"Amo la mia professione e ringrazio di aver potuto fare questa bellissima esperienza, ma negli ultimi anni vedo che tutto sta andando a rotoli!"

C'è disagio nella Polizia cantonale? Ci sono problemi irrisolti che si sono via via aggravati e incancreniti? Il sondaggio promosso dai sindacati ha indicato che non si tratta di invenzioni o di lamentele infondate. E la reazione del nuovo responsabile politico della Polizia, il ministro Claudio Zali, al sondaggio e alla proposta di avviare un audit indipendente, non ha certamente spianato la via al dialogo. Le reazioni, però, non si sono fatte attendere. Gli agenti, iniziano a parlare. Abbiamo raccolto questo sfogo, che pubblichiamo integralmente, proteggendo ovviamente l'autore. Uno sfogo coraggioso, che "è un grido d'allarme e una richiesta d'aiuto". Con la speranza che qualcuno ascolti.
- Amo la mia professione e ringrazio di aver potuto fare questa bellissima esperienza, ma negli ultimi anni vedo che tutto sta andando a rotoli! Nei reparti operativi c’è una cronica mancanza di personale. Per contro, si sono gonfiate a dismisura le attività amministrative creando posti di lavoro a scapito degli agenti operativi.
Sollevi problemi reali e nessuno li risolve… Perché? Perché nessuno ti ascolta. Ti viene risposto che è un problema finanziario, che non ci sono soldi, ma non si fa nulla per affrontarlo!
Noi agenti siamo spesso costretti a fare turni massacranti, spesso si va oltre il turno di lavoro e poi si fa fatica a recuperare le ore: si è costantemente sotto pressione. C’è poca possibilità di recupero per mancanza di personale, con regole imposte agli agenti senza considerare che hanno una famiglia, al di là del lavoro.
Molti stanno pensando, o hanno pensato, di lasciare la Cantonale perché non si sentono sufficientemente apprezzati e valorizzati! C’è troppo stress e spesso ci si dimentica che siamo uomini e donne e non numeri, ognuno con i propri problemi personali, che non vengono considerati come si dovrebbe, lasciando i collaboratori da soli ad attendere risposte che non arrivano mai!
Facciamo sacrifici tutti i giorni per garantire il servizio alla cittadinanza, ma a mio avviso questo sacrificio non ci viene sufficientemente riconosciuto! C’è una grande distanza tra noi e i vertici, tra noi e il Dipartimento, che non capiscono, negano e non vogliono affrontare i nostri problemi!
Le promozioni… ci sono ruoli di quadri che sono liberi da mesi perché si parla di riorganizzazione della polizia, ma nessuno sa cosa bolle in pentola. Nessuna comunicazione chiara verso il personale! Ci sono stati quadri superiori che hanno lasciato la Cantonale perché non ce la facevano più. E intanto ci sono agenti che devono ricoprire ruoli di quadro senza essere nominati. Una situazione che perdura ormai da tempo… E poi ci sono sezioni dalle quali gli agenti scappano per il troppo lavoro o per conflitti personali con i superiori.
Ho visto troppe volte nomine a livello dirigenziale decise con il puro criterio di favorire gli amici, e gli amici degli amici. E se non sei tra quelli, sei tagliato fuori! Non c’è un bell’ambiente in questo periodo, per nulla. Poi, la paura degli atti parlamentari fa novanta. Le ultime vicende degli etilometri e dei panini ammuffiti non hanno fatto che scoperchiare un vaso di Pandora sullo stato di salute attuale della Polizia cantonale, che negli ultimi anni è andato via via deteriorandosi.
In realtà non si è mai caduti così in basso come in questi ultimi anni… E piange il cuore vedere una polizia cantonale così rovinata. L’audit “Fisica-Mente” doveva servire a risolvere alcune problematiche, ma è rimasto nei cassetti del Comando. Gli esiti noi agenti non li conosciamo, ma probabilmente non sono positivi… Altrimenti non sarebbero stati nascosti. Ma si sa: è più facile, o più comodo, mettere la polvere sotto il tappeto!
Troppo distacco tra Comando e agenti, troppe interferenze politiche, troppa poca voglia di comunicare con i propri agenti e di risolvere questioni irrisolte che si trascinano da mesi, se non da anni!.
E sulle multe… ci sono ordini dati di dover incassare un certo numero di contravvenzioni per poter contribuire a mettere a posto il bilancio del Cantone, e nonostante la grande mole di lavoro che noi agenti normalmente affrontiamo! Così è impossibile lavorare serenamente. Eppure noi che siamo la base non molliamo, perché c’è ancora una parte di personale che ci crede fino in fondo e grazie a queste persone la Polizia ottiene ancora risultati brillanti.
Il mio è un grido di allarme e una richiesta di aiuto… Bisogna salvare il salvabile e investire sui propri agenti che sono un patrimonio, per evitare che se ne vadano.
L’equiparazione salariale con gli agenti delle polizie comunali non aiuta: noi abbiamo una responsabilità accresciuta, che le comunali non hanno. Ma i loro agenti beneficiano dello stesso nostro stipendio, più giorni di libero e minori responsabilità. Questa situazione va messa a posto e presa a carico.
Siamo l’unico Cantone in cui per chi lavora di notte non è riconosciuto un tempo di compensazione. Le indennità, irrisorie per non dire ridicole e poco attuali con il costo della vita, sono ferme da anni. In altri Cantoni gli agenti prendono il doppio. In Ticino è tutto dovuto e non viene riconosciuto nulla a livello economico. Anzi spesso è visto come un fastidio.
Noi collaboratori investiamo molto nella Polizia cantonale, talvolta anche nel nostro tempo libero, ma è disarmante rendersi conto che la nostra Polizia cantonale sta cadendo a pezzi… senza uno straccio di riconoscimento per noi agenti che ci lavoriamo.
Ma fino a dove vogliamo arrivare? Si può solo sperare che qualcuno finalmente prenda in mano veramente la situazione e cominci a risolvere i veri problemi… Me lo auguro prima che la nave faccia la fine della Costa Concordia! -