CRONACA
Il "grande cacciatore" ammazza il camoscio che brucava nel parco della Casa anziani. Era una mascotte. E anche i cacciatori s'indignano
Ora si spera che la Federazione cacciatori prenda una posizione chiara e severa - senza se e senza ma - per tentare di evitare che accadano ancora episodi come quello successo il 30 agosto in valle Onsernone

RUSSO - Dopo aver sparato sarà andato in giro a “bullarsi” in valle. Ma probabilmente ha potuto farlo soltanto coi suoi simili, quelli che pensano che la caccia consista nel riempirsi la baita di trofei e il congelatore di carne. Gente che la natura ha inserito per errore nella specie umana, il cui carattere distintivo dovrebbero essere non tanto la parola quanto l’intelligenza e i sentimenti.
Ora si spera che la Federazione cacciatori prenda una posizione chiara e severa - senza se e senza ma - per tentare di evitare che accadano ancora episodi come quello successo il 30 agosto a Russo, in valle Onsernone, denunciato oggi da LaRegione. Per evitare, anche, che sulla categoria dei cacciatori – già spesso vituperata e accusata di “stragismo” - ricada la riprovazione collettiva. In questo caso il silenzio sarebbe un segnale di complicità.
Il tempo della bullaggine però è durato poco, per l’uomo che alle 6 di mattina del primo giorno di caccia ha sparato a un camoscio maschio a pochi metri dal parco del Centro sociale di Russo.
Quando gli anziani ospiti si stavano svegliando per la colazione, il “grande cacciatore” era là fuori, col fucile puntato contro l’animale, che ogni mattina andava a brucare nel parco. Era una sorta di “mascotte” del Centro sociale: lo era per gli anziani, per il personale di cura, ma anche per i bambini delle scuole, perché dell’uomo aveva imparato a fidarsi.
Il “grande cacciatore”, che non è alle prime armi, ma è considerato un esperto, non ha commesso nulla di illegale, anche se quel che ha fatto è degno di un bracconiere: le nuove norme sulla caccia hanno infatti ridotto la distanza minima dagli abitati a cui è possibile sparare, portandola da 200 a 50 metri.
Ci si domanda, se poi queste sono le conseguenze, se quella modifica era necessaria. Però, come detto, nessuna infrazione, se non all’etica: a chi quella mattina l’ha ripreso per aver ucciso quel camoscio l’uomo ha risposto di aver agito nel rispetto delle regole. Ha caricato la sua preda in auto e se n’è andato.
L’episodio è stato però segnalato al giornale da alcuni cacciatori - indignati, come molta gente della Valle - a cui va un grande plauso. Hanno fatto benissimo! Ora vedremo che diranno i vertici della Federazione.

Marco Bazzi

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