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Politica e Potere
25.02.2015 - 15:210
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Votare le spese dello Stato: no di misura del Gran Consiglio alla "Lex Morisoli" nella Costituzione

Il Parlamento con 34 voti a 30 boccia il referendum finanziario obbligatorio. I favorevoli: "Giusto che i cittadini scelgano come vengano spesi i propri soldi". I contrari: "Le leggi attuali sono sufficienti: già troppe votazioni"

BELLINZONA – No. Ma per poco. Il Gran Consiglio questo pomeriggio ha respinto l'idea di introdurre nella Costituzione il referendum finanziario obbligatorio. Detta in parole spicce la proposta, avanzata dal presidente di Idealiberale Sergio Morisoli, prevedeva di inserire nella Carta il principio che il popolo fosse chiamato ad esprimersi sulle varie spese votate dal Gran Consiglio. Trattandosi di un'iniziativa generica, ovviamente, non era stabilito il quantum: ovvero sia la soglia di danaro per mandare un credito davanti al giudizio degli elettori. Ma per l'appunto soltanto il principio. Il Parlamento, come detto, si è spaccato sostanzialmente a metà. La votazione è finita 34 a 30 con 2 astenuti. Da una parte i contrari (PLR, PS, Verdi) sicuri che gli strumenti per controllare la spesa pubblica siano sufficienti, soprattutto dopo la recente approvazione della legge sul freno ai disavanzi. Dall'altra i favorevoli (Lega, UDC e la maggioranza del PPD) convinti che lo strumento proposto da Morisoli fosse un ottimo contraltare al moltiplicatore cantonale e che non ci fosse nulla di male a chiedere al popolo di esprimersi sulle spese. D'altro canto, come ha ricordato l'iniziativista, "questo strumento è conosciuto in 19 Cantoni su 26. Vogliamo semplicemente chiedere al popolo cosa pensa sulle varie spese. Diciamo che dopo la mano del moltiplicatore cantonale ci dotiamo della seconda. Una mano che di certo porterebbe maggiore parsimonia nell'allestire il credito con lo spauracchio di una votazione popolare. I politici farebbero molto meglio i calcoli". Decisamente contrario Roberto Badaracco che si è scagliato duramente contro la proposta. "Ormai – ha detto il deputato PLR – siamo arrivati al motto che "tanto ci pensa al popolo". E che i politici sono tutti incompetenti e impotenti. E siccome non sappiamo più risolvere i problemi debbano pensarci i cittadini tramite il voto. Il populismo imperante potrebbe far credere che questa sua una buona idea ma la logica porta a concludere per l'esatto contrario. Sottoporre le nuove spese al voto popolare significherebbe esautorare il Gran Consiglio. Inoltre, siamo già confrontati con una miriade di votazioni inutili. La nostra democrazia diretta ha già raggiunto il massimo della saturazione". Di tutt'altro parere Daniele Caverzasio: "Non capisco – ha affermato il capogruppo della Lega - questa paura da parte del PLR di dare voce al popolo. Con il moltiplicatore si è inserito nella Costituzione il giocattolo per aumentare le imposte. Siamo convinti che il referendum finanziario non sia che la conseguenza di un percorso che vuole sempre più il popolo al centro delle decisioni. Vogliamo semplicemente che i contribuenti decidano come spendere i propri soldi. Questo strumento aumenterà la pressione sui politici. Politici che finora non hanno dimostrato di voler ridurre le spese". Il PPD, come detto, si è dimostrato diviso. Con una maggioranza comunque favorevole alla proposta di Morisoli: "Negli scorsi anni – ha detto il vicepresidente Maurizio Agustoni - abbiamo più volte espresso preoccupazione per i conti pubblici. Nel 2015 abbiamo dovuto prendere atto del fallimento della road map che avevamo proposto per risanare le finanze. È essenziale una deciso cambiamento di rotta. Il referendum finanziario obbligatorio potrebbe essere un istituto prezioso. A nostro avviso il popolo deve avere la più ampia possibilità di esprimersi su come si spendono i soldi". Contrari socialisti e Verdi. Per la capogruppo Pelin Kandemir Bordoli "la legge sul freno ai disavanzi è più che sufficiente. La moltiplicazione di votazioni che non suscitano un reale dibattito portano a una banalizzazione del voto. Serve un giusto e corretto equilibrio". Mentre Michela Delcò Petralli: "Il referendum obbligatorio bloccherebbe l'attività di Gran Consiglio e Consiglio di Stato. La spesa la si controlla innanzitutto evitando di buttare via i soldi in progetti inutili come i maxi crediti a favore degli impianti di risalita".
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