Anastasia, direttore della SSIC Ticino, spiega i contenuti della campagna di sensibilizzazione lanciata con AIC, UAE e Camera di Commercio: “Affidarsi a distaccati e padroncini è un boomerang per la nostra economiaâ€
LUGANO – “Nutriamo il nostro territorio, lavoriamo con imprese localiâ€, questo il messaggio alla base della campagna di sensibilizzazione contro la concorrenza sleale lanciata da AIC, SSIC UAE e Camera di Commercio.
Un messaggio che i suoi promotori hanno deciso di affidare a uno spot televisivo, in onda fino ad ottobre su RSI e Teleticino, per “sensibilizzare la popolazione ticinese e invitarla a riflettere prima di chiamare a eseguire i proprio lavori di costruzione, l’artigiano che, sulla carta, costa di menoâ€, come spiega Vittorino Anastasia, direttore della SSIC sezione Ticino, nonché segretario di AIC.
L’impossibilità di competere con i prezzi proposti dalla controparte italiana, la pressione esercitata sull’allettante mercato ticinese a fronte dell’incertezza e della crisi che dominano in Italia, che rende inoltre di fatto la libera circolazione ad appannaggio quasi esclusivo di una sola delle due parti, sono tutti elementi noti e purtroppo sempre più attuali.
Nel solo 2013, spiega Anastasia, si è assistito a una vera e propria esplosione del ricorso alle prestazioni di distaccati e padroncini: “Abbiamo quantificato che in questo modo sono stati circa 180 i milioni di cifra d’affari sottratti all’economia ticinese. E per intero, perché ricordiamoci che questi prestatori di servizio qui non pagano né imposte, né oneri sociali. Non lasciano un franco in Ticino, nemmeno per il pranzo dato che spesso se lo portano da casa. Non lasciano niente, a parte il traffico che generanoâ€.
“Se mettessero in atto una concorrenza leale – aggiunge – rispettando i bilaterali, allora combatteremmo ad armi pari, ma così non èâ€. Infatti, anche se non è possibile sempre denunciare la cosa con certezza, secondo Anastasia basta un rapido calcolo per capire che i distaccati non rispettano i nostri salari. Altrimenti, dato gli oneri sociali molto più alti che devono pagare, non potrebbero mai essere concorrenziali con i prezzi svizzeri.
“Una ditta italiana che rispetta l’accordo sulla libera circolazione dovrebbe ai suoi dipendenti un salario da 66 franchi all’ora, come può quindi far concorrenza a una svizzera il cui costo per dipendente è di 49.50?†Le conclusioni, per il direttore della SSIC, sono presto tratte: “I distaccati continuano a pagare i loro dipendenti come se lavorassero in Italia e non rispettano i bilateraliâ€.
Una situazione che, sottolinea,  va a discapito di tutti: “Se l’economia perde questi 180 milioni, lo Stato perde gli oneri sociali e le imposte che ne deriverebbero. Soldi che qualcuno prima o poi dovrà pagare e questo qualcuno siamo tutti noi, compreso chi ha cercato di risparmiare altrove, chiamando ditte estere per i propri lavoriâ€.
Ed è in questo quadro, ricorda Anastasia, che, soprattutto dopo gli esiti della votazione del 9 febbraio, sia SSIC sia AIC hanno scritto a Berna chiedendo che padroncini e distaccati (“Che non sono ‘vere persone’, ma sono prestazioni di servizio liberalizzate†sottolinea) non possano più entrare in Svizzera con una semplice notifica, ma che debbano anch’essi fare domanda di permesso come fanno ora i frontalieri ad esempio.
“Ma visto che le modifiche di legge, se ci saranno, richiederanno comunque anni, invece di stare con le mani in mano abbiamo deciso di lanciare questa campagna per sensibilizzare tutti.  Il nostro intento non è quello di colpevolizzare, ma quello di lanciare un invito alla riflessione: la situazione sembra continuare ad aggravarsi e quindi la parte maggiore ora possono farla proprio i committenti, perché, come dice lo spot, se si continua ad annaffiare il giardino del vicino, l’erba lì crescerà verde e rigogliosa, ma nel proprio seccherà â€.
Il messaggio quindi è chiaro, bisogna lottare, insieme, contro la concorrenza sleale: “Lo spot vuole far capire che chi si affida a padroncini e distaccati, privato o impresa che sia, sta facendo un danno anche a se stesso: risparmia, o meglio, crede di risparmiare danneggiando il cantone e la sua economia. Bisogna quindi fermarsi, prima che l’erba, anche in Ticino, sia del tutto seccaâ€.