Superata la soglia massima prevista dal Contratto di prestazione: “A rischio l’equità e la missione pubblica dell’università”
BELLINZONA - Il gruppo parlamentare della Lega dei Ticinesi ha presentato un’interrogazione al Consiglio di Stato per denunciare il superamento della quota di studenti stranieri iscritti all’Università della Svizzera italiana (USI), che nel 2023 ha raggiunto e in alcuni casi superato il 75%. Una percentuale ben oltre il limite auspicato del 50% fissato dal Contratto di prestazione 2021–2024. Secondo i deputati Boris Bignasca - primo firmatario - Stefano Quadri, Maruska Ortelli, Omar Balli, Sem Genini, Mauro Minotti, Daniele Piccaluga e Andrea Sanvido, questa situazione compromette la funzione pubblica dell’ateneo, finanziato per oltre 200 milioni l’anno dal Cantone, e solleva interrogativi sull’uso equo delle risorse pubbliche. La Lega chiede misure correttive immediate e un vincolo più stringente per il futuro contratto 2025–2028.
Pubblichiamo di seguito il testo integrale dell’interrogazione.
“Il Contratto di prestazione 2021–2024 stipulato tra il Cantone Ticino e l’Università della Svizzera italiana (USI), pubblicamente consultabile sul portale del Cantone, fissa in modo chiaro alcuni parametri relativi alla composizione del corpo studentesco, nonché agli obiettivi strategici e finanziari dell’ateneo. In particolare, all’articolo 3.3, il Contratto indica che: ‘… si ritiene auspicabile un equilibrio tra studenti svizzeri e studenti provenienti dall’estero, al fine di garantire una formazione universitaria che sia sì internazionale, ma ancorata al contesto ticinese e nazionale’.
Sempre nel documento si fa riferimento a un tetto massimo di circa 50% di studenti stranieri, indicato come limite auspicabile per mantenere sostenibilità e coerenza con la missione pubblica dell’università cantonale. Tuttavia, stando ai dati ufficiali pubblicati dalla stessa USI sul proprio sito (fonte), emerge come nel 2023 la percentuale di studenti esteri abbia ampiamente superato il 70%, toccando soglie vicine o superiori al 75% in alcuni corsi e facoltà.
Questa situazione rappresenta una palese violazione del mandato di prestazione, con importanti
implicazioni:
• I costi della formazione universitaria sono in gran parte sostenuti dal Cantone, dunque dal contribuente
ticinese, mentre il beneficio diretto (in termini di diplomati e capitale umano) viene in larga parte esportato.
• La funzione pubblica dell’USI, pensata anche per offrire opportunità agli studenti ticinesi e svizzeri, viene
progressivamente snaturata.
• La crescita quantitativa non controllata può pregiudicare la qualità dell’insegnamento, la sostenibilità dei
servizi universitari, e l’equilibrio tra offerta e domanda sul territorio.
Ricordiamo inoltre che i costi delle attività universitarie per il Cantone arrivano a circa 220 milioni di franchi all’anno e solo una piccola parte è compensata da contributi federali.
Alla luce di quanto sopra, il Gruppo parlamentare della Lega dei Ticinesi chiede al Consiglio di Stato:
1. Conferma il Consiglio di Stato che la percentuale di studenti stranieri iscritti all’USI supera quella
prevista e/o auspicata nel Contratto di prestazione 2021–2024?
2. Se sì, quali misure concrete sono state prese o si intendono prendere per richiamare l’USI al rispetto
degli impegni sottoscritti?
3. È intenzione del Governo introdurre correttivi nell’attuale Contratto di prestazione 2025–2028,
imponendo il rispetto del limite massimo vincolante alla quota di studenti stranieri del 50% per i Bachelor e 60% per i Master?
4. Qual è il costo medio annuo sostenuto dal Cantone per ogni studente iscritto all’USI e quale quota di
questi costi è attribuibile a studenti non domiciliati in Ticino o in Svizzera?
5. Ritiene il Consiglio di Stato che questa situazione sia coerente con il principio di equità e buon impiego
delle risorse pubbliche, considerando che il cittadino ticinese finanzia la formazione di studenti destinati a
lasciare il Cantone subito dopo il diploma?”.