Discorso di commiato di Luigi Pedrazzini dalla presidenza della CORSI
"Quando ho assunto la presidenza della Cooperativa nel 2012, la SSR aveva messo in atto da pochi anni la “riforma delle strutture”, una sorta di piccola rivoluzione che non ha toccato soltanto le società regionali ma anche l’azienda SSR e il suo Consiglio di Amministrazione.
Se le scelte operate a livello aziendale erano apparse molto chiare, coerenti e giustificate (sostanzialmente si è passati da una sorta di confederazione di aziende regionali autonome a un’azienda federale unica con la chiara subordinazione delle aziende regionali alla direzione generale e l’integrazione dei direttori regionali nella direzione generale della SSR), non altrettanto si può dire delle decisioni che hanno interessato le società regionali e l’associazione SSR. Erano evidenti le competenze sottratte ai comitati dei Consigli regionali (fino a quel momento autentici Consigli di Amministrazione delle aziende regionali), ma non altrettanto visibili i nuovi compiti loro attribuiti (si pensi a esempio alle lunghe discussioni necessarie per chiarire il ruolo della CORSI e dei suoi organi nella procedura di approvazione dei concetti di programma).
Non sono mancate situazioni controverse sia verso l’esterno (dove ha continuato a persistere l’idea che la CORSI fosse padrona della RSI) sia nei confronti dell’azienda e dei suoi collaboratori (dove vi era il non giustificato timore che le richieste d’informazioni e le prese di posizione della CORSI avessero lo scopo di ripristinare la situazione antecedente alla riforma delle strutture).
Malgrado queste premesse non facili, che interessavano tutte le società regionali, la CORSI e i suoi organi hanno potuto svolgere correttamente e seriamente i loro compiti:
- Il suo comitato ha esercitato nel rispetto dei principi di competenza e d’indipendenza la facoltà di preavvisare al Consiglio di Amministrazione la nomina dei direttori RSI e dei quadri di secondo livello con responsabilità programmatiche (oltre una decina di dossier, fra cui la scelta di due direttori regionali);
- Dopo il lavoro di approfondimento da parte di gruppi di lavoro interno, Comitato e Consiglio regionale hanno svolto con risultati positivi e concreti le verifiche dei meccanismi di qualità nei processi aziendali e assunto a pieno titolo la responsabilità di approvare, nel contesto di un dialogo costruttivo con l’azienda, i concetti di programma;
- In parte su proposta di un proprio gruppo di lavoro, in parte cogliendo spunti dall’attualità, la CORSI ha realizzato in questi anni numerosi eventi pubblici, sia nei territori della Svizzera italiana che a beneficio degli italofoni d’oltre Gottardo, per riflettere sul servizio pubblico, per permettere al pubblico di conoscere ma anche di criticare costruttivamente l’offerta RSI, per rendere visibile il “valore aggiunto” che rappresenta la RSI per la società, per offrire a personalità della cultura, dell’economia, della politica occasioni di confronto sulla missione dell’azienda, per sensibilizzare i giovani sulle problematiche dell’informazione e della comunicazione;
- Il Consiglio del pubblico della CORSI, mediante un impegno intenso e continuo, ha analizzato l’offerta della RSI e offerto all’azienda costruttivi spunti per un costante miglioramento della qualità e dei contenuti dei programmi, sempre comunicando al pubblico le sue scelte, le sue analisi, i suoi rilievi critici ma anche i suoi elogi;
- I delegati della CORSI all’assemblea SSR hanno contribuito alle decisioni adottate dall’associazione in tutti questi anni, impegnandosi in modo particolare nell’elaborazione delle direttive volute per dare maggiore incisività e visibilità all’associazione SSR e alle sue società regionali;
Grazie a queste attività, la SSR.CORSI ha progressivamente ritrovato una sua forte ragione d’essere e di continuare a esistere quale strumento privilegiato per ancorare la cultura del servizio pubblico nel territorio e per dare alla popolazione un’effettiva, concreta e anche democratica possibilità di interagire con il servizio pubblico radiotelevisivo, nel rispetto del pluralismo e delle diversità sociali, ma anche della missione dell’azienda.
