SECONDO ME
Ghisletta: "A Lugano il label dell’inerzia sessista"
Il consigliere comunale: "Lugano ha avuto l'incoscienza di opporsi a un serio monitoraggio della parità di genere nell'amministrazione comunale"
TIPRESS

*Di Raoul Ghisletta

Il Consiglio comunale di Lugano e il Municipio di Lugano hanno avuto l’incoscienza di opporsi ad un serio monitoraggio della parità di genere nell’amministrazione comunale e nelle società controllate. E questo malgrado tutti debbano ammettere, seppur a denti stretti, che c’è qualcosa che non funziona. Infatti le percentuali di donne nei posti dirigenziali sono ridicole, mentre nelle funzioni meno pagate le donne sono massicciamente sovrarappresentate.

I partiti di centrodestra sembrano ignorare che da anni sulle rive del Ceresio la maggioranza delle persone che frequentano le scuole specializzate universitarie e non universitarie sono donne: basta legge l’opuscolo Scuola ticinese in cifre 2020. Ridicola è quindi la narrazione del centrodestra che continua a dipingere le nostre istituzioni, la nostra società e la nostra economia come luoghi dove primeggia la meritocrazia in modo perfetto e naturale. Inconcepibile è sentire persone con cariche pubbliche a Lugano sbottare che “sono stufe di occuparsi della questione della parità”.

Merita quindi il label dell’inerzia sessista la decisione di Lugano del 29 novembre di bocciare l’articolo del regolamento comunale per il monitoraggio della parità di genere nella pubblica amministrazione locale. Questo testo avrebbe permesso al Consiglio comunale di esprimersi annualmente sugli obiettivi annuali stabiliti nell’amministrazione comunale e nelle altre organizzazioni. A tale scopo il legislativo avrebbe dovuto disporre annualmente dei dati, di un rapporto di un gruppo d’accompagnamento di esperti e della presa di posizione politica del Municipio sulla questione. L’inerzia politica vuole
nascondersi dietro generiche e non verificabili affermazioni, anziché intraprendere un percorso serio di analisi e lotta alle discriminazioni sessiste, supportati da un gruppo di esperti (anche se in questo caso più che esperti bisognerebbe chiamare dei medici delle cure intense, vista la situazione).

Nella medesima seduta del Consiglio comunale di Lugano è emerso poi che uno degli enti più importanti della Città, Lugano arte e cultura (LAC), esternalizza la maggior parte dei lavori di accoglienza e pulizia: sono posti di lavoro esternalizzati che equivalgono ad un totale di 1,8 milioni di franchi nel 2019. Ovviamente le posizioni lavorative così esternalizzate sfuggono all’analisi della parità salariale: le diseguaglianze e lo sfruttamento di queste persone non possono quindi emergere! Noi pensiamo che la cultura a Lugano non possa fondarsi sullo sfruttamento delle persone più deboli e chiediamo quindi di
inserire nell’organico della Città le persone che lavorano regolarmente al LAC in queste funzioni.

*consigliere comunale e segretario VPOD Ticino

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