Il personale RSI si mobilita: “In gioco non solo il nostro futuro, ma quello del servizio pubblico”
Riceviamo e pubblichiamo questo comunicato da parte del Gruppo d'Azione del Personale RSI (GAP-RSI)
COMANO - Siamo un gruppo di lavoratrici e lavoratori della RSI e abbiamo deciso di costituire un Gruppo d’azione del personale (GAP-RSI). Ci siamo organizzati per fare chiarezza riguardo all’iniziativa “200 franchi bastano”, per difendere il valore del servizio pubblico radiotelevisivo e l’occupazione.
Siamo convinti che sia più che mai necessario che la voce dei dipendenti arrivi al principale referente della RSI: il pubblico. È importante che i cittadini conoscano i veri obiettivi di questo testo: delegittimare la SSR e ridurne i mezzi finanziari. Le conseguenze sono chiare: un effetto rovinoso per l’offerta e per chi come noi, lavora per assicurarla alla popolazione. Oggi attraverso i nostri canali televisivi, radiofonici e il digitale in forte crescita, offriamo informazione, sport, cultura, intrattenimento. Ma sappiamo che se dovesse passare l’iniziativa non sarà più cosi. Nonostante questo, tra i sostenitori della “200 franchi bastano” , c’è chi è convinto che la riduzione del canone avrà un impatto minimo e accettabile per un’azienda che può contare su oltre un miliardo di budget.
Noi che lavoriamo per la RSI sappiamo che già ora costretta ad attuare misure di risparmio, e sappiamo perfettamente cosa vuol dire un Sì all’iniziativa: vuol dire dimezzare le entrate della SSR, vuol dire ridimensionarla, e ridimensionare in modo drastico il numero dei posti di lavoro.
È necessario essere onesti con il pubblico e i cittadini: la SSR, per far fronte a una simile dimezzamento delle entrate, si troverebbe costretta a concentrare le sue attività a Zurigo e a mantenere solo una minima presenza nelle regioni linguistiche. E questo, per una minoranza come quella di lingua italiana, avrebbe conseguenze nefaste. E a scomparire, dopo una preziosa storia di radicamento e sviluppo, sarebbero le unità regionali cosi come le conosciamo oggi. A Comano dove si produce radio, televisione e digitale, resterebbe una piccola sede regionale.
Ma non saremmo i soli a scomparire. Perché la RSI crea indotto sul territorio, facendo lavorare altre ditte locali. Secondo il BAK (l’ istituto economico di Basilea 2024) sono oltre 450 i posti di lavoro che vengono creati in altri settori grazie alla presenza della RSI.
Fa sempre e giustamente notizia il fatto che qualche azienda estera decida di insediarsi nella Svizzera italiana, portandovi impieghi. Non sembra invece avere altrettanta risonanza il rischio che la RSI, uno dei più importanti datori di lavoro in Ticino, possa essere smantellata. L’iniziativa, con ogni probabilità, sarà sottoposta al popolo nella prima metà del prossimo anno. Intanto, però, ha già sortito un pesante effetto: quello di indurre il Consiglio federale a ridurre il canone a 300 franchi entro il 2029. Questa misura sta già obbligando la SSR a pianificare economie e soppressioni di impieghi.
In questo momento come dipendenti della RSI stiamo vivendo in un clima d’incertezza dovuto alle misure di risparmio. Spesso siamo accusati di essere dei privilegiati ma siamo semplicemente persone orgogliose di lavorare per il servizio pubblico e al servizio dei cittadini.
Per tutte queste ragioni il Gruppo d’Azione del Personale RSI fa appello alla popolazione, chiedendo di riflettere attentamente sulle conseguenze di uno smantellamento della RSI: non si potrà adempiere ad un lavoro vitale per la Svizzera di lingua italiana, molti dei nostri posti di lavoro saranno soppressi e l’azienda non sarà più una casa sicura per i giovani.
- Inquadrare a fondo la narrazione dei promotori dell’iniziativa
- prendere parte ad azioni di sensibilizzazione che verranno proposte nei prossimi mesi,
tutto a difesa di un’azienda che lavora con passione in questo piccolo territorio, contribuendo alla libera formazione delle opinioni attraverso la sua offerta. La Svizzera ha fatto della diversità la sua ricchezza e il senso profondo della sua unione. Il rispetto delle minoranze linguistiche passa anche attraverso un servizio radiotelevisivo e digitale radicato sul territorio.
I cittadini hanno tutto il diritto di determinarsi nel modo in cui preferiscono. Devono però essere pienamente informati su tutto ciò a cui si andrebbe incontro. Ne va di una realtà che è connaturata alla Svizzera italiana e che trae la sua ragion d’essere dall’attaccamento al territorio e da un servizio svolto a favore di tutta la collettività.