di Marco Bazzi
È una visita semplice ma completa, che, se pratichi attività sportive, anche a livello amatoriale, può contribuire a salvarti la vita, individuando in oltre il 90% dei casi eventuali problemi che potrebbero determinare eventi clinicamente gravi.
Alla fine del test, il dottor Bruno Capelli, specialista in medicina sportiva, interna e di urgenza al Cardiocentro, ti spiega il tuo stato di salute alla luce dei dati raccolti e misurati: ossigenazione del sangue, eventuali disturbi cardiaci, capacità cardio-polmonare (VO2 max). Quando entri nel suo studio ti mette a tuo agio e ti spiega per filo e per segno come si svolge il test.
La prima fase è quella classica dell’anamnesi: eventuali malattie in famiglia, precedenti, stato generale di salute. Poi iniziano i test veri e propri, a riposo e sotto sforzo. Non è una passeggiata, soprattutto quando il medico ti fa pedalare su una cyclette con una maschera sul viso, attraverso la quale devi respirare, e intanto misura i tuoi parametri…
“C’è gente – spiega il medico - che non ha mai corso seriamente in vita sua e che si mette in testa di fare uno scenic trail. Lo sport è bellissimo e fa bene, ma può anche essere pericoloso se non ti sottoponi a regolari controlli. Non basta allenarsi. Bisogna valutare anche i propri limiti, e tenerli costantemente presenti. E purtroppo non sempre ci sono dei sintomi avvertibili che fanno suonare un campanello d’allarme: spesso il rischio sportivo è legato a cardiopatie soggiacenti spesso asintomatiche”.
Il paradosso dello sport, aggiunge Capelli, è che fa bene, molto bene ma può anche far male, molto male. Da una parte diminuisce l’obesità, previene le malattie cardiovascolari e molte neoplasie, diminuendo la mortalità in generale, ma dall’altra, se l’individuo ha una patologia asintomatica, comporta gravi rischi.
“Prendiamo l’adrenalina: stimola il cuore, ma può favorire l’insorgenza di aritmie. Sono diversi gli sportivi dilettanti che arrivano al Cardiocentro con problemi cardiaci, anche se gli eventi gravi sono in media due o tre su centomila casi. E anche se i rischi aumentano nell’età adulta, diciamo dai 35 anni in su, un test come quello che effettuiamo è consigliato già a partire dai 12 o 13 anni di età. Andrebbe ripetuto ogni due o tre anni, così da avere un monitogaggio costante dei parametri”.
Sempre più società sportive chiedono obbligatoriamente una visita di questo tipo ai propri atleti, in particolare nell’hockey e nel calcio ad alto livello, ma anche nel canottaggio e nel football americano. In Gran Bretagna, per esempio, dove ci sono stati molti casi di sportivi colpiti da problemi cardiaci, è in atto da parte delle autorità sanitarie una sensibilizzazione a tappeto. Mentre in Italia già dai primi anni Ottanta chi pratica sport da tesserato a una federazione deve presentare i risultati di elettrocardiogramma e test sotto sforzo.
Si sa che prevenire è meglio che curare, e il progetto di medicina sportiva del Cardiocentro va appunto in questa direzione. Sono diverse centinaia gli sportivi ticinesi, professionisti o dilettanti, che ogni anno si sottopongono ai test sotto la guida del dottor Capelli. E grazie alla sensibilizzazione sulla morte improvvisa negli sportivi, il numero di persone che si sottopongono a controlli è in continuo aumento.
Considerato anche il momento attuale che ha imposto uno stop obbligatorio a causa del Covid-19, con molti sportivi rimasti inattivi, conclude il medico, "un controllo prima di una ripresa intensa di attività sportive è più che mai raccomandato".