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21.09.2022 - 09:300
Aggiornamento: 27.09.2022 - 17:55

Direttore arrestato, raffica di domande al Governo. Dadò e Aldi: "Che c'entra il Kāma Sūtra col latino?"

Due altri atti parlamentari, tra cui uno firmato da diversi deputati del PLR. Chi era informato di quel corso orientato alla sessualità destinato agli allievi delle medie?

BELLINZONA – Raffica di domande al Consiglio di Stato sulla vicenda che ha portato all’arresto del direttore della scuola media di Lugano, accusato di atti sessuali su fanciulli per aver avuto relazioni intime, per quanto consenzienti, con due allieve. Dopo l’interpellanza presentata ieri dal Movimento per il socialismo (LEGGI QUI), arrivano altri due atti parlamentari, uno firmato dal presidente del Centro, Fiorenzo Dadò, e dalla deputata leghista Sabrina Aldi, l’altro da Cristina Maderni e altri parlamentari del PLR - Aron Piezzi, Diana Tenconi, Maristella Polli, Paolo Ortelli – e dal presidente Alessandro Speziali. Il titolo dell’atto parlamentare di Dadò e Aldi va immediatamente al centro del problema: “Prostituzione, orge, perversione sessuale e Kāma Sūtra presentati come rito di passaggio non bastavano per fare aprire gli occhi?”. Il riferimento è ai testi classici che il docente (poi nominato direttore a Lugano) proponeva ai suoi allievi di latino in una sede del Luganese nell’ambito di un progetto orientato all’affettività e alla sessualità. Progetto al quale ha dedicato la sua testi di abilitazione all’insegnamento.

“A prescindere dalla questione penale che esula dalle nostre competenze e che seguirà il suo iter, emergono dettagli che lasciano basiti e sui quali non è possibile sorvolare – scrivono Dadò e Aldi citando l’articolo pubblicato ieri da LaRegione -. Tesi confermata anche dal collettivo “Io l’8 ogni giorno” che, in un articolo apparso anch’esso sul sito de La Regione sabato 17 settembre sostanzialmente ribadisce come si potesse evitare quanto accaduto siccome vi erano più dubbi sull’operato del docente in questione e in particolare che “vi fossero delle giovanissime allieve che avevano già provato a riferire a loro docenti taluni comportamenti del collega oggi incarcerato, comportamenti ritenuti da loro molesti o comunque inadeguati”.

Tornando al percorso formativo, i due deputati ricordano che venne “avviato senza che vi fosse stata una preventiva informazione alle famiglie degli allievi che solo dopo aver dimostrato non poche rimostranze hanno ricevuto le necessarie informazioni. Percorso portato avanti dal docente anche con delle chat su whatsapp nella quali venivano trattati temi sensibili e discussioni delicate sul sesso. Chat nella quale lo stesso docente esortava gli studenti a essere il più possibile sinceri e spontanei senza farsi inibire dalla timidezza e dal pudore anche fuori dagli orari scolastici. Nello stesso si possono leggere frasi del tipo: la conclusione è che “spetta agli adulti accompagnare i bambini e gli adolescenti verso una sessualità rispettosa, fonte di piacere e ricca di affetto”… Ma soprattutto sarà fondamentale, attraverso l’esempio e la messa in gioco in prima persona, insegnare ai ragazzi come instaurare un dialogo aperto e costruttivo su questi temi fra di loro e con gli adulti di riferimento, come genitori e docenti, a vantaggio di tutti. Addirittura si apprende dalla testimonianza di un allievo, così come dalle perplessità dei genitori, che ‘abbiamo esaminato anche il testo indiano del Kāma Sūtra, che vede la realizzazione affettiva come uno scopo della vita dell’uomo e della donna al fine del raggiungimento dell’illuminazione’. A cosa sia servita questa analisi del testo del Kāma Sūtra (e altri analoghi) con dei ragazzi tredicenni, durante l’ora di latino, non è dato a sapere, ma certo ha ben poco a che fare con l’illuminazione prospettata nella filosofia indiana e pertanto non può non aver lasciato indifferente gli esaminatori del docente e ancor meno le autorità di nomina”.

