SECONDO ME
Soglia minima, Ortelli: “Basta calcoli da bottega, decidano i cittadini”
Il deputato PLR: “Una riforma fondamentale non può essere affidata a logiche parlamentari. Il tema è troppo importante per essere chiuso con un voto tra le quattro mura del Parlamento, come una sorta di decisione ‘carbonara’”
TiPress / Maria Linda Clericetti

di Paolo Ortelli *

Nella imminente seduta del Gran consiglio, il parlamento sarà chiamato a discutere un tema che tocca le fondamenta della nostra democrazia: le regole con cui il popolo è rappresentato in questo Parlamento. L’introduzione di una soglia di accesso (la proposta di compromesso la fissa al 3%), per consentire a un partito o a un movimento politico di accedere al Gran consiglio.

Una soglia è in vigore già da anni in altri cantoni con il nostro sistema di tipo proporzionale. Pertanto non si tratta di una proposta astrusa o calata dall’alto, ma di uno strumento già consolidato e dimostratosi efficace nel resto della Svizzera: 3% in Argovia e a Neuchâtel, 5% a Zurigo e Vaud e 7% a Ginevra. C’è chi spinge anche oltre, come il Vallese, con una soglia all’8%, e chi, come il Ticino, non ha ancora alcuna soglia. Una situazione, quella ticinese, che non garantisce particolari vantaggi concreti.  

Perciò, preoccupato per l’efficienza del nostro Parlamento, ho ritenuto necessario riportare nel dibattito politico la possibilità di introdurre una soglia elettorale. Ciò attraverso la più alta garanzia democratica: il voto popolare. 

Di fatto, è bene ricordarlo, non si richiede al parlamento di introdurre direttamente una soglia al 3%, ma di consentire alla popolazione di esprimersi su questo tema, decidendo se introdurre questo meccanismo attraverso una modifica costituzionale. Questa modifica richiederebbe, per sua natura, l’approvazione popolare.

E qui sta il punto. Questo Parlamento avrà l’onestà e la trasparenza di sottoporre questo cruciale quesito ai cittadini elettori o si arrogherà il diritto di esercitare i soliti calcoli da bottega partitico-elettorale, impedendo ciò avvenga?

Perché un sistema elettorale non deve solo garantire una rappresentanza estesa, ma deve anche, e soprattutto, consentire che da essa possa nascere un’azione politica efficace. Ed è proprio questa efficacia che oggi è minacciata. Anche e soprattutto dalla crescente frammentazione, dalla personalizzazione estrema e dalla sempre maggiore difficoltà nel costruire consenso allargato e compromessi sostenibili. 

Certo, come probabilmente sentiremo da chi seguirà il dibattito parlamentare, un miglioramento del funzionamento potrebbe, e forse dovrebbe, essere accompagnato da altri interventi complementari, che chi vi parla, in qualità di iniziativista, non mancherà mai di sostenere. Tuttavia, resta il fatto che l’introduzione di una soglia di accesso al parlamento dovrebbe essere l’elemento centrale di qualsiasi tipo di rinnovamento. È da qui che si deve partire.

Sentirete anche dire che in questo ambito occorrerebbe un'azione a 360 gradi, un ripensamento generale e profondo del sistema a tutti i livelli... Come non essere d’accordo? Peccato però che, nonostante le promesse, dal Governo non sia mai arrivato alcun sussulto particolare. Dopo più di un anno di attesa, nulla è stato confermato per iscritto. È inoltre un peccato che un altro grande tema, quello legato all’introduzione del sistema maggioritario per l’elezione del Governo, giaccia nei cassetti da tempo immemore, nonostante i rapporti commissionati e pagati dai contribuenti.

Insomma, ahinoi, non è mai il momento giusto. Un copione ormai stucchevole, di gattopardesca memoria. Allora la domanda che dovremmo tutti porci è: “A chi giova politicamente questa volontà d’inerzia?”

Nonostante ciò, io continuo imperterrito a crederci. Il tema è troppo importante per essere chiuso con un voto tra le quattro mura del Parlamento, come una sorta di decisione “carbonara”. Questo parlamento non deve arrogarsi il diritto di decidere da solo le regole con cui i cittadini debbano essere rappresentati.

E trovo sconcertante – credo che nessun cittadino di questo Cantone debba restare indifferente a questo – l’ipocrisia di chi, pubblicamente, non perde occasione per appellarsi alla volontà popolare, salvo poi essere disposto a ignorarla proprio quando si tratta di un tema così cruciale. Un segnale sconfortante per una popolazione già stanca che, troppo spesso, percepisce le istituzioni come distanti. 

Non possiamo lamentarci dell’astensionismo, delle schede senza intestazione o della crescente sfiducia, e poi – quando davvero conta – togliere la voce ai cittadini di questo Cantone. 

A chi fa solo calcoli  dico attenzione.  Perché all’orizzonte qualcuno potrebbe poi trovarsi a fronteggiare “finalmente la voce popolare” che, in quel caso, farà pesantemente da sé, per esempio chiedendo la riduzione drastica del numero di parlamentari o avanzando proposte ben più incisive… e allora?

In conclusione, ritengo che questo sia un tema davanti al quale il Parlamento dovrebbe avere la correttezza di fare un passo indietro, per consentire alla democrazia di fare un grande passo avanti. Perché la vera democrazia, nel nostro sistema confederale, non consiste solo nel decidere per conto della popolazione. Ma è anche - soprattutto – saper dire ai cittadini: Adesso tocca a voi!

 
* Deputato PLR in Granconsiglio

 

 

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