POLITICA E POTERE
Gianella: "Ecco perché indichiamo le ore di lavoro nelle risposte alle interrogazioni"
Il cancelliere spiega perché da un po'di tempo nelle risposte del Governo vengono indicate le ore di lavoro impiegate: "Non volevamo fare come ad Argovia dove indicano anche i costi"

BELLINZONA - Ha fatto storcere il naso a più di un deputato. Qualcuno, come il capogruppo della Lega Attilio Bignasca, proprio non l'ha digerita. Stiamo parlando di quell'indicazione che da qualche tempo indica, nel testo di risposta alle interrogazioni parlamentari, le ore di lavoro impiegate dall'amministrazione cantonale per rispondere alle domande dei deputati. Un'indicazione che ora viene apposta nero su bianco sul documento firmato - come da prassi - dal presidente del Consiglio di Stato e dal Cancelliere Giampiero Gianella. 

"Abbiamo dato seguito a più di un atto parlamentare che chiedeva di fare un esame dei costi dell'amministrazione. Inoltre è una prassi in vigore sia a livello federale sia in diversi cantoni" ci spiega il cancelliere Gianella che abbiamo raggiunto al telefono. "Alla fine il Consiglio di Stato ha deciso di optare per indicare le ore impiegate, piuttosto che fare come nel canton Argovia dove oltre alle ore viene anche indicato il costo effettivo del lavoro svolto". 

Si tratta quindi di un invito nemmeno tanto velato da parte del Governo ai gran consiglieri a frenare con le interrogazioni? Non proprio ci dice Giampiero Gianella, "si tratta piuttosto di far capire che per ogni interrogazione dietro c'è un lavoro pratico, di analisi e di preparazione svolto dai servizi competenti. Ciò non toglie che ogni singolo deputato è libero, come sancisce la legge, di fare le domande che più ritiene opportune all'indirizzo del Governo". 

Però c'è una puntualizzazione da fare, ricorda il cancelliere: "Negli anni il numero delle interrogazioni è aumentato e di conseguenza anche il lavoro dell'amministrazione. In qualche caso alcune verifiche potrebbero essere fatte preliminarmente. Inoltre molti documenti sono in rete a disposizione dei deputati in modo che alcune questioni possano essere attentamente valutate prima di ricorrere allo strumento dell'interrogazione. Questo, ripeto, senza mettere in discussione il diritto di ogni gran consigliere di porre dei quesiti all'esecutivo". 

L'indicazione di apporre le ore di lavoro impiegate per elaborare una risposta è stata estesa dal Consiglio di Sato a tutta l'amministrazione per quanto riguarda le interpellanze. Nel caso di Attilio Bignasca, che in segno di protesta contro questa nuova prassi si è autosospeso dalla Commissione della gestione, il cancelliere ammette: "Forse in quel caso - non si trattava di un'interrogazione parlamentare - è stata data un'interpretazione un po'troppo estensiva dell'invito del Consiglio di Stato". Comunque il concetto di fondo rimane: il tempo è denaro, anche per l'amministrazione cantonale.  

 

ItaCa

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