Appare evidente, concludono Dadò e Aldi, “che quanto finora emerso necessiti di importanti e puntuali chiarimenti da parte del Consiglio di Stato, ancor più visto che non è il primo caso a destare forti perplessità, basti ricordare ad esempio la questione nebulosa emersa in gennaio sul docente cinquantenne spostato alla chetichella in altra sede, dopo che il DECS aveva saputo della sua relazione con un’allieva sempre minorenne”.

Seguono 10 domande al Governo. In particolare i due deputati chiedono spiegazioni sull’improvviso trasferimento del docente da una sede all’altra e sulla sua successiva nomina alla direzione di quest’ultima: “Chi ha proceduto alla nomina a vice direttore e direttore del docente arrestato era a conoscenza del contenuto del suo lavoro di diploma e del ruolo inappropriato degli allievi? Questo contenuto non è apparso come un campanello d’allarme o perlomeno necessario di verifiche? Se sì, sono state fatte queste verifiche? Da chi? E cosa è emerso?”.

E ancora: “È vero che i genitori non sono stati preventivamente avvisati del percorso formativo avviato dal docente di latino? Come mai tale docente è stato incaricato di tale progetto sulla sessualità nonostante non avesse nulla a che fare con la sua materia? Chi ha dato questo incarico? Chi era informato di tale progetto (elenco completo)? Che controllo c’era durante l’esecuzione e da parte di chi? Come mai alle famiglie non è stato chiesto preventivamente se fossero d’accordo? La chat di whatsapp rientrava in tale progetto? Come giudica il Consiglio di Stato l’uso di questo mezzo di comunicazione tra docente e allievi? Nel caso specifico, chi l’ha autorizzato? Chi ne era a conoscenza? Quando è stato nominato il docente al ruolo di vicedirettore e poi direttore? L’autorità di nomina era a conoscenza dei problemi riscontrati con i genitori durante il lavoro di diploma? Se sì, è stata avviata una procedura amministrativa nei suoi confronti? Se no, perché? Quali sono i criteri che l’autorità prende in considerazione per nominare un direttore? In questo caso il Consiglio di stato ritiene che fossero tutti ottemperati?”.

L'INTERPELLANZA DI MADERNI

Veniamo ora all’atto parlamentare di Cristina Maderni. Le domande sono sostanzialmente le stesse: “Il docente era o non era stato oggetto di segnalazioni all’interno della scuola? In caso di risposta positiva, per quale motivo non ci si è rivolti ad un mediatore seguendo la procedura oggi vigente nelle scuole superiori e successivamente il fatto non è stato riportato alle istanze superiori all’interno del Dipartimento? Quali accertamenti e valutazioni sono state fatte dal DECS prima di procedere alla nomina a direttore in questione?”

Maderni e colleghi chiedono anche “quali passi si vorranno intraprendere da subito affinché il ripetersi di fatti del genere venga scongiurato e se del caso bloccato sul nascere? Si impongono, magari, cambiamenti di queste procedure? La scuola ticinese fa abbastanza per prevenire queste situazioni inaccettabili? Ci risulta infatti che alcuni progetti di prevenzione siano stati abbandonati o quantomeno sospesi. Corrisponde al vero?”. Tra i quesiti posti al Governo, anche quello relativo all’informazione: “Apparentemente, il DECS ha scritto ai soli genitori degli allievi dell’anno scolastico 2022-2023 (ndr: il riferimento è alla lettera inviata alle famiglie dopo l’arresto del direttore). Cosa è stato fatto o si intende fare nei confronti dei genitori i cui figli hanno avuto il docente negli anni precedenti?”.

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