Ancora più che nel passato, quando il suo comitato deteneva importanti competenze dirette sulle scelte della RSI, la SSR.CORSI è oggi in grado di ambire, nel contesto della struttura SSR, al ruolo di interlocutore privilegiato fra pubblico e azienda, con responsabilità di contribuire a garantire la qualità dell’offerta con particolare attenzione agli ambiti cruciali dell’informazione e della cultura.
Ho motivo di credere che la ritrovata credibilità della nostra cooperativa è stata di grande utilità quando ci siamo battuti per convincere gli svizzero italiani a respingere l’iniziativa No Billag, ottenendo un risultato andato oltre le più rosee previsioni.
Questo lavoro non è stato fatto da una sola persona, ma da una squadra. E allora tengo a ringraziare tutte e tutti coloro che mi hanno accompagnato in questi anni: le vicepresidenti, Anna Biscossa e Pelin Kandemir Bordoli, con le quali è stato sempre stimolante collaborare e confrontarsi, i membri del Consiglio regionale e del comitato, i presidenti e i membri del Consiglio del pubblico, le segretarie della CORSI Francesca Gemnetti e Laura Méar con le loro collaboratrici e i loro collaboratori.
Un grazie particolare, anche per l’organizzazione dell’odierna assemblea, alla segretaria regionale Laura Méar, a Marco Boffa, Veronica Del Sindaco, Cinzia Hochstrasser, Vittoria Piazzoli e Giorgia Reclari Giampà.
Il presidente della SSR.CORSI è, unitamente ai colleghi presidenti delle società regionali, membro del Consiglio di Amministrazione della SSR. Altri tre colleghi di questo Consiglio sono eletti dall’Assemblea dei delegati (fra questi il presidente Jean-Michel Cina) e due dal Consiglio federale. Detto in altro modo, 7 membri su 9 della massima istanza della SSR vengono eletti direttamente o indirettamente dai membri delle società regionali. E anche la ratifica della nomina del direttore generale spetta all’assemblea dei delegati. È un unicum a livello mondiale perché stabilisce una chiara separazione fra il potere politico costituito e l’azienda radiotelevisiva e perché dà alla popolazione (dato che tutte le persone domiciliate in Svizzera possono far parte delle società regionali) concrete opportunità di determinare le strategie del servizio pubblico.
In questi 12 anni di presenza nel CdA SSR ho lavorato con tre presidenti (Raymond Loretan, Viktor Baumeler e Jean-Michel Cina), con due direttori generali (Roger de Weck e Gilles Marchand), con tre segretari centrali (Willy Burkhalter, Beat Schneider e Iso Rechsteiner) e con numerosi membri della DG (fra cui i direttori RSI e gli svizzero italiani Marco De Righetti e Piero Cereghetti). Tutte queste persone, e anche i colleghi presidenti delle altre società regionali, hanno dimostrato con i fatti di condividere uno dei valori fondamentali della SSR: il riconoscimento effettivo, concreto, della pari dignità fra le culture che danno corpo alla Svizzera. Questo valore, la sua condivisione a tutti i livelli dell’azienda e dell’associazione, hanno permesso alla Svizzera italiana di avere una radiotelevisione d’importanza nazionale, di essere parte intera di un progetto nazionale di cultura, di solidarietà e di federalismo.
Nel corso degli ultimi 12 anni l’impegno del Consiglio di Amministrazione è aumentato d’intensità ma è soprattutto diventato più complesso (anche più stimolante e affascinante). Le sfide sono molteplici e dall’esito di ognuna di esse può dipendere il futuro del servizio pubblico radiotelevisivo.
