CRONACA
Albertoni scatenato contro qualunquismi e sindacati: “La lombardizzazione non è solo delle aziende, dovrebbero rifletterci”
Il direttore della Camera di Commercio ticinese: “Attenzione a sdoganare il messaggio che tutti gli imprenditori sono ladri, quelli seri non si divertono a intervenire sul personale”

LUGANO – Prima, poco più di un mese fa, la decisione della BNS, poi le contromisure delle aziende e ora la rabbia dei lavoratori per la “macelleria sociale”, come l’ha definita il PS nell’annunciare la manifestazione di sabato prossimo, messa in atto da un padronato “che vuole solo di più per meno”. Rabbia però, come sottolineava nel suo intervento Stefano Modenini, direttore dell'Associazione industrie ticinesi, anche fra gli imprenditori, confrontati con importanti richieste di sconti da parte della clientela e il pressante rischio di riorganizzazioni.

Insomma, l’abbandono della soglia fissa di cambio franco/euro sembra aver aggiunto il carico da novanta a una situazione, quella del mercato del lavoro ticinese, già critica di per sé. Una situazione che negli ultimi giorni, con lo sciopero di Exten, il presidio alle Ferriere, il comunicato del PS, la denuncia di Fonio e il j’accuse della Lega, ha dimostrato tutto il suo potenziale ‘esplosivo’ e di cui parliamo con il direttore della Camera di Commercio ticinese, Luca Albertoni.

“La situazione è oggettivamente delicata. E non lo è solo per il Ticino, ma anche per gli altri Cantoni, solo che se ne parla meno. Noi siamo più teatrali, per questo si ha forse l’impressione che qui le cose stiano molto peggio. Ma confrontandomi proprio venerdì con i colleghi del resto della Svizzera, posso dire che non è che altrove si stia meglio: il momento è difficile da affrontare per tutti. Siamo di fronte a una situazione molto complessa, perché molto variegata: vi rientrano realtà profondamente diverse fra loro e che non possono essere affrontate con una misura sola, o tagliando con l’accetta o dando giudizi generali che valgono per tutti. Perciò bisogna operare in modo oculato a seconda della situazione dell’azienda”.

Restiamo però in Ticino: ci sono i tagli salariali, ci sono gli aumenti del monte ore, le minacce di delocalizzazione e c’è poi il ‘caso Exten’: il più emblematico di misure importanti intraprese ad appena un mese dall’annuncio della BNS e che hanno suscitato altrettanto importanti reazioni.

“Non ne conosco i dettagli, perciò non posso riferirmi al caso Exten in particolare. In generale però, come sbagliano i politici, i giornalisti e i sindacati, anche gli imprenditori possono farlo, perciò non escludo che una qualcuna delle decisioni prese possa essere affrettata, ma non tutte. È sbagliato fare di tutta l’erba un fascio e dire che le aziende non hanno fatto i compiti e che prendono decisioni non ponderate: alcune saranno affrettate, altre razionali anche dopo un mese o una sola settimana dalla decisione della BNS. Ma sparare giudizi superficiali è al momento uno sport diffuso e così si creano solo ulteriori tensioni in una situazione già molto tesa di per sé. Chi ha sbagliato evidentemente dovrà correggere le proprie posizioni o essere sanzionato, ma, ecco, attenzione a sdoganare il messaggio che tutti gli imprenditori se ne approfittano o sono ladri, perché, semplicemente, non è così”.

È emerso chiaramente il punto di vista dei lavoratori, la cui rabbia è dettata dal sentirsi ‘l’agnello sacrificale’ di un rischio aziendale, il corso del cambio, che non spetterebbe loro pagare. Ma il punto di vista dell’economia, su situazione attuale e contromisure misure come tagli e salari in euro, qual è?

