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Scuola e Lavoro
08.01.2019 - 15:010
Aggiornamento: 10.01.2019 - 11:11

Dalle conoscenze alle competenze, dalla teoria alla pratica: Le educatrici dell'infanzia raccontano la loro esperienza scolastica e lavorativa

Le allieve della classe EI 2016-2018 al Centro Professionale Sociosanitario di Mendrisio raccontano i due anni di formazione: "Mai arrendersi di fronte alle difficoltà, alle sconfitte e alle frustrazioni"

MENDRISIO – Siamo le allieve della classe Educatrici dell’infanzia (EI) 2016-2018 che a breve terminerà la formazione scolastica e pratica. In questo articolo vorremmo esporre la nostra esperienza di questi due anni.

La formazione è accessibile esclusivamente a coloro che sono in possesso dell’AFC OSA indirizzo infanzia, si svolge sull’arco di due anni nei quali vengono alternati tre giorni lavorativi a due scolastici. Per far capire a chi volesse farsi un’idea delle caratteristiche specifiche di questa scuola ci sembra utile soffermarci soprattutto sui fattori che la distinguono dalla formazione OSA infanzia. In quest’ultima ci si accontentava di sapere che cosa era necessario fare con i bambini e imparavamo anche come svolgere queste mansioni. Tuttavia ci venivano spiegate le ragioni o i perché bisognasse agire in determinati modi in maniera non sistematica. Ora invece nella formazione EI si insiste particolarmente sulla consapevolezza teorica e metodologica del proprio agire. Tutta la pratica in tal modo viene coerentemente svolta sulla base di principi pedagogici riconosciuti. In estrema sintesi si possono riassumere le linee guida di questa formazione soffermandoci su alcuni postulati ormai dominanti nel campo delle scienze dell’educazione.

Dalle conoscenze alle competenze

Nell’ultimo ventennio il mondo della scuola è stato protagonista di un cambiamento sostanziale: il passaggio dalle conoscenze alle competenze. Anche il programma della formazione degli EI risente di tale svolta e i docenti hanno cercato di seguirne fedelmente i principi. Gli obiettivi ed i processi di insegnamento sono adattati ai cambiamenti sopraggiunti dall’avvento di una pedagogia che ruota attorno al concetto di competenza: non si guarda più unicamente a ciò che uno studente sa, ma anche a ciò che sa fare con ciò che sa. Ci hanno insegnato che la competenza non è più riducibile ad un insieme di prestazioni separate, bensì tende ad essere pensata come una integrazione delle risorse possedute dallo studente che comporta la messa in gioco di conoscenze, abilità e caratteristiche personali relative sia al piano cognitivo che a quelli socioemotivo. Ci hanno trasmesso che la valutazione delle competenze richiede di andare oltre i comportamenti osservabili tipici e di prestare attenzione alla sfera biopsicosociale della persona. In questa scuola ci è stato insegnato che la competenza ha una natura olistica, non riducibile dunque alla sola dimensione cognitiva, bensì estesa anche alle componenti motivazionali, socioemotive, metacognitive. La manifestazione di un comportamento competente come quello richiesto a noi allievi durante la formazione, prevede di mettere in gioco sé stessi, mobilitando l'insieme delle risorse personali di cui ognuno dispone.

Se dovessimo sintetizzare il valore aggiunto che questa scuola ha potuto darci rispetto alle consuete "conoscenze" o "abilità" della formazione precedente, potremmo riconoscerlo nelle seguenti transizioni: siamo passate da una visione statica (cioè dalle classiche conoscenze e abilità che identificano un sapere che il soggetto possiede, un insieme di strumenti culturali a disposizione del soggetto) a una visione dinamica, cioè ad un sapere in movimento, colto nel vivo dell'azione. Abbiamo altresì cercato di operare un passaggio da una visione nozionistica a una visione più omogenea. Ci hanno infatti trasmesso che un intervento poco consapevole rischia di ridursi dietro il tentativo di identificare il sapere come un insieme di conoscenze, abilità, atteggiamenti più o meno essenziali.

Teoria-pratica

La proposta pedagogica-didattica centrata sulla nozione di competenza implica un processo dialettico costante tra la teoria e la pratica. Una delle caratteristiche fondamentali di questa scuola è proprio la possibilità di sviluppare tematiche teoriche riproducibili all’interno del contesto lavorativo il quale ci ha permesso effettivamente di valutare il nostro operato direttamente sul campo.

L’insieme di queste conoscenze deve poi essere valutato ed integrato da professionisti in grado di operare una sintesi e prendere le decisioni operative più opportune, collaborando nello stesso tempo con altre figure professionali. Da tale punto di vista l’impostazione interdisciplinare che abbiamo privilegiato in questa scuola nasce da problemi di comprensione di una realtà complessa come lo è quella del mondo dell’infanzia. Essa presuppone quindi l’individuazione dei problemi e dei suoi aspetti significativi e diversificati che esigono appunto il concorso di più competenze per analizzarli e comprenderli. In questa prospettiva abbiamo imparato a conoscere le principali strutture di servizi per l’infanzia del territorio regionale e nazionale. Abbiamo acquisito come valutare tempi, strumenti, risorse rispetto ad un avvenimento che potrebbe accadere nella quotidianità della pratica lavorativa.

Siamo state preparate per assumere iniziative personali pertinenti, portare a termine compiti in modo responsabile, valutando con accuratezza anche gli esiti del lavoro. Abbiamo appreso a ponderare i diversi aspetti connessi alle scelte da compiere, soppesando rischi, opportunità e possibili conseguenze. Siamo quindi ora in grado di assumere ruoli di responsabilità nella nostra pratica professionale.

Spirito critico

L’interdisciplinarità è anche un potente alleato dello spirito critico in quanto porta alla consapevolezza dei limiti di ogni sapere e dell’impossibilità di conferirgli un senso rimanendo al suo interno. Se si perde la consapevolezza di questi limiti si scambia l’ottica parziale di un sapere o di una tecnica per qualcosa di assoluto. L’acquisizione di uno spirito critico si esprime pure nelle competenze di imparare ad imparare. Svolgendo il lavoro di diploma abbiamo imparato i principi della ricerca, a reperire informazioni da varie fonti e appreso ad ordinarle, confrontarle, collegarle e agirle in un secondo momento in un contesto pratico. Abbiamo altresì avuto la possibilità di sviluppare capacità di argomentare in modo critico le conoscenze acquisite e siamo state preparate a valutare autonomamente il nostro apprendimento.

Saper essere

La nostra formazione comunque non mira solo al sapere e al saper fare, ma anche e forse soprattutto, al saper essere. In questo ambito si richiedono delle competenze a volte difficilmente misurabili come le capacità empatiche, l’affidabilità, la serietà, la credibilità e la capacità di accettare sconfitte, frustrazioni, contrarietà, difficoltà senza mai arrendersi. Queste sono delle proprietà fondamentali per chi come noi si prepara a diventare educatrice dell’infanzia. Evidentemente si tratta di competenze importanti in tutti i settori, ma per chi lavora con i bambini esse risultano veramente indispensabili. In conclusione vale la pena sottolineare come questa formazione ci abbia lasciato anche un’impronta a livello umano. Il costante lavoro su sé stessi, aver imparato a valutare e rivalutare il nostro operato passato e presente, rendendoci dunque maggiormente consapevoli riguardo al nostro ruolo nelle strutture educative e rispettivamente nella società e l’abitudine all’introspezione, a non dar mai nulla per scontato, a mettersi in discussione costantemente ha contribuito ad una crescita non solo professionale ma anche personale.

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