento. È evidente e si percepiscono le lamentele tra colleghi, la mancanza di comunicazione, la disorganizzazione oggettiva.

 

Visto che non succede niente di nuovo, chiediamo il trasferimento con mezzi privati in un nosocomio logisticamente migliore dal punto di vista del paziente (vicinanza a casa e parenti, mancanza di letti). A questo punto, irritazione/rassegnazione da parte del personale, firma di liberatorie, qualche telefonata, ed ecco spuntare dal nulla la prossima serie di esami neurologici: giusto per essere sicuri, sì, mah, forse serve anche la tac, sicuro serve il parere del capoclinica di neurologia anche se non c’è niente di anomalo.

 

ASPETTA E SPERA (DI CAPIRE)

 

Si fanno le 02:00 nel frattempo. Altra attesa… non gira nessuno, a parte un’infermiera che non gradendo la nostra richiesta spazientita (a parole) di informazioni, chiama il servizio di sicurezza a pattugliare il corridoio. Dopo nuova insistenza, ecco arrivare il medico che ha fatto la prima diagnosi. Con tecnicismi incomprensibili ai più fa capire che non è stato trovato niente. Che ci vorrà un altro tempo tecnico per la redazione della dimissione. Che arriverà qualcuno a liberare il paziente da cavi e tubicini.

 

Uscita sulle proprie gambe dal pronto soccorso alle ore 02:40 circa.

 

Fatte tutte le dovute premesse relative alle priorità nel servire i pazienti con problemi più gravi che nessuno si sogna di discutere, delle due l’una: o il sistema di pronto soccorso è palesemente sottodimensionato e male gestito (tanto che l’impressione è che se ci fossero stati alcuni casi più gravi da seguire non sarebbe più possibile escludere errori e pericoli per la vita), oppure il tutto è reso sistemico per fatturare più tempo di degenza e ulteriori cure non necessarie. A pensar male… ci si potrebbe anche azzeccare.

 

COMUNICARE QUALE FATTORE CHIAVE DEL SUCCESSO

 

Non ci vuole molto per organizzare 8 lavoratori e un processo comunicativo di base. Mostrare empatia e professionalità è forse un po’ più complicato, ma senz’altro possibile come lo hanno fatto in modo eccelso almeno due degli impiegati presenti. Palese la differenza in positivo lasciata dall’equipaggio dell’autoambulanza. Palese il fatto che il controllo di qualità in ospedale è inesistente, che il personale è mal gestito e sotto pressione, che il clima di lavoro è pericoloso e nocivo per i pazienti. L’Ente preposto deve farsi un esame di coscienza, uno di quelli veri, e magari farsi aiutare con un audit oggettivo da parte di personale esperto proveniente dalla Svizzera interna.

 

ORA AFFRONTIAMO PRIMA I NOSTRI, DI PROBLEMI

 

E il premio di cassa malattia che aumenta alla fine dell’anno è il solito, causato da costi superiori alla media. Non fatico a crederlo.

In conclusione, parafrasando un noto detto di umore nero: “paziente vivo, operazione non riuscita”. Ah, dimenticavo: storia ambientata la sera del 28.01.2020 nel Luganese.

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