IL FEDERALISTA
Fisco e famiglia, dalla padella nella brace
Un nuova proposta rischia di creare nuove disuguaglianze a scapito delle famiglie monoreddito o con secondo reddito modesto. La visione di Giorgio Fonio e Samuele Vorpe

Articolo a cura della redazione de il federalista.ch

È un po’ come se, di fronte a una palese ingiustizia che penalizza da decenni la famiglia rispetto alle coppie non sposate, il Governo federale, indossando i panni di David Copperfield, avesse deciso di far sparire d’un colpo la famiglia dal paesaggio fiscale svizzero. La famiglia non c’è più. Ci sono solo individui, indistinti soggetti fiscali. E così la giustizia fiscale è ristabilita. Un’idea di destra o di sinistra? Di sicuro non è di centro.

Onorevole Giorgio Fonio, a lei sembra che questa soluzione dell’imposizione individuale risolva il problema dell’ingiusta tassazione delle famiglie a livello federale?
"La mia risposta è no. E la cosa che mi lascia più perplesso è che per risolvere un'ingiustizia – perché comunque un'ingiustizia per le coppie sposate a livello di imposta federale diretta c’è – si crea paradossalmente una nuova disparità di trattamento per le famiglie monoreddito, come pure per quelle che abbiano un secondo reddito esiguo".

Giorgio Fonio è consigliere ticinese del Centro nella Camera del Popolo a Berna. Sindacalista di OCST, il sindacato cristiano sociale, è alla sua prima legislatura a Berna nonché già autore di atti parlamentari incentrati sul ruolo della donna nel mondo del lavoro. Ma torniamo all’effetto boomerang della proposta governativa. 
"Il nostro modello che, come accade a livello cantonale, corregge l’imposizione alle famiglie con un sistema di deduzioni a loro favorevoli, con la tassazione individuale non funzionerebbe più. Soprattutto per chi abbia un secondo reddito basso. Invece di aiutare si andrebbe a penalizzare ulteriormente". 

Su questi meccanismi ci faremo illuminare tra poco dal professor Vorpe. Fonio, come lei sa bene, il Consiglio federale ha compiuto un’operazione politica piuttosto ardita: propone cioè al Parlamento di far diventare legge una proposta contenuta in un’iniziativa popolare lanciata da “Donne Liberali” e dal PLR stesso (testo sul quale dovremmo prossimamente votare). Scopo: promuovere la presenza femminile nel mondo del lavoro; metodo: abolire la tassazione famigliare e passare a una forma fiscale puramente individuale.
"Guardi, il tema del rientro delle donne nel mondo del lavoro è uno dei miei cavalli di battaglia, ma pensare che a favorirlo possa essere il passaggio alla tassazione individuale mi sembra un’illusione. In un mio atto parlamentare ad esempio ho proposto tutta una serie di misure per favorire la conciliabilità tra famiglia e lavoro, a cominciare da un forte sostegno agli asili nido. Ma penso che lo scopo debba essere quello di permettere alle famiglie di decidere cosa fare, cioè se lavorare in due o magari stabilire che uno dei due torni a casa a occuparsi dei figli. Perché se difendo la possibilità di un ritorno delle donne nel mondo del lavoro, difendo però anche la libertà delle famiglie di valutare e decidere".

Come spiega che il Governo federale abbia imboccato “a testa bassa” la via dell’imposizione individuale proposta dall’iniziativa delle Donne Liberali nonostante la stragrande maggioranza dei Cantoni l’avesse avversata in consultazione, come pure aveva fatto la Conferenza dei direttori cantonali delle finanze?
Un’idea ce l’ho. Non dimentichiamo infatti che sul tavolo c’è un’iniziativa popolare presentata dal Centro, che va proprio a correggere la discriminazione fiscale verso le famiglie attraverso un meccanismo molto semplice, che in sostanza impone di applicare all’imposizione congiunta lo stesso addebito calcolato per le persone non congiunte.

Ci sta dicendo che adottando la soluzione dell’imposizione individuale il Consiglio federale abbia messo fuori gioco l’iniziativa del Centro sulla quale dovremmo presto votare?
"Questo l’avete detto voi, ma forse ci siete andati vicini… Mi permetto di aggiungere che una mia recente iniziativa che andava nel senso di sostenere il rientro delle donne nel lavoro tramite un sistema di coaching di accompagnamento (perché quando una donna rimane molto tempo fuori dal mondo del lavoro, fatica poi a rientrare) è stata subito bocciata dal Consiglio federale".

