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30.04.2021 - 13:200
Aggiornamento: 02.05.2021 - 12:23

Il cantiere del nuovo PLR

La ricetta borghese del presidente Alessandro Speziali e la ricostruzione della sezione di Lugano

di Andrea Leoni

Se Il PLR avesse perso le elezioni comunali, sarebbe stato disonesto attribuirne la responsabilità al neo presidente Alessandro Speziali. Di converso sarebbe altrettanto scorretto intestargli il successo che i liberali radicali hanno conseguito nell’ultima tornata elettorale. Ma se facciamo astrazione dal merito, meglio un generale fortunato che no, e questo sin dai tempi di Napoleone. La presidenza Speziali nasce sotto una buona stella e non è un vantaggio da poco. Non va sprecato. 

Il progetto del PLR è forse quello più intrigante, per l’occhio sempre attratto dalle novità dell’osservatore. Un progetto che s’inserisce perfettamente nel quadro di profondo rinnovamento della politica cantonale. Laura Riget e Fabrizio Sirica presiedono il PS (buona la prima elezione anche per loro), Boris Bignasca è capogruppo in Gran Consiglio, Alessandro Speziali e Alessandra Gianella guidano il PLR, Nicola Pini si appresta a presiedere il Gran Consiglio. Le redini del Paese sono nelle mani di un gruppo di trentenni: non c’è mai stata tanta gioventù al potere. Fino a pochi anni fa sarebbe stato inimmaginabile. E fuori dal Palazzo moltitudini di giovani dettando l’agenda a governi e parlamenti in materia di politica ambientale.


Alessandro Speziali ha conquistato la presidenza con promesse coraggiose e impegnative. Tre su tutte. Ricostruire un partito che abbia un profilo liberale riconoscibile, in senso lato. Tornare al centro dell’attualità politica, quindi dettare l’agenda. E collocarsi in una delle due metà del campo politico. Per esplicitare quest’ultimo punto, il presidente ha utilizzato una metafora efficace: il PLR non può più essere il ponte tra destra e sinistra, ma deve guardare da una parte o dall’altra. Ho avuto l’occasione televisiva di porgli la domanda precisa: e quindi da che parte guardi? Dalla parte borghese, mi ha risposto, all'area di centrodestra.

Sarebbe oggi una pretesa eccessiva chiedere a una presidenza insediatasi a fine novembre, e con delle elezioni comunali di mezzo ancora in corso, di concretizzare quanto prospettato in linea teorica. Occorre dar tempo al nuovo Ufficio presidenziale per scegliere le briscole da mettere sul tavolo. Ma l’aspettativa è alta e dopo l’estate ci aspettiamo di vedere qualcosa.

Se la parte statalista, un tempo avremmo detto radicale, trova oggi discreta soddisfazione nella linea del partito - scuola, laicità, primato del pubblico - il côté liberale appare sbiadito, quasi smarrito. Le parole d’ordine patrimonio di quella sensibilità politica sono scomparse dal vocabolario del PLR: Stato snello, fiscalità competitiva, meno tasse, meno burocrazia, sussidi mirati e mai a pioggia, libertà d’impresa, sussidiarietà praticata e non solo enunciata costituzionalmente. Se torno alla metafora di Speziali, immagino che un PLR che guarda all’area borghese, debba riscoprire questo ricettario, naturalmente rivisitato con i tempi che corrono (ma il presidente è una forchetta gourmet e di piatti tradizionali che abbracciano la modernità, ne avrà assaggiati parecchi). 

Avremo quindi un PLR più affine alle aspettative del ceto medio e produttivo? Parliamo dei piccoli imprenditori, degli indipendenti, così ingiustamente maltrattati dallo Stato in questo anno di pandemia, di quella parte della popolazione che paga le imposte fino all’ultimo centesimo e non riceve neanche un franco di sussidi, di chi crea quella ricchezza che il Cantone redistribuisce alle fasce più bisognose, avrebbero detto i vecchi liberali.   

Accanto al cantiere programmatico vi è poi quello organizzativo.  Speziali ha giustamente messo in cima alla lista la sezione di Lugano, la più grande del Cantone. Qualunque ambizione di riconquista delle posizioni di leadership assunte in passato - e sul piano Cantonale e sul piano Federale - passa dal PLR luganese. Senza una sezione di Lugano forte, in grado di riconquistare compattezza, capacità di azione politica, classe dirigente ed infine elettori, sarà pressoché impossibile per il PLR cantonale lanciare un guanto di sfida credibile agli avversari.

 

 

 

 

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