CRONACA
Maxi blitz anti-mafia tra Calabria e Svizzera. Indagato anche un dipendente comunale del Luganese, la moglie: "Noi innocenti. Trattati come animali"
Secondo la Procura italiana della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, il 61enne del Luganese e il fratello "contribuivano a importare armi a favore del capocosca Rocco Anello"

LUGANO – “Ci hanno svegliato in piena notte. Erano le tre del mattino quando quattro agenti di polizia sono entrati in camera mia”. A parlare ai colleghi di Ticinonews è la moglie del 61enne dipendente di un Comune del Luganese, prelevato dalle forze dell’ordine prima dell’alba nell’ambito dell’operazione “Imponimento” che coinvolge 158 persone tra Calabria e Svizzera. E essere state fermate oggi sono 74 persone, sospettate di associazione mafiosa, traffico di stupefacenti e denaro falso.

Tra questi, appunto, figura il nome di un 61enne del Luganese, che nella giornata di oggi sta rispondendo alle domande degli inquirenti per stabilire un eventuale ruolo nell’associazione mafiosa di stampo ‘ndranghetistico. Le accuse nei suoi confronti non sono al momento chiare. Di sicuro – si apprende – ci sarebbe il legame con un cugino residente nel Canton Argovia, anche esso iscritto nel registro degli indagati. Per la Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, l’uomo residente in Ticino sarebbe “uno dei principali referenti in Svizzera della cosca Anello-Fruci che opera tra Lamezia e Vibo Valentia (Calabria)”.

“Ci hanno ammanettati tutti – racconta la donna –. Ci hanno messo la casa sotto sopra. Si sono portati via di tutto. Siamo innocenti, non abbiamo mai avuto a che fare con queste cose. Viviamo in Ticino da trent’anni e ora mi vergogno con i vicini. Non è giusto come ci hanno trattati, come animali”.

Come riferisce il Corriere del Ticino, la Procura italiana della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro ha stilato oltre tremila pagine di un dossier in cui il nome del 61enne e di suo fratello appare in ben 915 occasioni. Stando al rapporto, i due fratelli ‘elvetici’ contribuivano a importare armi a favore di Rocco Anello, considerato il capocosca.

L’operazione è il frutto di anni di intenso lavoro investigativo svolto nell’ambito di una Squadra Investigativa Comune (Joint Investigation Team) costituita presso Eurojust tra magistratura e forze di polizia dei due Paesi, cui hanno aderito, per l’Italia, la Procura Distrettuale Antimafia di Catanzaro e Reparti della Guardia di Finanza (Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Catanzaro e S.C.I.C.O. di Roma) e, per la Svizzera, la Procura della Confederazione Elvetica di Berna e la Polizia Giudiziaria Federale di Berna.

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