Polanski
31.07.2014 - 13:290
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Polanski a Locarno, la direttrice dell’ASPI: “Scelta vergognosa: è un affronto a tutte le vittime. Che il direttore Solari e i suoi collaboratori lo capiscano"

La dottoressa Myriam Caranzano-Maitre a capo della Fondazione della Svizzera italiana per l'Aiuto, il Sostegno e la Protezione dell'Infanzia: “Non si può perdonare tutto in nome dell’arte”

BREGANZONA – Se l’intento era provocare e far discutere, l’obbiettivo è stato raggiunto. Una presenza ‘in pompa magna’, quella di Roman Polanski, che non va giù. E se fino ad ora a parlare era stata soprattutto la politica, nel dibattito mercoledì è intervenuta anche la direttrice della Fondazione della Svizzera italiana per l'Aiuto, il Sostegno e la Protezione dell'Infanzia (ASPI), la dottoressa Myriam Caranzano-Maitre. Lo ha fatto inviando una lettera ai media, pubblicata anche da LaRegione e dal Corriere del Ticino, in cui critica duramente la persona (non il regista) Polanski la direzione del Festival. E in cui interpella i festivalieri che saranno presenti ad applaudire il cineasta.

E proprio da queste critiche parte la nostra intervista con la dottoressa Caranzano, che, ricordando l’esito delle due votazioni sul tema della pedofilia (nel 2008 l’imprescrivibilità del reato e a maggio il divieto di lavorare con minorenni) si chiedeva: dov’è la coerenza? Una domanda a cui seguiva l’invito, citiamo, “a una maggiore coerenza sociale, per evitare comportamenti a geometria variabile che portano a perdonare con maggiore facilità i reati commessi da personaggi famosi e artisti”.

Insomma Caranzano, pensando soprattutto al Ticino dove l’esito delle votazioni in questione ha ottenuto risultati altissimi, il “caso” ‘Polanski a Locarno’ palesa questa incoerenza e la tendenza a perdonare più facilmente nel caso si tratti di un personaggio famoso.

“Con l’esito di queste iniziative, il Ticino ha dimostrato una grande sensibilità verso il tema della pedofilia e degli abusi: il popolo ha detto chiaramente che bisogna essere più severi. Mentre ora ci troviamo a invitare una persona che ha commesso degli abusi sessuali su una ragazzina e che da anni sfugge alla giustizia del paese dove lo ha fatto. E a Locarno è invitato con tutti gli onori! L’incoerenza è proprio qua: quando si va a votare, il pedofilo è un personaggio senza volto, visto come un mostro e c’è la massima severità nei suoi confronti, ma quando invece ci troviamo di fronte a persone come Polanski si pretende di dimenticare gli abusi che ha commesso perché è un grande cineasta. Non metto in dubbio il suo talento, ma non cancella quello che ha fatto. Se si trattasse di ‘un qualsiasi povero diavolo’, allora avremmo la massima severità. Mentre qui si scusa tutto in nome dell’Arte. E io dico no, è incoerente”.

Quindi per lei la scelta di invitare Polanski al Festival è a dir poco infelice, soprattutto nell’ottica del lavoro che si sta facendo da ormai molti di anni per sensibilizzare verso il tema della prevenzione della pedofilia?

“Assolutamente. E per me è anche un affronto alle vittime, che sono tante anche da noi. E non lo so solo grazie alle statistiche, ma anche perché ne conosco molte personalmente. E per molte di queste ci troviamo nella situazione in cui l’abusante non è mai stato condannato. È tipico del pedofilo sapersi muovere in modo che nessuno lo possa scoprire o possa provare i suoi reati. Tante persone che hanno subito abusi non hanno mai potuto vedere il loro aguzzino davanti alla giustizia. Hanno già questo dolore e ora vedranno in prima pagina o applaudito su un palco un personaggio pubblicamente reo confesso a cui si perdona tutto perché è un grande artista”.

Nel suo intervento forniva anche una spiegazione delle ragioni di questo perdono, di questa incoerenza: l’immaginario collettivo che porta a pensare che il pedofilo abbia l’aspetto di un delinquente, un mostro, un bruto che stupra le sue vittime.

“Quando si parla del pedofili in astratto, come quando bisogna votare su questi temi, è facile immaginarselo come il classico uomo sconosciuto incappucciato di nero che piomba all’improvviso e commette la violenza. Ma non è così, si tratta di un’eccezione che riguarda circa l’1% dei casi. Il pedofilo, o abusante, perché esistono diversi tipi di pedofili e abusanti, è nella maggior parte dei casi una persona stimata, conosciuta, in grado di guadagnarsi la fiducia degli adulti prima ancora di quella dei minori. Sono spesso persone con una capacità di seduzione e manipolazione dell’altro che le rende capaci di diventare insospettabili. E quando si scopre nella persona che si stima un pedofilo, è difficilissimo crederci. E con Polanski siamo proprio confrontati con un caso di questo tipo: un viso conosciuto, ammirato e apprezzato, che va a scontrarsi con una delle peggiori forme di violenza, ossia l’abuso sessuale di un bambino. Ci costringe a renderci conto che il pedofilo può esser proprio anche il Polanski di turno”.

Fin qui abbiamo parlato delle ‘ragioni dei sostenitori’, come commenta invece le reazioni che sono emerse? Dalla scelta di boicottare il Festival a quella di presentarsi e manifestare con striscioni?

“Sono contenta che ci sia gente che reagisce e che se ne parli anche sulla stampa, perché sprona e testimonia una presa di coscienza di tutto un Cantone. Bisogna far sentire la voce e far capire al Direttore Solari e ai suoi collaboratori che questa è stata una scelta vergognosa e un affronto a tutte le vittime. Questo è l’aspetto importante, poi ognuno è libero di scegliere in cuor suo come manifestare la propria indignazione. Ma senza diventare fanatici, perché da una parte mettere tutti nello stesso calderone e penalizzare un intero festival e gli altri artisti presenti non è nemmeno giusto. Personalmente, non ci andrò: non me la sento, non potrei immaginarmi di essere lì e sentire applaudire quest’uomo. Quello che mi auguro veramente è che i presenti si chiedano “Cosa stiamo facendo?”. E che questa domanda porti al silenzio in piazza…”

Il vero nodo della questione è quindi la scelta della direzione del Festival di invitarlo per conferirgli un premio.

“Sì. Penso che un festival potrebbe scegliere di proiettarne i film e rinunciare a invitarlo, prendendo così ufficialmente posizione e chiarendo che pur riconoscendone il valore artistico, per quanto ha fatto era inconcepibile invitarlo. Il Festival di Locarno ha perso l’occasione di lanciare un messaggio positivo, poteva usare questa occasione per tematizzare il problema della pedofilia. Ci sarebbero state varie modalità per farlo, ma non certamente invitando Polanski”.

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