CRONACA
OCST alle aziende luganesi: "È stato chiesto di limitare le attività al minimo indispensabile: fermatevi"
“Risulta difficile per non dire impossibile lavorare in azienda garantendo la necessaria sicurezza per le lavoratrici e i lavoratori", fanno notare Scolari e Jelmini, ricordando quanto indicato dallo Stato Maggiore Cantonale di Condotta

LUGANO – “Risulta difficile per non dire impossibile lavorare in azienda garantendo la necessaria sicurezza per le lavoratrici e i lavoratori. A questo proposito ci sono pervenute numerosissime segnalazioni di situazioni di grossa difficoltà. Lavoratrici e lavoratori ci riferiscono che stanno vivendo, comprensibilmente, la propria presenza sui luoghi di lavoro con grande preoccupazione e paura, per essi e per i loro famigliari”. E OCST, con una missiva inviata alle aziende luganesi, chiede il blocco di tutte le attività che non sono necessarie.

“Lo Stato Maggiore Cantonale di Condotta ha inoltre specificato ulteriormente che le attività “devono essere limitate al minimo indispensabile”. Ciò significa che può essere svolto solo ciò che è oggettivamente urgente e non procrastinabile, comunque garantendo sempre la distanza sociale tra le persone”, ricordano il segretario regionale Giovanni Scolari e il vicesegretario regionale Lorenzo Jelmini, precisando come “alcune aziende, anche di grandi dimensioni, hanno deciso, dimostrando grande sensibilità, di interrompere con effetto immediato la propria attività, mettendo al primo posto la salute dei propri collaboratori. Per ridurre al minimo i rischi e costi economici derivanti da questa situazione hanno chiesto, il sostegno dal Cantone e della SECO per facilitare l’accesso all’orario ridotto”.

Ma non tutte, e appunto è difficile garantire la sicurezza, con le distanze di sicurezza, creando loro ansia. Il sindacato non ha dubbi: “Con la presente, come intimato dall’autorità cantonale, vi esortiamo ad interrompere con effetto immediato le attività della vostra azienda ad eccezione di quelle necessarie per far fronte ai bisogni primari della popolazione. Si tratta di una richiesta di buon senso, motivata da una comprovata emergenza sanitaria e che vede come priorità massima la tutela della salute vostra e di tutte le collaboratrici e collaboratori”.

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