Impressioni al termine della visita della Consigliera Federale responsabile del dossier asilo a Chiasso. Ora alle parole dovranno seguire i fatti
CHIASSO - Vicinanza. Attenzione. Dialogo. Soluzioni concordate. Sono queste le parole chiave che Elisabeth Baume-Schneider ha rivolto ai ticinesi in generale, e ai momò in particolare, durante la conferenza stampa organizzata al termine della sua visita al confine. Una visita attesissima, quella della Consigliera Federale responsabile del dossier asilo, dopo settimane ad alta tensione nei territori lungo la frontiera, complice anche la campagna elettorale in corso per le elezioni federali.
Baume Schneider ha voluto innanzitutto chiarire di essere costantemente informata sulla situazione. Ha detto che il malcontento espresso dalla popolazione è un problema che non può essere trascurato e di cui occorre occuparsi. Ha ribadito che gli asilanti problematici sono una piccola minoranza, ma che questa minoranza è assai dannosa sia per gli altri rifugiati, sia per la convivenza con la popolazione locale, sia per la politica stessa d’accoglienza del nostro Paese. Ha spiegato che la Svizzera è sotto pressione a livello di politica d’asilo a causa della somma dei rifugiati ucraini (statuto S) con quelli che fuggono da altri contesti di crisi, in una situazione internazionale sempre più instabile. Ha promesso che nei prossimi mesi saranno valutate le proposte raccolte oggi nel dialogo con le autorità cantonali e comunali, affinché si possano attutare dei cambiamenti. In particolare si punterà a lenire quel senso di insicurezza denunciato dalla popolazione - più agenti di sicurezza per le strade - e a colpire il senso d’impunità verso coloro che delinquono o mal si comportano, con l’introduzione di nuovi provvedimenti restrittivi.
Non sarà per domani, ha chiarito Baume-Schneider, senza richiamarsi alla metafora della bacchetta magica. Servirà tempo e lavoro legislativo. Forse c’è chi si attendeva un provvedimento pronto all’uso, un segnale immediato. Ma era realisticamente possibile? Intanto l’impegno pubblico è stati assunto dalla Consigliera Federale e ora dovrà far seguire alle parole i fatti se non vorrà che la sua credibilità vada in frantumi, almeno agli occhi della popolazione ticinese.
Anche perché le autorità ticinesi sono state estremamente chiare nel denunciare i problemi e le preoccupazioni. Lo ha fatto il presidente del Consiglio di Stato Raffaele De Rosa, che a Chiasso è stato accompagnato dai colleghi Norman Gobbi e Claudio Zali. Lo hanno fatto con ancora maggiore severità e durezza i sindaci di Chiasso (Arrigoni), Balerna (Pagani) e Novazzano (Bernasconi).
Sia De Rosa che i sindaci hanno messo l’accento sul tema chiave: una migliore ripartizione intercantonale degli asilanti. Il Ticino e i comuni di frontiera hanno dimostrato di essere solidali - è il succo del messaggio consegnato a Baume-Schneider - ora che anche gli altri Cantoni facciano la loro parte. Anche per quanto riguarda l'ordine pubblico e la sicurezza, il messaggio è stato cristallino. Il Ticino ha insomma suonato l'allarme.
Toccherà ora alla Consigliera Federale, far fruttare l’incontro odierno. L’impressione è che il Governo cantonale e le autorità comunali, abbiano voluto tendere la mano a Berna con la volontà comune di ricercare soluzioni costruttive e condivise. Tutti ci hanno messo la faccia oggi, mandando un segnale di unità tra le varie istituzioni. Ma se le parole non si tramuteranno presto in fatti, l’unità odierna è destinata a sgretolarsi. E allora saranno guai.
AELLE