CRONACA
"Lucchetti" alla veranda del signor Antonio: la surreale vicenda burocratica del Grotto al Bosco di Gentilino
Il gerente: "Ho perso clienti, per un mancato incasso che stimo in oltre centomila franchi, e molta gente pensa che io abbia fatto le cose non in regola”

di Marco Bazzi

COLLINA D’ORO – Quello che sta accadendo nella zona dei grotti di Collina d’Oro, conosciuta e apprezzata dalla clientela ticinese e da turisti d’ogni dove, appare a molti surreale. Al centro della vicenda c’è uno dei locali storici di quell’area del quartiere di Gentilino (che non per nulla si chiama Via ai Grotti): il Grotto al Bosco, che esiste da oltre quarant’anni. Un locale che, insieme ad altri ristoranti rinomati - il Sant’Abbondio, il Figini, il Tabla, il Circolo Sociale, il Cavicc – forma una rete gastronomica che in Ticino ha pochi pari per qualità e concentrazione.

 

Ma cosa c’è di surreale? C’è che il Municipio sta mettendo i bastoni tra le ruote a un’attività economica che non solo ha valenza turistica in senso lato, ma che contribuisce da anni in modo cospicuo alle casse comunali. Il gerente, Antonio Ferraro, e la sua famiglia sono infatti residenti nel Comune, al quale pagano non solo le imposte per la loro attività economica ma anche quelle personali. Il caso appare ancora più surreale in un momento economico così difficile per la ristorazione a causa delle lunghe e gravose restrizioni dettate dalle misure sanitarie.

 

Il problema è eminentemente burocratico, una delle tante questioncine di permessi e di autorizzazioni che purtroppo assillano tanti cittadini che cercano di fare onestamente il proprio lavoro.

Senza addentrarci troppo tra i rovi del ginepraio, riassumiamo brevemente il caso. Dopo decenni di esistenza incontestata della veranda annessa al Grotto, che rappresenta un elemento fondamentale per l’esercizio pubblico, il Municipio di Collina d'Oro ha stabilito che la veranda stessa è priva di una licenza edilizia rilasciata con procedura ordinaria. In effetti, nel corso degli anni, Ferraro aveva ottenuto diverse autorizzazioni da parte del Comune tramite semplici notifiche, così inoltrate sebbene nessuno gli avesse mai chiesto una licenza di costruzione vera e propria.

 

Ma sul finire del 2020 il Comune ha ordinato il divieto d'uso della veranda con effetto immediato, a prescindere dal fatto che sulla questione si devono ancora pronunciare i tribunali competenti. Insomma, alla veranda del signor Antonio sono stati messi i lucchetti nonostante non ci sia ancora una decisione formale da parte del Cantone. Il Consiglio di Stato aveva infatti annullato la decisione di diniego della licenza che il Comune aveva pronunciato, chiedendo al Comune stesso accertamenti più approfonditi.

Nel frattempo, spiega il legale di Antonio Ferraro, Marco Bertoli, il Comune ha deciso di mantenere il divieto d’uso della veranda. In giugno l’avvocato ha chiesto di annullare il divieto d’uso, anche perché la ristorazione poteva ripartire dopo le limitazioni dettate dalla pandemia.

Tra l’altro, nel 2012 l’Ufficio tecnico di Collina d’Oro aveva aggiornato la patente di esercizio per i “muri” del locale, confermando che la struttura era conforme alla Legge edilizia e a quella sugli esercizi alberghieri e della ristorazione.

E lui, il signor Antonio, che dice?

“Dico solo che non vedo il motivo per cui io debba pagare oggi per quello che l’autorità comunale ha autorizzato in passato. È come un vulcano che si risveglia dopo anni, e i danni li subisce chi vive sotto il vulcano. Gestisco il Grotto al Bosco da 47 anni e tutto ha funzionato, fino al precedente Municipio. Ora mi dicono che ciò che è stato prima non era corretto. Ma io mi chiedo: perché prima andava bene e ora non più? Io ho sempre agito in buona fede. Ma dal 23 dicembre dello scorso anno abbiamo ricevuto un divieto d’uso per la veranda. Le conseguenze potete immaginarle: ho perso clienti, per un mancato incasso che stimo in oltre centomila franchi, e molta gente pensa che io abbia fatto le cose non in regola”.

 

Quindi, che si fa? Si continua ad applicare in modo restrittivo regole e regolette che penalizzano chi lavora in proprio, o si usa il dantesco ben dell’intelletto, favorendo l’economia privata in una situazione di crisi che ha pochi precedenti?

 

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