POLITICA E POTERE
Il manifesto, le critiche, il PLR e l'UDC. Tre domande ad Andrea Gehri
Il presidente della Camera di Commercio: "La sinistra è ancorata a vecchi principi secondo cui lo Stato deve occuparsi di tutto, anche del superfluo, non importa a quale costo"
OLTRE L'ECONOMIA

Andrea Gehri: "È ora di riformare". E cita Montanelli: “Lo Stato dà un posto. L’impresa dà un lavoro”

17 OTTOBRE 2025
OLTRE L'ECONOMIA

Andrea Gehri: "È ora di riformare". E cita Montanelli: “Lo Stato dà un posto. L’impresa dà un lavoro”

17 OTTOBRE 2025

Andrea Gehri, il vostro manifesto per il risanamento delle finanze pubbliche, ha suscitato un ampio dibattito, tra approvazione e dissenso. Da sinistra siete stati tacciati di populismo: troppo facile puntare il dito contro lo Stato, quando lo Stato deve farsi carico di compensare le fragilità dell'economia ticinese (ad esempio integrando i bassi salari con i sussidi). Sinistra che vi ha anche lanciato un'altra sfida: siete disposti a compensare ogni posto che volete tagliare nel settore pubblico con un posto nel settore privato alle stesse condizioni? Cosa risponde a queste critiche?
"Spontaneamente rilevo il fatto che, l'ampio dibattito scaturito a seguito delle nostre misure di risanamento dei conti proposte all'indirizzo del Consiglio di Stato, sia quantomeno da considerare positivamente e che probabilmente abbiamo messo il dito nella piaga, soprattutto là dove la ferita duole. La sensazione invece è quella che la sinistra sia ancora ancorata a vecchi e superati principi secondo cui lo Stato debba occuparsi di tutto, anche del superfluo, non importa a quale costo. Lo Stato non deve assolutamente compensare la fragilità dell'economia (che non è), ma cercare di favorire condizioni quadro attrattive affinché l'imprenditoria possa generare maggior valore e quindi farne beneficiare tutti e in particolare sostenere le fasce più vulnerabili.
La sfida lanciata dalla sinistra ed espressa secondo il criterio che il settore privato debba compensare ogni posto tagliato nel settore pubblico attraverso medesime condizioni, rappresenta l'ennesima dimostrazione di interpretazione dei ruoli con leggerezza imperdonabile, ovvero: se un impiego pubblico è superfluo va annullato, punto! Questo rappresenta un dovere sacrosanto nei confronti dei contribuenti che lo pagano e costituisce la regola di buona amministrazione delle risorse pubbliche. Garantire un posto di lavoro a condizioni paragonabili rammenta tanto l'economia di stampo comunista che ha portato al fallimento e alla miseria non solo l'Unione Sovietica ma ogni paese che l'ha applicata. Vi è un mercato del lavoro che sostiene l'economia che crea ricchezza, oltre che indispensabili misure di sostegno ai disoccupati che in Svizzera non mancano proprio. A tal proposito va sottolineato che una disoccupazione del 2.7 % rappresenta un tasso che dimostra il buon funzionamento del mercato svizzero.

Il buco da 700 milioni che lo Stato si trova a dover affrontare per i prossimi anni, va calcolato su una spesa di 2,5 miliardi di franchi. Gli altri 2 miliardi del budget cantonale è infatti vincolato da leggi federali. Lei, da imprenditore, ritiene realistico reperire quei 700 milioni su 2,5 miliardi senza intervenire anche sulla fiscalità? E se per risparmiare lo Stato dovesse tagliare anche sugli investimenti, ciò non si rivelerebbe un boomerang per l'economia?
"Lo Stato deve soprattutto preoccuparsi di spendere correttamente le risorse che gli vengono messe a disposizione. Purtroppo, la situazione venutasi a creare è figlia di un immobilismo nella gestione dei costi che, anno dopo anno, hanno conosciuto soltanto una direzione, ossia di crescita costante, senza tuttavia generare benefici tangibili alla comunità, spendendo senza disporre delle risorse necessarie.
La situazione creatasi è drammatica e, ora, necessitiamo di una vera e propria analisi, oltre che misure concrete per poter rientrare entro limiti di spesa sostenibili. Risparmiare 700 mio. su un budget di 4.5 miliardi, di cui 2 miliardi intoccabili, rappresenta un esercizio improprio, ma l'origine del disastro finanziario era prevedibile già negli anni precedenti, senza che qualcuno però abbia mosso un dito. Ora, la fumosa e tanto decantata simmetria dei sacrifici non deve costituire soltanto uno slogan, ma deve poter riunire ad un tavolo condiviso lo Stato, le parti sociali e, naturalmente l'economia per adottare  misure che non possono tralasciare di affrontare temi quali, la revisione dei compiti dello Stato, il blocco delle assunzioni e la sostituzione di massimo 50 % dei partenti, la riforma del settore sanitario di competenza cantonale, la revisione completa del sistema dei sussidi, per non citare che i più importanti.
Toccare la fiscalità, significa perdere competitività e quindi bisognerà ponderare attentamente se veramente indispensabile e quali misure eventualmente invocare. Non potrà essere una cambiale in bianco senza un termine di scadenza. 
Medesimo concetto anche per gli investimenti che, se soppressi non potranno che ulteriormente aggravare la situazione già non rosea dell'economia ticinese e perdere il treno a livello infrastrutturale".

Il presidente dell'UDC Piero Marchesi si è felicitato con voi dicendo che le vostre proposte sono quelle del programma elettorale dell'UDC. È in corso un allontanamento rispetto allo storico legame delle associazioni economiche con il PLR? PLR che, del resto, avversa ufficialmente l'iniziativa popolare per la riduzione degli impiegati pubblici, di cui voi invece siete promotori....
"I valori che l'economia rappresenta non hanno necessariamente un colore e/o schieramento politico, ma rispondono a logiche imprenditoriali che si poggiano su concretezza, capacità analitica e logiche di mercato. Le nostre rivendicazioni e proposte formulate all'indirizzo del Consiglio di Stato non hanno preso spunto da programmi di partito, ma sono la sintesi di una profonda analisi interna che abbiamo voluto esporre in tutta trasparenza e onestà intellettuale. Se poi, parte delle misure evocate sono anche rappresentate da partiti politici di centro destra come UDC e PLR e questi si riconoscono nelle nostre analisi e rivendicazioni, significa che l'economia è un attore di cui  tener conto nel dibattito politico.
In sintesi, quindi, non vi sono né avvicinamenti verso l'UDC, ma neppure allontanamenti dal PLR, ma semplicemente cerchiamo di rappresentare al meglio i valori dell'imprenditore. Per quanto riguarda l'iniziativa per la riduzione degli impiegati pubblici, di cui l'economia è promotrice unitamente anche ad esponenti di partiti di centro-destra, mi risulta che, quantomeno una parte anche del PLR al suo interno condivida l'iniziativa.

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