SCIAFFUSA - La tanto discussa capsula suicida ‘Sarco’ è stata utilizzata ieri per la prima volta al mondo in Svizzera, nel Canton Sciaffusa. Una persona ha deciso di togliersi la vita con l’azoto. Una decisione che ha portato all’arresto di diverse persone, come comunicato dalla Polizia cantonale del Canton Sciaffusa. L’operazione è avvenuta in una baita della foresta di Merishausen, paesino non lontano dal centro ma al di fuori di una delle cliniche autorizzate ad accompagnare le persone al suicidio. Al momento dell’operazione erano presenti il presidente dell’associazione “The last resort” Florian Willet e un fotografo di nazionalità olandese che stava documentando l’avvenimento.
La capsula “Sarco”, lo ricordiamo, è un macchinario progettato da un medico australiano che rilascia una forte quantità di azoto e provoca la morte per asfissia in un arco temporale non superiore ai trenta secondi. Un procedimento che avviene premendo un singolo bottone e che non prevede il supporto di personale medico.
Il primo caso al mondo ha inevitabilmente generato accese discussioni. Se in Svizzera non è considerato reato il suicidio assistito, perché sono state arrestate diverse persone? La Procura di Sciaffusa ha aperto un procedimento penale per istigazione e favoreggiamento al suicidio. Nella giornata di ieri, la ministra della Sanità Elisabeth Baume-Schneider ha dichiarato che ‘Sarco’ non era conforme alla legge durante l’ora delle domande al Consiglio Nazionale. Il motivo? Non soddisferebbe i requisiti di sicurezza dei prodotti e, di conseguenza, non dovrebbe essere immessa sul mercato. In secondo luogo, l’uso dell’azoto non è compatibile con la legge sui prodotti chimici. Versione, questa, contrastante da quella fornita dai promotori, secondo i quali “il dispositivo ha funzionato come da previsioni”.