Così è, ovviamente, per la sfida “politica” di cui dirò in particolare nella parte finale del mio intervento. Ma così lo è anche per la sfida della digitalizzazione che impone alla SSR e alle sue unità aziendali la costante rimessa in discussione dei processi produttivi e organizzativi con inevitabili conseguenze sul piano dell’offerta, oppure la sfida delle risorse che richiede all’azienda di salvaguardare la dimensione e la qualità della sua offerta con mezzi finanziari più limitati, oppure, ancora, la sfida del mercato radiotelevisivo e della rete, caratterizzata da una parte da un aumento diversificato delle offerte e, dall’altra da un profondo mutamento dei comportamenti del pubblico, soprattutto giovane. Credo oggi di aver vissuto anni cruciali per il futuro della SSR durante i quali in ogni ambito (dell’offerta, della tecnica, delle risorse umane, delle finanze, dell’organizzazione) sono state poste le basi per un processo di trasformazione senza eguali nella storia dell’azienda.
Per esercitare nel miglior modo possibile in questo contesto di crescenti difficoltà il suo ruolo di guida strategica dell’azienda, il CdA ha potuto contare in questi ultimi anni sulle capacità e sulla determinazione del suo presidente Jean-Michel Cina e sulla collaborazione competente e innovativa del DG Gilles Marchand e dei suoi colleghi della Direzione generale.
In più, sempre negli ultimi anni, il Consiglio di Amministrazione ha riscoperto un suo ruolo fondamentale, quello di comitato dell’associazione SSR.
Anche in questo caso è stata determinante la volontà del presidente Cina, intelligentemente assecondata dai segretari centrali Schneider e Rechsteiner e costruttivamente favorita dalla collaborazione della conferenza dei presidenti regionali dove con il sottoscritto siedono i colleghi Andreas Schefer, Mario Annoni e Vinzenz Augustin.
La rivitalizzazione dell’associazione SSR, della “Trägerschaft” come dicono i nostri amici di lingua tedesca, è una buona notizia per la CORSI, che sempre si è battuta in questi anni per salvaguardare e modernizzare il modello SSR, anche se non tutte le nostre richieste sono state accolte sul piano nazionale (potranno però essere in parte implementate nella Svizzera italiana).
Il recupero di ragion d’essere e di esistere per l’associazione SSR è, oltre che una buona notizia, un indirizzo strategicamente importante in vista dei confronti dei prossimi anni. Con i suoi oltre 23’000 soci sul piano nazionale e gli oltre 3’000 nella Svizzera italiana, l’associazione SSR è una realtà importante che deve continuare a esistere!
In occasione della mia nomina alla presidenza della CORSI mi sono detto onorato e contento perché mi veniva data la possibilità di occuparmi di uno dei “gioielli di famiglia” della Svizzera italiana, da conservare e da promuovere con grande cura e senso di responsabilità. Al pari dell’Università, degli istituti di ricerca, dell’OSI, del Festival del Film, la RSI fa della Svizzera italiana una regione compiuta non soltanto in termini territoriali e politici, ma anche culturali e sociali. RSI è parte del nostro mondo!
Per quanto concerne il “gioiello” RSI raccogliamo oggi i frutti di un lavoro che dura da decenni, dalla nascita di Radio Monteceneri; un lavoro che ha segnato la vita degli svizzeri italiani e delle loro famiglie, come dimostra lo straordinario patrimonio degli archivi.
Alla costruzione di questa straordinaria, e per certi versi unica “casa della comunicazione”, hanno collaborato in primis i suoi dirigenti, le sue collaboratrici e collaboratori in ogni ambito (del giornalismo, della tecnica, dell’amministrazione, della gestione delle risorse umane); significativo è stato però anche l’apporto della classe politica della svizzera italiana che, operando prevalentemente per il tramite della nostra cooperativa, ha creduto nella RSI, l’ha sostenuta, l’ha accompagnata nel suo sviluppo dimostrando, salvo ben poche eccezioni, di saperne rispettare la missione e l’indipendenza.
