Cosa dovrebbe fare Marco Chiesa nel caso ottenesse più voti di Michele Foletti alle elezioni comunali di Lugano? Chiesa dovrebbe dichiarare i suoi intendimenti prima del voto, come auspicato dal Consigliere di Stato Zali?
“Se fosse eletto sindaco di quindicina, dovrebbe accettare la carica perché la volontà popolare va sempre rispettata. Il dubbio che sorge in me, e in tanti altri, riguarda la possibilità fisica di ricoprire il doppio ruolo di sindaco di Lugano e di Consigliere agli Stati.
La chiarezza richiederebbe una presa di posizione in merito alla non impossibile vittoria elettorale di Chiesa. Se dovesse essere sindaco di quindicina quale sarebbe la sua scelta? Accettare la carica come espresso dagli elettori o portare ad un eventuale ballottaggio dalle conseguenze incerte…L’UDC ha chiesto chiarezza alla signora Carobbio per le elezioni cantonali, pertanto altrettanto andrebbe fatto in questa tornata elettorale”.
Credito sulle strade, acquisto dello stabile EFG, nomina dei procuratori, tassa di collegamento. Negli ultimi mesi si sono moltiplicati le divergenze sui temi e anche in Gran Consiglio non sono mancati vivaci scontri tra esponenti della Lega e dell’UDC. Come leggere e dove porta questa crescente tensione?
“Le diatribe che dividono le due compagini di destra possono creare una frattura che, in caso di elezione di Chiesa a sindaco di Lugano, non farebbe che acuirsi. La sinistra è un esempio di quel che non si deve fare. Il continuo stillicidio non fa altro che creare frazionamenti che riducono la forza e l’impatto di un'area politica. Mi auguro che il dialogo prevalga sui personalismi e che l’atmosfera torni ad essere costruttiva. Divisi si perde, in politica vale la somma dei voti. L’area Lega/UDC in Ticino vale il 30% e ha un peso specifico. Divisi a metà, 15 e 15, non avrebbe lo stesso valore”.
Un'eventuale vittoria di Chiesa a Lugano segnerebbe l'inizio del tramonto definitivo della Lega? Lei ha sempre promosso l'idea di una fusione tra i due partiti, il momento si sta avvicinando?
“Io penso che non sarebbe in ogni caso il tramonto della Lega, ma potrebbe forse essere l’occasione per prendere coscienza che l’unione non ha portato i frutti sperati per la parte leghista. La conseguenza del ragionamento in casa Lega non potrebbe infatti che essere: meglio soli che mal accompagnati. Ciò detto, per poter fusionare si deve essere sereni e paritetici. Superare le divisioni richiede pragmatismo e non personalismi. Ci sono 4 anni per poter cercare una soluzione equa e condivisa che porterebbe la destra ticinese a coagulare le forze e forse anche ad allargare il proprio elettorato. Ci vuol più coraggio ad unirsi che a dividersi!”.