SECONDO ME
Regazzi: "Scaricare debiti sulle future generazioni? Pessima idea!"
"Non si tratta di “affamare la bestia” ma semplicemente di gestire le finanze pubbliche in modo oculato, senza indebitarsi per coprire la gestione corrente"
TiPress

di Fabio Regazzi* (opinione pubblicata su LaRegione)

“Debito pubblico contenuto rispetto all’estero”, “spese come motore dell’economia”, “non c’è nessuna crisi del debito in vista”, ecc. In un contributo apparso su laRegione del 23 aprile, Spartaco Greppi e Christian Marazzi hanno celebrato una sorta di cantico nei confronti dell’indebitamento dello Stato, invitando tra le righe gli attori a non curarsi delle preoccupanti cifre dei conti pubblici ticinesi e dell’ancor più preoccupante incapacità da parte della politica di invertire anche solo minimamente la rotta.

Per i citati economisti non basta dunque il debito pubblico triplicato (x 3!) negli ultimi decenni, i sussidi più che raddoppiati e l’ennesimo esercizio negativo del Cantone per porsi perlomeno la domanda se non sia il caso di intervenire. Probabilmente nemmeno il piano finanziario, che prevede che il debito pubblico cresca entro pochi anni ad oltre 3 miliardi, ossia a più di 9'300 franchi per ogni ticinese, sembra suscitare la loro preoccupazione. Ricordo che il debito pro capite a metà degli anni ‘90 si limitava a 2’000 franchi!

Invitano piuttosto ad un confronto con l’estero (l’Italia? la Grecia?) dimenticandosi che il federalismo svizzero e la suddivisione delle competenze non permette un paragone di questo genere. Senza guardare ai pessimi esempi di gestione delle finanze pubbliche in Europa – la Svizzera ha sempre avuto un asso nella manica grazie a conti pubblici sani – il paragone può invece starci con altri cantoni. E la stragrande maggioranza di questi– ben 22! – presentano già oggi indebitamenti netti pro capite (spesso di molto) inferiori al nostro, tra cui vari cantoni governati dalla stessa sinistra a cui fanno riferimento gli economisti o anche realtà come Berna (CHF 5'000.-) e Zurigo (CHF 2'600.-).

Ma il vero dramma è che oggi il Ticino si sta indebitando a scapito delle prossime generazioni, aumentando anno dopo anno a ritmi folli e insostenibili sussidi, ridistribuzioni e spese, ad immagine della discussa «pedagogia speciale» che dal 2015 è passata da 38,6 milioni di franchi ad oltre 80 milioni quest’anno. Vivere sulle spalle dei propri figli è quanto di peggio possa fare una società. È un insegnamento perverso da non tramandare, che compromette i margini di manovra delle future generazioni. Il debito non solo andrà ripagato, ma su questo pesano anche gli interessi che costituiscono ogni giorno una parte più importante della spesa. E sia detto a chiare lettere: non si tratta di “affamare la bestia” ma semplicemente di gestire le finanze pubbliche in modo oculato, senza indebitarsi per coprire la gestione corrente, come del resto ogni genitore o imprenditore (compreso l’editore di questo giornale…) dotato di un minimo di senso di responsabilità verso la propria famiglia, risp. la propria azienda è chiamato a fare.

Per invertire la rotta è dunque necessario un ripensamento del ruolo dello Stato: serve coraggio e determinazione, pensando meno alla prossima campagna elettorale e più all’interesse superiore. Deleteria invece è la giustificazione di una politica finanziaria allegra e ridistributiva, incapace di trovare un minimo comun denominatore per cercare di modificare la rotta di una nave che sì, avanti di questo passo, sbatterà contro un iceberg ormai sempre più vicino.

*Consigliere agli Stati il Centro e presidente USAM

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