Per finire, la proposta del CF ha il sostegno deciso di liberali e verdi liberali, l’opposizione del Centro, mentre socialisti e verdi sembrano piuttosto scettici, in quanto preoccupati per il minor gettito che comporterebbe (di circa un miliardo, come vedremo). Come finirà lunedì la discussione nel plenum della Camera Bassa?
"Penso che il dibattito sia ancora aperto. Qualcosa può ancora cambiare, ma sarà un dibattito molto duro, dove secondo me la proposta del Governo passerà o non passerà in modo risicato".

L’esperto: uno stravolgimento storico, non del tutto motivato

L’introduzione dell’imposizione individuale dei coniugi rappresenterebbe un “cambio di sistema epocale”. Così la pensa l’esperto fiscale Samuele Vorpe.

Professore, partiamo dalla situazione attuale, soprattutto dalle disparità che esistono tra coniugi e concubini.
"In Svizzera, il sistema fiscale considera la famiglia come un'unità giuridica, morale ed economica, quindi la tassazione viene effettuata a livello famigliare. Il reddito e il patrimonio dei coniugi e dei figli minorenni vengono sommati (attraverso una sola dichiarazione). La proposta in discussione mira a introdurre una riforma radicale che comporterebbe un cambiamento significativo su tutti i livelli di tassazione: federale, cantonale e comunale. Si passerebbe a un sistema in cui ogni persona è considerata un contribuente indipendente, a prescindere dal suo stato civile".

Quindi con il sistema impositivo vigente, se lasciamo in disparte per un momento sostanza e deduzioni particolari, due famiglie, una dove un coniuge guadagni 200mila franchi e l’altro nulla e una in cui entrambi guadagnino 100mila franchi, sono fiscalmente paragonabili?
"Esattamente. In entrambe le situazioni i redditi vengono cumulati. Che si tratti di un reddito solo, o di due redditi di 100mila, oppure 150 e 50, il totale dei redditi sarà di 200mila franchi. In futuro ognuno verrebbe imposto separatamente sul suo reddito".

Per quale motivo passare al nuovo regime della tassazione individuale?
"Il motivo principale per questo cambiamento è il persistere della cosiddetta "tassa sul matrimonio", una penalizzazione che colpisce principalmente i coniugi e riguarda esclusivamente l'imposta federale diretta, non le imposte dirette cantonali e comunali poiché, dopo una sentenza del Tribunale federale del 1984 (“Hegetschweiler”) che stabilì che i coniugi non debbano pagare un'imposta maggiore del 10% rispetto ai concubini, i 26 Cantoni hanno adeguato le loro legislazioni tributarie. A livello federale invece finora non ci si è mossi: così la Confederazione continua a incassare un miliardo l’anno di troppo dagli sposati".

Ci faccia capire meglio con un esempio.
"Immaginate due concubini, entrambi con un reddito di 100.000 franchi. Ognuno di loro paga circa 1.800 franchi di imposte sul proprio reddito di 100.000 franchi, per un totale di 3.600 franchi di imposta federale diretta. In confronto, se questi due concubini fossero sposati, dichiarerebbero un reddito complessivo di 200.000 franchi, facendo scattare un’aliquota più alta nella scala progressiva: pagherebbero 6.400 franchi di imposta federale diretta, cioè oltre l'80% in più.
A livello cantonale, la situazione è diversa. Prendiamo ad esempio il Ticino: qui, gli stessi concubini pagano, sempre ipoteticamente, circa 26.000 franchi di imposte, mentre i coniugi pagano circa 26.700 franchi. Una differenza ben al di sotto del 10%. Dunque, i Cantoni hanno cancellato da tempo, con varie soluzioni, le disparità, pur mantenendo la dichiarazione unica e il cumulo di redditi e sostanze per i coniugi".

Se il sistema risulta vantaggioso per i concubini, perché le famiglie non dovrebbero essere favorevoli al nuovo regime, che le tratterebbe alla stessa stregua?    
"Ci sono diversi problemi da considerare. Adottare la tassazione individuale comporterebbe un aumento significativo dell'onere amministrativo. Dichiarazioni separate uguale doppio lavoro, anche per l'autorità fiscale che verifica. Parliamo di circa 1,7 milioni di nuovi dossier a livello federale. In Ticino si stimano 85mila dichiarazioni aggiuntive, con conseguente necessità di assumere tra 50 e 80 persone in più. I Cantoni nella consultazione si sono perciò detti fortemente contrari".