La RSI è la nostra storia, ma deve essere anche il nostro presente e il nostro futuro!
Dovrebbe bastare questa consapevolezza per spingere la grande maggioranza degli svizzero italiani a difendere con determinazione l’esistenza di una SSR capace di dare a tutte le principali regioni del Paese un’azienda radiotelevisiva d’importanza nazionale. Ma sappiamo che così non è e che in una democrazia compiuta non c’è giustamente spazio per una difesa aprioristica delle posizioni.
Dobbiamo allora prepararci anche nella Svizzera italiana per contrastare un’iniziativa, denominata 200 franchi bastano, molto insidiosa e suscettibile di minare le fondamenta del servizio pubblico radiotelevisivo.
E dobbiamo farlo con la fiducia di chi ha validissimi argomenti da mettere in campo.
Penso, in primo luogo, alla qualità dell’offerta della nostra azienda e dicendolo esprimo gratitudine ai collaboratori e ai quadri della RSI, al direttor Mario Timbal e ai capi dipartimento: vi assicuro che dietro ogni minuto di radio e di televisione e dietro ogni riga dell’online ci sono scelte, strategie, competenze e capacità non comuni !
Il precedente di No Billag che non può fare stato per la diversità della domanda posta alle elettrici e agli elettori, ha comunque dimostrato che gli Svizzeri sanno riconoscere il valore del servizio pubblico; le analisi successive al voto hanno messo in evidenza che molti giovani, pur non essendo assidui radioascoltatori o telespettatori, hanno saputo riconoscere l’importanza della SSR, il suo contributo per la promozione della cultura, il suo impegno per le minoranze e il suo servizio per il corretto funzionamento dei processi democratici.
Ecco perché sarà ancora più importante che la SSR CORSI continui a promuovere la cultura del servizio pubblico, il suo radicamento nel territorio.
Sarà poi determinante stimolare una riflessione sulle conseguenze di un indebolimento della SSR in rapporto al funzionamento della democrazia e della società svizzera.
Il progetto politico in cui rientrava l’iniziativa No Billag e in cui si colloca anche l’iniziativa 200 franchi bastano, mira a silenziare il servizio pubblico per dare più spazio al mercato.
Non è un progetto illegittimo, ma è un progetto sbagliato laddove illude che il mercato sarà in grado di preservare un dibattito democratico equilibrato, il rispetto delle minoranze, le diversità, la promozione delle culture e delle identità regionali. Così non sarà: l’indebolimento del servizio pubblico renderà più fragile la Svizzera, l’esercizio della democrazia diretta, la difesa e la promozione delle culture, e specialmente di quelle minoritarie.
Per queste ragioni, la difesa del servizio pubblico, della SSR, non deve rispondere a una visione ideologica o politica, né tanto meno partitica, ma a un bisogno molto svizzero di salvaguardia dei processi e dei meccanismi che hanno permesso al nostro Paese di crescere, di confrontarsi nella tolleranza e nel rispetto delle diversità d’opinione.
Spero che questo bisogno verrà considerato adeguatamente e senza preconcetti partitici dal Consiglio federale e dai parlamentari federali che nei prossimi anni contribuiranno a decidere le sorti del servizio pubblico.
Implicito in questa mia riflessione anche il riconoscimento, anch’esso molto svizzLa RSIero, che difendere il servizio pubblico, la SSR non significa condividerne tutte le scelte e tutte le offerte.
Senza enfasi credo che la CORSI, liberata dalle preoccupazioni e dalle competenze operative con la riforma delle strutture, potrà rivelarsi sempre più strumento decisivo per raccogliere critiche e perplessità inserendole in un confronto concreto e costruttivo, per cambiare, laddove necessario, il servizio pubblico al fine di renderlo sempre più vicino ai valori condivisi dalla popolazione svizzera".