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23.10.2023 - 19:230
Aggiornamento: 27.10.2023 - 10:43

Lega: una crisi che viene da lontano

Lo storico sorpasso da parte dell'UDC alle elezioni Federali, certifica il declino del Movimento. L'assenza di un capo e la linea politica

di Andrea Leoni

Ci abbiamo pensato a lungo e in realtà sulla sconfitta della Lega non c’è nulla di nuovo da dire. C’è solo da ripetere ciò che diversi osservatori, e in parte gli stessi leghisti, affermano da qualche anno.

La “legnata” di ieri - l'ennesima - era in qualche modo attesa e tuttavia ritrovarsi per la prima volta soci di minoranza nell’alleanza con l’UDC, è un risultato che scuote alle fondamenta il Movimento via Monte Boglia. Del resto, lo avevamo scritto nelle scorse settimane, c’erano personalità di primo piano che temevano come la peste il risultato poi concretizzatosi nelle urne. C’è chi paventava - e dopo il voto lo ribadisce con ancora più forza - “l’inizio della fine della Lega”.

Forse si tratta di un’esagerazione dettata dalla trance agonistica elettorale, ma certo la Lega sta vivendo un declino conclamato: 8 deputati persi in Gran Consiglio in due elezioni cantonali e lo storico sorpasso vissuto ieri dai cugini alle Federali. E all'orizzonte ci sono elezioni comunali che non possono non mettere qualche brivido ai dirigenti leghisti.

La crisi viene da lontano e in questi anni hanno perso tutte le leghe possibili. Quella istituzionale dei Colonnelli, 8 anni fa. Quella mezza istituzionale e mezza barricadera delle ultime cantonali. Quella fiacca e filoudicina delle ultime Federali. Non esiste qualcuno a cui addossare interamente la colpa. Questo è un bene, perché i capri espiatori non risolvono i problemi, ma anche una difficoltà ulteriore, perché certifica la confusione che regna tra le varie anime e nel Movimento.

In molti, sia leghisti che commentatori, affermano che il problema principale è la mancanza di un leader, di un punto di riferimento, di un coordinatore. C’è del vero, ma bastasse così poco per uscire dalle secche, il problema si risolverebbe in un batter d’occhio con una nomina. Altri individuano nel personale politico, la chiave della crisi. Può essere, ma le persone non le inventi dall’oggi al domani, e nel frattempo che fai? Organizzazione e comunicazione sono aspetti centrali nella vita di una forza politica, ma sono anche coperte di Linus per non affrontare i problemi alla radice. 

E a nostro avviso il problema principale, è politico. La Lega raddoppiò in Consiglio di Stato nel 2011 ed esordì bloccando i ristorni. L’ultima dato di cronaca del Governo a maggioranza leghista è l’aumento dell’imposta di circolazione. D’accordo, si tratta di una semplificazione giornalistica, ma simbolicamente racconta un percorso. In mezzo, tra il 2011 e il 2023, ci sono stati una semina di radar, ecotasse e altri aumenti d’imposta, un’amministrazione pubblica che è andata vieppiù gonfiandosi. C’è stata anche buona amministrazione, realizzazioni concrete, per carità. Non è stato un disastro. Ma la promessa di un forte cambiamento rispetto al regno precedente, non è stata mantenuta. Questo è il punto.

Per moltissimi anni la Lega ha abbandonato la politica del doppio binario - partito di Governo e di opposizione, la stessa che fa le fortune dell’UDC a Berna - cullandosi nella bambagia del potere e nella confort zone istituzionale. L’anima sociale e ribelle è andata a poco a poco spegnendosi, lasciando spazio a una politica borghese e conservatrice. Come può la Lega, dopo una crescita del 20% dei premi nell’ultimo biennio, non essere in prima fila a contrastare il taglio dei sussidi di cassa malati? Ero certo, domenica mattina, di aprire il foglio leghista e di trovare un chiaro altolà alla misura annunciata dal Governo. Invece non c’era nulla. Sintomatico anche questo.      

Lasciamo perdere il piano federale, ma sul piano cantonale quali sono le differenze tra Lega e UDC oggi? Dove sono i distinguo, che pur dovrebbero esserci, tra una destra sociale e una destra borghese? C’è stato un appiattimento sulla linea democentrista, anche nello spirito propositivo, e da qui il travaso di voti (che alle cantonali c’è stato solo in parte): gli elettori hanno scelto l’originale. Altro esempio: come può la Lega non prendere le distanze dagli sgravi ai super ricchi, mentre ci si appresta a tagliare nel sociale?

Noi, in politica, non crediamo alla logica della tabula rasa. Non è mai tutto da buttare. La legislatura è appena iniziata e c’è tempo per rimettersi in carreggiata. Qualche sussulto leghista lo abbiamo colto, ad esempio, con l’iniziativa popolare sulla deduzione dei premi di cassa malati. Altri ne dovranno seguire. Ma occorre chiarezza, sulla struttura dirigenziale e sul suo vertice, certo, ma soprattutto sulla linea politica. È inutile nominare un coordinatore se non c’è concordia sulla strada da seguire.

Il tema dell’alleanza con l’UDC è a nostro avviso secondario, in questo momento. Del resto i democentristi sono cresciuti all’interno dell’alleanza e non in opposizione ad essa. Per la stessa logica, può tornare a crescere anche la Lega. Ma deve innanzitutto prendersi cura di sé. 

 

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