La società – che nel 2024 ha dichiarato 1,7 miliardi di ricavi e 389 milioni di utili – si è difesa con una nota ufficiale, affermando di aver interrotto ogni rapporto con il fornitore coinvolto
MILANO / VERCELLI – Sotto il profilo dell’immagine, è un terremoto che scuote l’élite del lusso italiano. Il Tribunale di Milano ha disposto l’amministrazione giudiziaria per Loro Piana, maison storica simbolo dell’eccellenza tessile e oggi controllata dal colosso francese LVMH. L’accusa? Non aver esercitato controlli adeguati sulla propria filiera produttiva, consentendo condizioni di lavoro disumane presso subfornitori cinesi non dichiarati e non autorizzati.
Secondo quanto riportato nel decreto firmato dal giudice e frutto delle indagini coordinate dal pm Paolo Storari, l’azienda vercellese avrebbe omesso verifiche fondamentali sulla capacità reale delle società fornitrici e sulla catena di subappalti, che conduceva a piccoli opifici nell’hinterland milanese. È qui che, come rivelano testimonianze e riscontri, si lavorava in condizioni igienico-sanitarie precarie, senza diritti né sicurezza, fino a 13 ore al giorno, senza riposo e con paghe da fame.
Uno degli operai, il sarto H.X., sarebbe addirittura finito in ospedale dopo essere stato picchiato con un tubo di plastica per aver chiesto gli stipendi arretrati. Il caso emblematico di una catena produttiva che trasformava un capo pagato 100 euro in un prodotto di alta gamma rivenduto a oltre 3'000 euro con etichetta Loro Piana.
La società – che nel 2024 ha dichiarato 1,7 miliardi di ricavi e 389 milioni di utili – si è difesa con una nota ufficiale, affermando di aver interrotto ogni rapporto con il fornitore coinvolto entro 24 ore dalla scoperta della violazione, avvenuta il 20 maggio scorso. “Condanniamo fermamente qualsiasi pratica illegale – scrive Loro Piana – e ribadiamo il nostro impegno nella tutela dei diritti umani e nella trasparenza della filiera produttiva”. L’azienda si è detta disponibile a collaborare con le autorità e ha sottolineato che i costi indicati non riflettono l’intero valore del processo produttivo.
Tuttavia, per i magistrati, gli audit interni condotti dalla maison non sarebbero stati sufficienti a rilevare irregolarità evidenti. Non avrebbe sollevato alcun sospetto, ad esempio, che la Sor-Man, principale appaltatrice, disponesse di appena sette operaie per confezionare migliaia di giacche all’anno. Per “mantenere il cliente”, la Sor-Man avrebbe poi a sua volta subappaltato le lavorazioni ad aziende cinesi come Clover e Dai Meiying, le cui attività sono ora oggetto di inchiesta. Il titolare della Clover è già stato arrestato per sfruttamento del lavoro.
Il commissariamento di Loro Piana si aggiunge a casi simili che hanno coinvolto altre firme prestigiose del made in Italy, da Valentino Bags ad Armani Operations. Per la Procura milanese l’obiettivo non è “criminalizzare i grandi marchi”, ma attuare interventi efficaci lungo la catena di fornitura.
Al vertice del marchio c’è oggi Antoine Arnault, figlio di Bernard Arnault, tra gli uomini più ricchi del pianeta. Ma il prestigio del nome non basta, di fronte all’opacità che ha permesso – seppur indirettamente – la sopravvivenza di veri e propri regimi di caporalato nel cuore produttivo dell’Italia.