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19.02.2019 - 18:370
Aggiornamento: 22.02.2019 - 11:13

Il caso dell'ex funzionario del DSS in Gran Consiglio. Poche risposte per il momento. E scintille tra Zali e Dadò

Il Governo ha risposto ad alcune interpellanze sulla vicenda. L'ex funzionario percepisce ancora lo stipendio. Boris Bignasca: "Scandaloso!"

BELLINZONA - Poche e scarne risposte. E comunque nulla di nuovo, o quasi, rispetto a quanto già emerso nelle ultime settimane. Il caso dell’ex funzionario del DSS , condannato per coazione sessuale, è approdato oggi sui banchi del Gran Consiglio. Il Governo, infatti, doveva rispondere a tre interpellanze presentate dai deputati pipidini Fiorenzo Dadò e Maurizio Agustoni, dal leghista Boris Bignasca e dall’MPS Matteo Pronzini. Atti parlamentari che, in buona sostanza, chiedevano di far luce su eventuali responsabilità da parte dei superiori dell'ex funzionario. In particolare su come venne trattata la segnalazione che due delle vittime fecero all'epoca dei fatti. 

Ma le risposte del Consiglio di Stato, come detto, sono state assai limitate. Questo perché, come ha spietato il presidente Claudio Zali,  il Governo prima di pronunciarsi attende le motivazioni della sentenza del giudice Marco Villa - non ancora emesse - oltre ai risultati dell’inchiesta amministrativa ordinata subito dopo la conclusione del processo.

Il presidente del PPD Fiorenzo Dadò, introducendo la sua interpellanza, ha letto uno passaggio dell’atto d’accusa contro l’ex funzionario DSS: “E leggendolo - ha detto in aula - non si può trattenere il vomito. Sembra la trama di arancia meccanica, come si è letto sui social”.

Dadò ha quindi ribadito che il suo partito si riserva di proporre una Commissione parlamentare d’inchiesta, nel caso non sarà fatta sufficiente chiarezza sulle responsabilità dei superiori dell’ex funzionario: “La CPI è l’unico organismo con poteri inquirenti per far testimoniare anche coloro che non lavorano più nell’amministrazione pubblica”.

A Zali non è per nulla piaciuto parte dell’intervento di Dadò: “Come Consigliere di Stato mi distanzio dalla lettura strumentale di stralci di un atto d’accusa, che ha trovato solo parziale accoglimento nella sentenza e di cui non abbiamo ancora letto le motivazioni”. Contro replica di Dadò: “Ho letto, senza citarlo, lo stralcio dell’atto d’accusa pubblicato sul Mattino della Domenica. Si distanzia anche dal giornale del suo partito o solo da noi?”. Nessuna risposta.

Tra le poche risposte fornite dal Governo, vi è stata quella sul salario dell’ex funzionario: “La procedura di licenziamento è conclusa - ha chiarito Zali - ma percepisce ancora lo stipendio, secondo quanto prescritto dalla Legge sui dipendenti sui termini di disdetta”.

“Questo fatto è scandaloso”, ha sottolineato Boris Bignasca, aggiungendo come sia necessario per lo Stato “riacquistare credibilità verso i cittadini e verso i collaboratori e collaboratrici. Il diritto penale ha fatto quello che poteva fare. Ora la politica deve fare la sua parte perché quanto accaduto non succeda mai più”.

Matteo Pronzini, da parte sua, ha invitato il Gran Consiglio a scusarsi con le ragazze che hanno denunciato l’ex funzionario, seguendo l’esempio del giudice Marco Villa. Una richiesta accolta dalla presidente Pelin Kantemir Bordoli che ha espresso la sua solidarietà alle vittime.

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