CRONACA
Donna uccisa dall'auto pirata: alla guida un 13enne Rom. Parla una mamma. Salvini e Vannacci lanciano la polemica
Gli inquirenti hanno ricostruito la tragedia e identificato i bambini grazie alle magliette dei Pokémon. Troppo piccoli per essere imputabili. La Lega chiede lo sgombero del campo nomadi
CRONACA

Milano, 71enne travolta e uccisa da quattro giovanissimi in fuga su un'auto rubata

12 AGOSTO 2025
CRONACA

Milano, 71enne travolta e uccisa da quattro giovanissimi in fuga su un'auto rubata

12 AGOSTO 2025

Hanno il volto di bambini. Perché bambini sono: il più grande ha 13 anni, il più piccolo 11. Eppure lunedì mattina, in via Saponaro, quartiere Gratosoglio, a sud di Milano, erano a bordo di una Citroën Ds4 bianca rubata. Al volante il tredicenne, accanto un dodicenne, la sorella undicenne e un altro undicenne. La vettura, trasformata in una scheggia impazzita, ha travolto e ucciso Cecilia De Astis, 71 anni, pensionata, che camminava sul marciapiede. Dopo l’impatto, l’auto ha abbattuto un palo ed è stata abbandonata di traverso in strada, senza che nessuno si fermasse a soccorrere la donna. «Non rispondeva – ha raccontato Andrit, operatore sanitario della vicina Casa di solidarietà – ha fatto due leggeri sospiri, poi più nulla».

L’indagine della polizia locale, racconta il Corriere della Sera, è durata 36 ore. Gli agenti del Radiomobile, guidati dal comandante Gianluca Mirabelli, hanno seguito un indizio apparentemente banale: le magliette dei Pokémon, identiche per i tre maschi, riprese da una telecamera di sorveglianza. Quelle stesse t-shirt erano state viste pochi giorni prima al centro commerciale Fiordaliso di Rozzano, dove le telecamere avevano ripreso volti e movimenti del gruppo. L’incrocio con la targa di una roulotte usata per lo shopping ha portato al campo nomadi di via Selvanesco, due chilometri dal luogo dell’incidente. All’alba di martedì le pattuglie hanno trovato i quattro tra camper e roulotte, accompagnandoli in comando insieme alle madri. Troppo piccoli per essere imputabili, sono stati riaffidati temporaneamente alle famiglie, in attesa delle decisioni della Procura per i minorenni, che valuterà l’affidamento a una comunità e l’allontanamento dai genitori.

Il campo di via Selvanesco sorge su un terreno privato, raggiungibile solo attraverso stradine sterrate tra i campi all’estrema periferia sud. Nove mezzi tra roulotte, furgoni e camper sono accampati su una spianata tra rottami, pattumiera e carcasse bruciate, con topi che corrono lungo una roggia. Alcuni veicoli sono in buone condizioni, altri cadono a pezzi. Su una rete pende una fila di panda di peluche. L’arrivo delle forze dell’ordine ha provocato la reazione di una decina di bambini e ragazzini che hanno urlato, insultato e lanciato pietre per tenere lontani curiosi e giornalisti.

Fuori dal comando della polizia locale, una giovane madre culla tra le braccia la figlia più piccola. La bambina piange, lei le rimette il ciuccio. Indossa una gonna bianca, una maglietta leopardata, ciabatte; negli occhi, un velo di lacrime. È la madre dell’undicenne: «È da stamattina che piango. Per mio figlio e per la signora che è morta. Non so cosa dire, sono sotto choc». Racconta di aver saputo della tragedia solo poche ore prima dell’arrivo delle pattuglie: «Al mattino erano usciti a piedi e sono tornati tardi. Poi stanotte si sono messi a piangere e hanno raccontato tutto. Li avessimo visti in macchina, li avremmo fermati». Vive a Milano da sette-otto mesi, dopo essere passata per Roma e Bologna: «Al campo siamo tutte donne, i mariti sono in carcere, anche il mio, per vecchi reati».

La dinamica, secondo gli investigatori, sarebbe iniziata domenica sera, quando i ragazzini hanno adocchiato la Ds4 con targa francese, carica di bagagli, parcheggiata davanti a un b&b e appartenente a turisti di Strasburgo. Dopo averla svaligiata, avrebbero trovato la copia di scorta delle chiavi, decidendo di spostarla vicino al campo per usarla l’indomani. Lunedì a mezzogiorno, la corsa a velocità folle si è conclusa in tragedia.

La vicenda ha acceso un durissimo scontro politico. Matteo Salvini ha chiesto lo sgombero e la demolizione del campo, l’arresto dei “pseudo-genitori” e la revoca della patria potestà. Roberto Vannacci ha parlato di “responsabilità morale enorme” delle istituzioni che governano la città. Carlo Calenda si è detto favorevole in linea di principio allo sgombero, ma ha accusato Salvini di propaganda: «Perché lo chiedi al sindaco e non al ministro degli Interni?».

Il sindaco Beppe Sala ha replicato: «Vergognoso speculare sulla morte di una persona. Dal 2013 al 2024 le giunte di centrosinistra hanno chiuso 24 campi rom, contro uno solo delle amministrazioni di centrodestra». Il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha richiamato la necessità di combattere degrado e abbandono scolastico, citando il decreto Caivano. Dal Pd, il consigliere municipale Michele Valtorta ha ricordato che il campo di Chiesa Rossa fu aperto sotto giunte di centrodestra e ha accusato la Regione Lombardia di immobilismo nella gestione delle case Aler.

Il capogruppo leghista Alessandro Verri ha definito la vicenda «ennesima prova del fallimento delle politiche d’integrazione» e Romano La Russa (FdI) ha chiesto controlli e interventi sociali per allontanare i minori dalle famiglie d’origine.

Tra accuse, repliche e richieste di sgombero, resta l’eco di un dramma che ha spezzato una vita e aperto un nuovo fronte di divisione in città.

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