ANALISI
Dopo la vendita di armi all'Arabia Saudita, un nuovo scandalo per cui vergognarci della politica estera Svizzera: i nostri soldi alla Fondazione Clinton
Il nostro Paese figura dunque fra i numerosi finanziatori di questo ente privato dove siamo in compagnia, tra gli altri, dei peggiori banditi finanziari del Mondo e di Nazioni pesantemente sospettati di legami con il terrorismo islamico: il Qatar, ad esempio, e gli immancabili sauditi. E anche sul nostro versamento si allunga l'ombra della corruzione
POLITICA E POTERE

La Svizzera esporta armi verso l'Arabia Saudita e gli altri Paesi che finanziano l'Isis. Una sola parola: vergogna!

22 APRILE 2016
POLITICA E POTERE

La Svizzera esporta armi verso l'Arabia Saudita e gli altri Paesi che finanziano l'Isis. Una sola parola: vergogna!

22 APRILE 2016

di Andrea Leoni

Dopo la vendita di armi all'Arabia Saudita, nel weekend abbiamo scoperto che c'è un altro motivo per vergognarci della nostra recente politica estera. La Svizzera ha infatti versato mezzo milione di franchi alla Fondazione dei Clinton, tra il 2011 e il 2013. Ma la notizia è emersa soltanto nell'anno del Signore 2016, dopo che Hillary ha perso le elezioni presidenziali contro Donald Trumo. 

 

Il nostro Paese figura dunque fra i numerosi finanziatori di questo ente privato dove siamo in compagnia, tra gli altri, dei peggiori banditi finanziari del Mondo e di Nazioni pesantemente sospettati di legami con il terrorismo islamico: il Qatar, ad esempio, e gli immancabili sauditi. 

 

Ma non è la sola compagnia a doverci far arrossire: sulla Fondazione Clinton aleggiano infatti pesanti sospetti di corruzione. L'accusa, in due parole, è che le donazioni servissero per ottenere una corsia preferenziale verso l'ufficio di Hillary, al tempo in cui rivestiva il ruolo di Segretario di Stato, cioè della più importante carica del gabinetto della presidenza degli Stati Uniti. E già allora, sia detto tra parentesi, si intuiva che per la successione di Barack Obama l'ex first lady sarebbe stata tra le candidature più accreditate. 

 

Secondo un’inchiesta dell’Associated Press dello scorso 23 agosto, “più della metà delle persone estranee a incarichi governativi che hanno incontrato Hillary Clinton mentre era Segretario di Stato hanno finanziato – attraverso una donazione personale o tramite società – la Clinton Foundation”. La testata americana parla di “almeno 85 personalità non legate all’attività governativa che hanno incontrato la Clinton mentre era a capo del Dipartimento di Stato e che hanno dato un contributo al programma internazionale della fondazione, per un totale di circa 156 milioni di dollari raccolti”. Accuse che hanno trovato conforto anche in alcune rivelazioni da parte di Wikileaks. 

 

Ufficialmente il nostro Dipartimento degli esteri riferisce che la donazione della Svizzera è servita per un progetto in favore della riduzione della mortalità tra le partorienti e i nascituri in Liberia. Ma con tutti gli enti e le associazioni che ci sono nel Mondo per sostenere programmi di solidarietà e di sviluppo, perché finanziare proprio quello dei Clinton? La possibile risposta a questa domanda - ufficiosa, of course - secondo quanto riferisce la stampa svizzera tedesca è sfuggita a Michelin Calmy Rey, che all'epoca era il nostro ministro degli esteri, durante una conferenza pubblica a Soletta nell'estate del 2011 (occhio alle date): "Conosco bene Hillary Clinton e questa conoscenza può aiutare ad esempio nella questione della pressione del fisco USA sulle banche svizzere”.  

 

Se le indagini proseguiranno toccherà agli investigatori e alla giustizia americana, stabilire se la Fondazione Clinton fosse davvero il crocevia di un enorme scandalo di corruzione internazionale. Sul piano politico, invece, resta la spregiudicatezza di una mossa - e non è stata l'unica commessa da madame Calmy Rey negli anni trascorsi a Palazzo - che infanga la politica estera di un Paese che dovrebbe essere neutrale non solo nella forma ma anche nella sostanza (soprattutto se si utilizzano i soldi dei contribuenti). 


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