CRONACA
20 Minuti chiude il cartaceo. Giorgetti: "Ci eravamo preparati". Salvioni punge la politica
L'editore: "La morte di un giornale dovrebbe essere un campanello d'allarme, ma qui non reagisce nessuno"
TIPRESS

Il quotidiano 20 Minuten sparirà a fine anno nella sua versione cartacea in tutta la Svizzera. La riorganizzazione porterà alla perdita di 80 posti di lavoro, con la chiusura delle redazioni regionali di Basilea, Ginevra, Lucerna e San Gallo. La redazione sarà quindi concentrata in tre sedi nazionali: Losanna, Berna e Zurigo. La decisione è legata al rapido mutamento delle abitudini di fruizione dei media e al calo degli introiti dalla stampa. Le risorse verranno concentrate sulle attività digitali.

La società ha previsto un piano sociale per i dipendenti colpiti dalla riorganizzazione.

È confermata anche la chiusura del giornale 20 minuti in Ticino, che dal 2026 concentrerà le attività editoriali esclusivamente sulla versione online Tio/20 minuti.

“La versione in lingua italiana di 20 minuti è totalmente legata a quella svizzero-tedesca e romanda, e quindi la decisione di terminare la pubblicazione del quotidiano a livello nazionale non poteva che coinvolgerci - afferma il direttore di Tio e 20 minuti Gianni Giorgetti, intervistato dal portale -. Le difficoltà della carta stampata negli ultimi dieci anni, legate soprattutto al mercato pubblicitario — e nel nostro caso ancora più sentite, trattandosi di un quotidiano gratuito — hanno registrato un’accelerazione negativa con la crisi legata al Covid nel 2020. Da quel momento abbiamo messo subito in pratica ottimizzazioni dei costi, riduzioni di pagine e di tiratura nella speranza potesse tornare un po' di sereno. Mi permetto inoltre di sottolineare che questa decisione è frutto di una visione negativa delle prospettive del mercato nei prossimi anni e non della conseguenza di un indebitamento societario”.

La chiusura del giornale cartaceo non avrà comunque ripercussioni importanti sul personale attivo in Ticino: “Constatando le serie difficoltà iniziate nel 2020, in questi anni abbiamo cercato di prevenire il più possibile questa probabile decisione”, spiega Giorgetti.

Giacomo Salvioni, editore di Tio e 20 minuti ha commentato: “Quello che sta accadendo è molto triste. Con l'aumentare dei social, il giornale gratuito viene letto sempre meno. Diminuendo la richiesta, inevitabilmente diminuisce la pubblicità. Un giornale gratuito dovrebbe avere il 50% di pubblicità e negli ultimi anni la quota è scesa notevolmente fino al 10%-20%. E con queste cifre non è sostenibile portare avanti un giornale di questo tipo”.

Salvioni lancia anche una frecciata alla politica: “I giornali continuano a licenziare e a chiudere, e personalmente mi domando quando la politica si renderà davvero conto di quello che sta accadendo. La morte di un giornale dovrebbe essere un campanello d'allarme, ma qui non reagisce nessuno. È inammissibile che il Parlamento voglia estendere i contributi per la stampa e c'è chi come UDC e PLR lanciano un referendum per affossare l'iniziativa. I politici devono capire che non si tratta di aiutare gli editori, bensì difendere la democrazia”.

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