POLITICA E POTERE
Le strane regole contrattuali della Scuola Glossa di Ascona. Ma la direttrice e i docenti scrivono a tutti i deputati: "Siamo felici e contenti"
A proposito dei 15 franchi all'ora pagati alle segretarie, la Professoressa Dottoressa Dragana Kojic Maltecca dovrebbe conoscere il livello salariale dei segretariati scolastici, visto che insegna al Liceo

ASCONA – La Professoressa Dottoressa Dragana Kojic Maltecca, così si firma, direttrice della Scuola di lingue Glossa di Ascona, si sta agitando oltremodo dopo l’articolo di liberatv e la successiva interrogazione di Massimiliano Robbiani. Tanto da sentirsi in dovere di scrivere una mail all’intero Gran Consiglio, alla quale allega alcune testimonianze di collaboratori. 

In tutti gli scritti – oltre a pesanti apprezzamenti sulla segretaria che si è rivolta ai sindacati e critiche a liberatv che ha sollevato il caso - c’è un inno alla scuola Glossa, alla professionalità dei suoi insegnanti (che nessuno ha mai messo in dubbio) e al fantastico clima famigliare che regna tra chi vi lavora. Ma non c’è una sola riga sul salario percepito dalle segretarie della scuola, che è uno dei punti centrali: 15 franchi lordi all’ora. Gli insegnanti di lingue si limitano a scrivere: ma noi prendiamo ben più di 15 franchi all’ora. E ci mancherebbe!

A voler riportare questa paga su base mensile, siamo attorno ai 2'500 franchi lordi al mese. Uno può anche dire “mi sta bene così”, tanto in quel settore non ci sono contratti collettivi e nemmeno “contratti normali” che impongono salari minimi. Ma non parliamo di un salario dignitoso, soprattutto per un segretariato scolastico. Siccome oltre a dirigere la scuola Glossa, la Professoressa Dottoressa Dragana Kojic insegna anche al Liceo cantonale di Locarno, dovrebbe sapere più o meno quanto percepiscono le segretarie degli istituti scolastici, anche quelle meno formate e performanti. Non è che possa prendere quei salari come base, questo è comprensibile, ma almeno uno sforzo per avvicinarvisi...

La direttrice si lamenta perché in questo caso abbiamo parlato di “sfruttamento”. Ritiriamo il termine e ci scusiamo per averlo usato. In cambio le chiediamo di pubblicare a quanto fattura le sue prestazioni e quelle della scuola ai vari uffici cantonali, come interprete giudiziaria e come
responsabile dell'organizzazione dei corsi di lingue e informatica richiesti dal Cantone (leggiamo dal sito internet della Glossa: “La scuola collabora dal 1992 con gli uffici del lavoro del cantone, dal 1997 con l'Ufficio Misure Attive di Bellinzona e dal 2009 con l'assicurazione invalidità”).
Aggiungiamo che, avendo un attestato di orientatrice per persone in disoccupazione, la direttrice dovrebbe essere particolarmente sensibile alle esigenze di chi esce da una condizione di “senza lavoro”.

In più, va detto che il salario su base oraria – lo si legge nel contratto – viene versato tra il 20 e il 25 del mese dopo. Insomma, tu lavori ad aprile ma i soldi li prendi a fine maggio. Strana regola. Ma se son tutti contenti va bene così.

Altra strana regola è quella che, se ti ammali non prendi i soldi fino al trentesimo giorno, quando scatta la copertura assicurativa in base alla polizza che la Scuola ha stipulato. Quasi tutte le aziende private fanno così, per evitare premi eccessivi: si assicurano a partire dal ventisettesimo giorno, ma la buona regola e il rispetto della dignità del dipendente vuole che chi si ammala il salario lo prende lo stesso anche fino a che scatta la copertura assicurativa.

Alla Scuola Glossa però sono tutti contenti così, e tutti – “senza aver subito alcuna pressione” – hanno firmato la dichiarazione che recita: “Dichiaro in buona fede e senza essere costretto/a da parte di nessuno che, in caso di malattia nei primi 27 giorni non pretenderò alcun risarcimento per la perdita di guadagno da parte della scuola Glossa. Dichiaro inoltre di avere i mezzi finanziari propri per sostenere l’ammanco del guadagno per l’assenza in caso di malattia”.

È stata una decisione di “team”, dicono tutti in coro i collaboratori, anche nelle diverse dichiarazioni allegate alla mail inviata a novanta deputati.

Il caso è venuto alla luce perché una segretaria si è rivolta al Sindacato Cristiano Sociale. Abbiamo chiesto un parere al sindacalista Giorgio Fonio, che sta seguendo il caso: “Stiamo aspettando risposte alle domande che abbiamo formulato per raccomandata alla Scuola – dice -. Ma mi chiedo quale lavoratore pagato 15 franchi lordi all’ora è disposto a rinunciare con il sorriso sulle labbra al salario in caso di malattia”.

Marco Bazzi

 

 

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