“Ogni azienda deve fare le proprie valutazioni in base alla propria realtà. Ora si parla molto dei salari in euro: evidentemente è un tema che fa discutere. Ma in Svizzera vengono versati stipendi in altre valute senza problemi, ad esempio in dollari nel caso di alcuni manager. È più il concetto in generale, che la misura per se stessa che pesa. Ovviamente, per il salario in euro, come per altre misure, bisogna stare attenti che non diventino strumenti usati in maniera scorretta. Chiaro poi che il taglio dei salari non faccia piacere a nessuno per cui è normale che si creino, purtroppo, tensioni e malcontenti. Per gli speculatori è un altro paio di maniche, ma gli imprenditori seri, e sono la maggioranza, non si divertono a intervenire sul personale, perché sanno che è una risorsa fondamentale per l’attività dell’azienda: cercano di fare quello che possono. E ne ho incontrati tanti e tanti preoccupati e impegnati a tentare di evitare misure del genere”.

Innegabile però che ci sia anche lo speculatore, che, con la scusa del cambio, coglie l’occasione per approfittarsene. Comportamenti che fanno parte di quel genere di realtà denunciata negli scorsi giorni da Giorgio Fonio come rappresentativa della ‘lombardizzazione’ dell’economia ticinese in atto. Un problema che potrebbe acuirsi con la situazione attuale?

“Tralascio sul caso specifico, perché è ovvio che non possa condividere affermazioni del genere. Sulla problematica generale però non sono d’accordo: sta cambiando il tessuto economico ticinese, come quello svizzero, con i pro e i contro che ne derivano e se ci sono distorsioni occorre intervenire. Ma parlare di ‘lombardizzazione’, non saprei… allora bisognerebbe farlo allo stesso modo per la parte sindacale, perché in molti arrivano da sindacati italiani e anche lì questo sta cambiando l’approccio verso il partenariato sociale e l’azienda, con le commissioni paritetiche che sempre più non vengono utilizzate come si dovrebbe. Se vogliamo parlare di lombardizzazione, lo si fa per tutto, sindacato compreso e su questo dovrebbero riflettere anche loro. In questa fase di cambiamento è giusto stare attenti alle distorsioni e denunciarle, ma le responsabilità, come sempre, non sono mai solo da una parte. Come Unia si diverte a fare le liste nere, noi potremmo farle dei sindacalisti che non rispettano le regole o dei dipendenti che abusano dei certificati medici. Ma se ci mettiamo a fronteggiarci su questo piano salta tutto, e cosa otterremmo? Personalmente mi rifiuto di entrare in questo gioco al massacro, ma ogni tanto va ricordato che le responsabilità le abbiamo un po’ tutti, se no sembra che le aziende siano i pestiferati del Cantone”.

Come ha sottolineato, la situazione è tesa: la Lega ha posto la questione sotto forma di provocatorio j’accuse accusando i membri della Commissione tripartita di esser troppo impegnati nelle proprie vacanze, ma anche lo stesso Modenini ha risposto sottolineando l’assenza delle istituzioni cantonali. Albertoni, lei cosa ne pensa?

“Non ne sono più membro, per cui ritenevo che la sparata di venerdì non mi toccasse direttamente. Ma sparare così nel mucchio crea solo ulteriori tensioni: a parte che non ne ho fatte, ma se il problema del Paese sono le nostre vacanze… Che dire, tutti, chi ha fatto quella pubblicazione compreso, hanno il mio numero, bastava dare un colpo di telefono per sapere dove ero. Per il resto, Modenini ha già espresso chiaramente la situazione e non essendo più parte della Tripartita non mi esprimo sulla necessità o meno di riunirla, questo spetta al presidente o ai membri. Dico solo che magari bisognerebbe rileggersi le basi legali per capire quali siano veramente le competenze della Tripartita prima di fare simili attacchi strumentali. Non voglio dare troppo peso a questa polemicuccia, la campagna elettorale però non giustifica tutto. E lo dico con un po’ di amarezza… ma ormai questo è il modo di fare e non sarò io a poterlo cambiare”.

ibi

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