Questo dal punto di vista dello Stato. Torniamo però alle famiglie.
Un grosso problema riguarda le famiglie con un solo reddito o con secondo reddito contenuto. La riforma penalizza queste famiglie perché le deduzioni fiscali non possono essere completamente utilizzate se il secondo coniuge non ha reddito sufficiente per assorbirle.

Restiamo all’esempio precedente, cioè di un nucleo in cui, per esempio, un coniuge guadagna 200mila e l’altro zero. Oggi le deduzioni si applicherebbero alla “somma”. Domani?
Domani, se – ipotizziamo – una famiglia con quattro figli può dedurre 7.000 franchi per figlio, per un totale di 28mila fr., queste deduzioni verranno suddivise equamente tra i coniugi. Se il secondo coniuge non lavora o ha un reddito molto basso, tali deduzioni potrebbero andare semplicemente perse, aumentando il carico fiscale totale dell’intera famiglia rispetto ad oggi.

Altri problemi?
Stabilire la proprietà dei beni comuni sarà complicato. Come trattare fiscalmente un conto bancario condiviso? Si potrebbero poi verificare manovre, come prestiti o trasferimenti fittizi di beni tra i coniugi, solo per ottenere vantaggi fiscali. Infine, il passaggio alla tassazione individuale comporterebbe la perdita della responsabilità solidale tra coniugi. Se uno dei coniugi non paga le imposte, l’altro non sarà più responsabile per il debito fiscale.

Tuttavia, sia la Commissione Tributi del Nazionale (CET-N) che Consiglio federale preferiscono cambiare proprio perché la penalizzazione delle famiglie monoreddito o con secondo reddito contenuto spingerebbe i coniugi a incrementare la loro disponibilità sul mercato del lavoro. Cosa ne pensa?
"Sono scettico. Penso che aspetti come il desiderio di indipendenza economica, l'offerta di impiego e soprattutto la disponibilità di servizi di custodia dei bambini giochino un ruolo più rilevante nella decisione di lavorare. Costringere qualcuno a lavorare per ottenere una deduzione non è davvero realistico. La prospettiva di un aumento dell’occupazione è incerta, mentre il cambiamento prospettato sarà enorme".

Non le sembra che la riforma dovrebbe essere esclusivamente guidata dalla preoccupazione della giustizia fiscale?
"E infatti la giustizia fiscale sarebbe già garantita seguendo ciò che è stato fatto a livello cantonale. Ora, è vero che quasi tutti gli altri Stati hanno il sistema individuale. In Italia funziona perfettamente, però l’imposta sul reddito da lavoro è trattenuta alla fonte. Insomma un sistema totalmente diverso dalla Svizzera, dove tutti i redditi, la sostanza, etc. vengono aggregati per determinare la base imponibile, prima di applicare l’aliquota progressiva".

Quindi, la sintesi è che si sta facendo una rivoluzione quando sarebbe possibile fare una semplice correzione?
"Esatto. Di fatto il Consiglio federale ha preso l’iniziativa costituzionali delle donne liberali e la sta tramutando in legge federale. Per risolvere il problema a livello federale si rischia di stravolgere tutte le leggi cantonali che sono già adattate da 40 anni". 

Vi sono delle minoranze che proveranno a proporre modelli alternativi, come il cosiddetto splitting…
"Lo splitting sarebbe la soluzione più logica. In pratica, nel modello più semplice si sommano i due redditi dei coniugi e poi si divide per 2. Poi si applicano le aliquote alle due metà. Vi sono altri modelli di splitting detti “parziali”, ma non entriamo nei particolari.  Si potrebbero anche semplicemente rivedere le tariffe oggi applicabili ai coniugi (descritte all’Art. 36 co. 2,  Legge federale sull’imposta federale diretta). O passare a forme di Flat Rate Tax con correttivi. E così via".

Se oggi la “tassa sul matrimonio” vale un miliardo, chi ci perderà?
"Passare alla tassazione individuale costerebbe 800 milioni alla Confederazione e 200 milioni ai Cantoni. In un contesto di ristrettezze finanziarie, questo cambiamento non è ideale. Se non si vogliono perdite fiscali, un aumento delle imposte è naturale, ma non so in quale proporzione. Si cercherà poi di introdurre delle nuove deduzioni, ma le famiglie monoreddito potrebbero essere comunque fortemente penalizzate".
 


 


 

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